L'amore moltiplica

News del 25/07/2009 Torna all'elenco delle news

Nel pieno dell’estate la liturgia della Chiesa sposta la nostra meditazione domenicale sulle pagine del Vangelo di Giovanni. Per le prossime settimane ascolteremo il sesto capitolo del quarto Vangelo, un lungo e vivace dibattito che porta alla ribalta diversi personaggi: la folla, i giudei, il gruppo dei discepoli e i dodici. Al centro di tutto questo articolato discorso sta l’identità di Gesù.
Il capitolo si apre con la moltiplicazione dei pani, l’unico tra i miracoli di Gesù che è narrato da tutti gli evangelisti. Ma qui, con Giovanni, c’è una sottolineatura particolare: al centro c’è Gesù, non i discepoli. E’ Lui che vede il bisogno della folla, che attira l’attenzione dei discepoli e che – addirittura! - distribuisce il pranzo.
Mi piace davvero questo Rabbì così attento e concreto: vede la fame dei cinquemila uomini che si sono accampati sulle sponde del lago di Tiberiade per ascoltare la Sua Parola e decide di intervenire.
Certo, Andrea aveva ragione: cinque pani e due pesci sono poco più di una merenda, cosa se ne può fare? Come può bastare per una folla di uomini, donne e bambini assiepati sotto il sole? Andrea ancora non poteva saperlo, ma con Gesù il problema non è il “quanto”, ma il “dove”.
Quei cinque pani e due pesci non sono niente se tenuti nella bisaccia, ma possono diventare molto se messi nelle mani di Gesù. E’ questa merenda il punto di partenza, è questa condivisione la scintilla dell’inizio.

Ciò che conta è il “dove”, non il “quanto”.
Posso avere poco, ma se è messo nella mani di Dio è moltiplicato all’infinito. Posso avere molto, ma se lo tengo sottochiave è destinato all’ammuffimento. E’ così: l’amore moltiplica, la chiusura ammuffisce.
Coraggio, cari amici! Lasciamoci mettere in gioco dalla Parola, impariamo l’arte della fiducia e dell’abbandono, facciamo l’esperienza evangelica dell’espropriazione di sé, accettiamo il rischio di perdere il controllo. Sarà Lui a fare il miracolo. Saranno le Sue mani a spezzare, condividere, distribuire. Saranno le sue mani a moltiplicare l’amore fino all’avanzo, alla sovrabbondanza, all’eccesso.
Non dimentichiamoci che il nostro è un Dio dalle mani bucate…

don Roberto Seregni robertoseregni@libero.it

 

La moltiplicazione si realizza nella condivisione

Una domanda per riflettere: perché il segno straordinario della cosiddetta moltiplicazione dei pani e dei pesci viene narrato sei volte nel Vangelo, una volta da Luca e Giovanni e ben due volte da Matteo e Marco? Più di tutti gli altri segni miracolosi operati da Gesù! Le prime comunità cristiane ne avevano compreso l’importanza, essendo la fame, nelle sue varie forme, un problema universale, il problema del pane quotidiano. Forse non è casuale che la radice ebraica delle parole pane e combattere sia composta dalle stesse consonanti. Non per nulla la maggior parte delle guerre nella storia si sono scatenate per problemi di fame, di accumulazione di beni, oltre che per motivi di prestigio personale o di gruppo. Anche oggi la lotta per il pane quotidiano accomuna tutti gli esseri viventi, anche se con risultati differenti. Spesso addirittura opposti: fino alla morte per fame, come succede tutt’oggi, putroppo!, per centinaia di milioni di persone. La soluzione a questo scandalo vergognoso e umiliante non verrà da nuove moltiplicazioni cadute dal cielo, ma da decisioni nuove, programmi concordati, strategie globali per mettere in moto la condivisione nelle sue varie forme. Queste sono le sfide che la polis, la città degli uomini e delle donne sulla terra, deve affrontare oggi con determinazione, equanimità e rapidità.

Il Vangelo di questa domenica offre alla famiglia umana preziose indicazioni per tale cammino. Giovanni ambienta il segno straordinario di Gesù nella vicinanza della Pasqua (v. 4): più che di una informazione cronologica, si tratta del contesto della sua donazione totale: “li amò sino alla fine” (Gv 13,1), lavanda dei piedi, morte e risurrezione di Gesù. Il segno che Gesù pone scaturisce dalla profonda commozione che Egli sente per la gente stanca, sbandata, senza pastore, affamata. Per Lui quella “grande folla” (v. 2.5) non è anonima, ha un volto, una dignità. Sono figli nella casa del Padre, non schiavi. Sono tutti invitati a mensa: quindi li fa sedere. Sedere a mensa è un gesto di dignità, che corrisponde a Gesù e ai suoi primi amici (v. 3), ma anche alla gente: Giovanni lo ripete tre volte in due versetti (v. 10.11). “C’era molta erba” (v. 10), che fa ricordare la premura del Pastore che invita a riposare “su pascoli erbosi” (Sal 23,2). Quando i figli sono seduti attorno alla stessa mensa e il pane viene condiviso equamente, cessano le contese e le guerre. (*)

I discepoli Filippo e Andrea riconoscono l’inadeguatezza delle poche risorse disponibili, di fronte a così tanta gente (v. 7.9). Gesù introduce qui una logica nuova: compie il segno partendo dai cinque pani d’orzo (pane dei poveri) e dai due pesci che un ragazzo mette a disposizione (v. 9); rende grazie e incoraggia creativamente la condivisione e la distribuzione, fino ai più lontani, fino ad avanzarne (v. 12-13), sulla scia del miracolo compiuto dal profeta Eliseo (I lettura). Nel testo evangelico non appare il termine moltiplicazione, bensì l’atto della condivisione: la moltiplicazione sovrabbondante avviene durante e attraverso la condivisione. Chiave di lettura di questo segno è il ragazzo, dal quale ha inizio la condivisione. Il ragazzo rappresenta il discepolo chiamato a farsi bambino per entrare nel Regno (Mc 10,15): egli non può accumulare per sé, ma deve condividere con altri quanto possiede. Il cristiano, cosciente di essere parte di un solo corpo e di condividere con altri la stessa fede nell’unico Signore (II lettura), sa che la partecipazione alla mensa eucaristica gli esige un impegno coerente perché ci sia pane sufficiente sulle mense di tutti. Questa è missione!


Parola del Papa
(*) “La fame miete ancora moltissime vittime tra i tanti Lazzaro ai quali non è consentito, come aveva auspicato Paolo VI, di sedersi alla mensa del ricco epulone. Dare da mangiare agli affamati (cf Mt 25,35.37.42) è un imperativo etico per la Chiesa universale, che risponde agli insegnamenti di solidarietà e di condivisione del suo Fondatore, il Signore Gesù. Inoltre, eliminare la fame nel mondo è divenuto, nell'era della globalizzazione, anche un traguardo da perseguire per salvaguardare la pace e la stabilità del pianeta”.
Benedetto XVI, Enciclica Caritas in Veritate, 29.6.2009, n. 27

Sui passi dei Missionari
- 26/7: SS Gioacchino ed Anna, genitori di Maria e nonni di Gesù, patroni dei nonni ed anziani.
- 27/7: S. Clemente di Ochrida (ca. 840-916), evangelizzatore della Bulgaria. Con lui si ricordano altri 4 vescovi, che ivi continuarono l’opera evangelizzatrice e culturale dei SS. Cirillo e Metodio.
- 28/7: S. Alfonsa dell’Immacolata Concezione (Anna) Muttathupadathu (1910-1946), nata nel Kerala (India), religiosa delle Clarisse Malabaresi. È la prima santa dell’India (canonizzata, 2008).
- 29/7: S. Olaf (+1030), re di Norvegia, promotore della fede cristiana e organizzatore della Chiesa nel suo paese; morì in una battaglia.
- 30/7: S. Leopoldo Mandic (1866-1942), cappuccino della Croazia, promotore dell’unità dei cristiani e sacerdote assiduo nel ministero delle confessioni a Padova.
- 30/7: S. Maria di Gesù Sacramentato Venegas de la Torre (Messico, 1868-1959), fondatrice, dedita interamente alla cura dei malati. – Stesso giorno: - B. Maria Vincenza Chàvez Orozco (Messico, 1867-1949), fondatrice, assidua nel servizio ai bisognosi.
- 31/7: S. Ignazio di Loyola (1491-1556), sacerdote spagnolo, fondatore della Compagnia di Gesù, benemerita delle Missioni e di molteplici servizi ecclesiali e culturali in tutto il mondo.
- 1/8: S. Alfonso M. de’ Liguori (1696-1787), avvocato e teologo moralista, poi vescovo, fondatore dei Redentoristi, promotore delle missioni popolari. È dottore della Chiesa.

Testo di padre Romeo Ballan

Liturgia di domenica 26 luglio 2009

Il foglietto della Messa di domenica 26 luglio 2009