Santo del giorno 13 aprile: san Martino I papa
News del 13/04/2024 Torna all'elenco delle news
San Martino I, 74º vescovo di Roma e papa dal 649 al 655, anno della sua morte. È venerato anche dalle chiese ortodosse. Martino nel Concilio di Roma condannò duramente l’eresia monotelita che negava la doppia natura di Gesù. Inviso per questo motivo all’imperatore di Costantinopoli, venne condotto in Crimea dove morì in prigione per le torture subite.
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Martirologio Romano: San Martino I, papa e martire, che condannò nel Sinodo Lateranense l’eresia monotelita; quando poi l’esarca Calliopa per ordine dell’imperatore Costante II assalì la Basilica Lateranense, fu strappato dalla sua sede e condotto a Costantinopoli, dove giacque prigioniero sotto strettissima sorveglianza; fu infine relegato nel Chersoneso, dove, dopo circa due anni, giunse alla fine delle sue tribolazioni e alla corona eterna.
Originario di Todi e diacono della Chiesa romana, in seguito apocrisario, cioè legato pontificio alla corte imperiale di Costantinopoli. Fu una buona preparazione per il futuro papa. All'epoca il dibattito teologico mirava a stabilire se Gesù aveva una o due volontà. In sintesi si riproponeva la domanda sulle due nature già affrontata al Concilio di Calcedonia. I padri conciliari avevano stabilito che Gesù aveva due nature per poter salvare pienamente l'uomo. Al contrario alcuni teologi bizantini, con il sostegno dell'imperatore e per fini politici, continuavano a presentare formule di compromesso. El
Martino fu eletto al soglio pontificio dopo la morte di papa Teodoro (13 maggio 649) e mostrò subito una mano molto ferma nel reggere il timone della barca di Pietro. Non domandò né attese infatti il consenso alla sua elezione dell'imperatore bizantino Costante II che l'anno precedente aveva promulgato il Tipo, un documento in difesa della tesi eretica dei monoteliti.
Per arginare la diffusione di questa eresia, tre mesi dopo la sua elezione, papa Martino indisse nella basilica lateranense un grande concilio, al quale furono invitati tutti i vescovi dell'Occidente cui parteciparono alcuni teologi greci dissidenti, tra i quali Massimo poi chiamato il Confessore. Con il suo aiuto il sinodo romano stabilì che l'economia della salvezza si fonda sull'incarnazione del Logos divino. La negazione della realtà e della completezza della volontà umana del Cristo renderebbe impossibile la piena redenzione dell'uomo.
La condanna di tutti gli scritti monoteliti, sancita nelle cinque solenni sessioni conciliari, provocò la rabbiosa reazione della corte bizantina. Furente, l'imperatore Costante II ordinò all'esarca di Ravenna, Olimpio, di recarsi a Roma per arrestare il papa e condurlo prigioniero il Papa in Oriente. Olimpio volle assecondare oltre misura gli ordini imperiali e tentò di fare assassinare il papa dal suo scudiero, durante la celebrazione della Messa a S. Maria Maggiore. Nel momento di ricevere l'ostia consacrata dalle mani del pontefice, il vile sicario estrasse il pugnale, ma fu colpito da improvvisa cecità.
Probabilmente questo fatto convinse Olimpio a mutare atteggiamento e a riconciliarsi col santo pontefice e a progettare una lotta armata contro Costantinopoli. Olimpio si ribellò, si autoproclamò signore d'Italia e per tre anni governò sulla penisola. In questo periodo Martino poté svolgere il suo ministero in libertà. Nel 653, morto Olimpio di peste, l'imperatore poté compiere la sua vendetta, facendo arrestare il papa dal nuovo esarca di Ravenna, Teodoro Calliopa.
Martino, sotto l'accusa di essersi impossessato illegalmente dell'alta carica pontificia e di aver tramato con Olimpio contro Costantinopoli, venne tradotto via mare nella città del Bosforo. Il lungo viaggio, durato quindici mesi, fu l'inizio di un crudele martirio. Durante i numerosi scali, a nessuno dei tanti fedeli accorsi a incontrare il papa fu concesso di avvicinarlo. Al prigioniero non era data neppure l'acqua per lavarsi. Giunto il 17 settembre 654 a Costantinopoli, il papa, steso sul suo giaciglio sulla pubblica via, venne esposto per un giorno intero agli insulti del popolo, prima di venire rinchiuso per tre mesi in prigione. Poi iniziò il lungo ed estenuante processo, durante il quale furono tali le sevizie da far mormorare all'imputato: "Fate di me ciò che volete; qualunque morte mi sarà un beneficio".
Degradato pubblicamente, denudato ed esposto ai rigori del freddo, carico di catene, venne rinchiuso nella cella riservata ai condannati a morte. Il 26 marzo 655 fu fatto partire segretamente per l'esilio a Chersonea nella penisola di Crimea. Patì la fame e languì nell'abbandono più assoluto per altri quattro mesi, finché la morte lo colse, fiaccato nel corpo ma non nella volontà, il 16 settembre 655.
(santiebeati.it)