Santo del giorno 12 aprile: san Giuseppe Moscati

News del 12/04/2024 Torna all'elenco delle news

San Giuseppe Moscati il "medico dei poveri". Nel suo studio, accanto alla scrivania, aveva posto un cappello rovesciato dove vi era scritta la frase: «Chi ha, metta. Chi non ha, prenda». In essa c'è tutto il suo insegnamento: la carità era, secondo lui, la vera forza capace di cambiare il mondo, come scrisse nel 1922 al dottor Antonio Guerricchio, un tempo suo assistente: «Non la scienza, ma la carità ha trasformato il mondo, in alcuni periodi; e solo pochissimi uomini son passati alla storia per la scienza; ma tutti potranno rimanere imperituri, simbolo dell'eternità della vita, in cui la morte non è che una tappa, una metamorfosi per un più alto ascenso, se si dedicheranno al bene». Le sue spoglie e altri suoi oggetti sono custoditi dai padri Gesuiti nella Chiesa del Gesù Nuovo a Napoli.

 

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Martirologio Romano: A Napoli, san Giuseppe Moscati, che, medico, mai venne meno al suo servizio di quotidiana e infaticabile opera di assistenza ai malati, per la quale non chiedeva alcun compenso ai più poveri, e nel prendersi cura dei corpi accudiva al tempo stesso con grande amore anche le anime.

 

Il 25 ottobre 1987, in piazza San Pietro, Giovanni Paolo II canonizzò Giuseppe Moscati; alla cerimonia era presente anche Giuseppe Montefusco, che in quell'occasione donò al Papa polacco un volto di Gesù in ferro battuto, da lui realizzato. Il Pontefice disse del nuovo santo durante l'omelia:

 

«Per indole e vocazione il Moscati fu innanzitutto e soprattutto il medico che cura: il rispondere alle necessità degli uomini e alle loro sofferenze, fu per lui un bisogno imperioso e imprescindibile. Il dolore di chi è malato giungeva a lui come il grido di un fratello a cui un altro fratello, il medico, doveva accorrere con l'ardore dell'amore. Il movente della sua attività come medico non fu dunque il solo dovere professionale, ma la consapevolezza di essere stato posto da Dio nel mondo per operare secondo i suoi piani, per apportare quindi, con amore, il sollievo che la scienza medica offre nel lenire il dolore e ridare la salute». 

 

Uno dei principi del “Giuramento di Ippocrate” (scritto dal medico greco Ippocrate nel 430 a.C.) prestato dai medici all’inizio della professione, sancisce la cura dei pazienti con lo stesso scrupolo, a prescindere da qualsiasi differenza di razza, religione, condizione sociale e ideologia politica. Giuseppe Moscati, medico, ricercatore e docente universitario illustre, diventato santo senza aver mai indossato l’abito religioso, è andato oltre. Il suo esempio conferma che tutti possono diventare santi, o almeno, avvicinarsi alla santità.

Nato a Benevento nel 1880, figlio di un magistrato, è settimo di nove fratelli. La famiglia Moscati, molto religiosa, insegna ai figli i valori cristiani. Giuseppe conclude brillantemente i suoi studi di medicina, con lode e diritto di pubblicazione, a Napoli. Geniale nelle diagnosi e nelle cure, presta la professione presso l’Ospedale Riuniti degli Incurabili di Napoli. Vince, poi, un concorso arrivando primo, e ne diventa primario. Intanto all’università, i suoi allievi affollano l’aula per poter seguire le sue lezioni.

La sua fama di ricercatore scientifico è internazionale. I pazienti arrivano da tutto il Mezzogiorno d’Italia per farsi curare da lui, anche per la profonda religiosità che il professore esprime in ogni suo gesto quotidiano. Per il medico fede e scienza sono imprescindibili: ogni mattina va a Messa, è devoto della Madonna e di Santa Teresa di Gesù Bambino di Lisieux e, oltre al fisico, cerca di guarire le anime, pregando e parlando di speranza e di Provvidenza Divina. Moscati offre agli altri i doni che ha ricevuto da Dio: infatti non si fa pagare dai pazienti poveri e, anzi, regala loro denaro, medicine e cibo. Per risparmiare il professore mangia poco e si sposta a piedi, privandosi della carrozza e dell’automobile. Vende persino i quadri di famiglia pur di aiutare i tanti bisognosi che nella Napoli dei primi del Novecento vivono in miseria.

Giuseppe Moscati compie anche gesti eroici: durante l’eruzione del Vesuvio del 1906 mette in salvo i ricoverati dell’ospedale di Torre del Greco e di fronte a un’epidemia di colera cura i malati, sprezzante del pericolo di contagio. La morte lo coglie a soli quarantasei anni, all’improvviso, a Napoli, nel 1927. Tre i miracoli di guarigione accertati dopo la sua morte, grazie alle preghiere rivolte al “medico Santo di Napoli” o al “medico dei poveri” come fu definito (santiebeati.it)