5 aprile 2012: Giovedì Santo, il giorno del servizio come dono di sé

News del 02/04/2012 Torna all'elenco delle news

I tre grandi eventi di questo giorno:

1. La S. Messa del Crisma

In ogni cattedrale il vescovo invita tutti i sacerdoti a partecipare a questo solenne momento, per confermare quell' "amatevi gli uni gli altri come Io ho amato voi" e "siate una cosa sola": è la celebrazione della preziosa comunione dei sacerdoti con il vescovo e la grande festa del sacerdozio.
Infatti nelle cattedrali si ha la gioia di incontrare e conoscere i nostri sacerdoti con il vescovo 'come una cosa sola' e, nello stesso momento, si esalta il ministero sacerdotale, con la consacrazione degli oli: quello dei catecumeni, quello dell'Unzione degli infermi e il Sacro Crisma, per l'unzione della Cresima, dei sacerdoti e dei vescovi.


2. La S. Messa in coena domini (in serata)

E' la celebrazione del dono totale di Gesù nel sacrificio della Messa ed insegna a tutti noi che amare è 'servire', da qui la cerimonia del celebrante che si fa servo, mettendosi il grembiule e lavando i piedi ai fedeli: 'Non sono venuto per essere servito, ma per servire': è l'esaltazione del grande atto di Amore - che è per sempre - della Istituzione della Messa o Sacrificio Eucaristico.
E, come a ricordare a tutti, che entriamo nel momento del sacrificio di Gesù, al canto del Gloria si suonano le campane per l'ultima volta, poi taceranno fino alla veglia di Resurrezione. Quindi il celebrante porta le Ostie consacrate in un tabernacolo appartato: cala il silenzio.

3. Il silenzio e l'agonia

Nel silenzio più profondo la Chiesa ricorda la notte di dolore di Gesù nel Getsemani e la sua agonia: anche noi siamo chiamati a vegliare, per farGli compagnia.
"Un amore che chiama amore - scrive Paolo VI - 'Amatevi come Io amo voi'.
Quel 'con te' dà le vertigini. Ci avverte che non avremo mai amato abbastanza. Ci avverte che la nostra professione di amore cristiano è ancora al principio. Ci avverte che il precetto della carità contiene svilupppi potenziali che nessuna filantropia sa uguagliare. La carità è ancora contratta e racchiusa entro confini di costumi, di interessi, di egoismi, che devono dilatarsi.
'Da questo conosceranno che siete miei discepoli, se vi amerete scambievolmente".

Omelia di mons. Antonio Riboldi
 

Liturgia della Parola della Messa del Crisma, giovedì Santo 5 aprile 2012

Liturgia della Messa in coena Domini, giovedì Santo 5 aprile 2012

 

 
 

Note sull'immagine

La Comunione degli Apostoli è un dipinto a olio su tavola (232x220) di Luca Signorelli, datata 1512 e conservato nel Museo Diocesano di Cortona (AR).

Dipinta per l’altare maggiore della chiesa superiore del Gesù, questa tavola rappresentava la pala centrale di un programma iconografico che, insieme all’Allegoria dell’Immacolata Concezione e all’Adorazione dei Pastori, affrontava iconograficamente il mistero dell’incarnazione di Cristo e l’istituzione dell’Eucarestia.
La Comunione degli Apostoli fu la prima delle tre tavole ad essere commissionata a Luca Signorelli, e propone, con un’iconografia del tutto insolita, il momento dell’istituzione dell’Eucarestia: alla consueta scena degli apostoli riuniti intorno ad un tavolo nell’Ultima Cena, Luca preferisce raccogliere i discepoli all’interno di un’architettura classicheggiante, con pilastri decorati da candelabre, che ricorda le atmosfere ariose ed equilibrate degli affreschi romani di Raffaello. Gli Apostoli sono disposti in semicerchio in piedi o in ginocchio e fanno da corona alla figura di Cristo; solo Giuda, raffigurato nell’atto di nascondere l’ostia nella scarsella, si volge verso lo spettatore e il suo sguardo lascia trasparire tutto il travaglio interiore del suo prossimo tradimento.

L'opera mostra un'iconografia fiamminga piuttosto rara in Italia, ma che Signorelli aveva sicuramente avuto modo di vedere nella Pala del Corpus Domini (1472-1474) di Giusto di Gand a Urbino.

Sullo sfondo di un portico classicheggiante, ripreso dalle pale di Perugino, Cristo è al centro degli apostoli, che gli stanno disposti tutt'intorno scalando ai lati in una composizione piramidale che guida lo sguardo dello spettatore verso la figura di Cristo.
Egli tiene in mano un piatto con le ostie che sta dando agli apostoli, ritratti in varie posture e con colori sgargianti negli abiti.
Spicca in primo piano la figura di Giuda Iscariota, ampiamente lodata da Vasari, che si volta verso lo spettatore e, abbassando lo sguardo, mette nella borsa l'ostia, la stessa borsa in cui la moneta d'oro che ha ricevuto per tradire Cristo. Si tratta di una trovata teatrale che esplicita le doti di illustratore accattivante di Signorelli, anche nella fase tarda della sua produzione.

Va messo a confronto con il precedente per coglierne la diversa maturazione del Signorelli come uomo e come artista. In essa c'è uno sforzo per uscire dal modo tragico e crudo di dipingere raffigurato dal Giudizio di Orvieto e dal Compianto di Cortona per imitare i toni dolci e le architetture ariose e ricamate di Raffaello e della nuova scuola cinquecentesca che improntava allora tutta la pittura.