I Santi, energia che trasforma il mondo

News del 27/10/2014 Torna all'elenco delle news

Le donne e gli uomini che riempiono il calendario annuale dei santi e dei beati della Chiesa sono molti, ma quelli che sono scritti nel Libro della Vita, il registro di Dio, sono infinitamente di più. Di tutti loro fa memoria e ad essi si rivolge oggi la preghiera supplicante della Chiesa. Sono uomini e donne di ogni tribù, lingua, popolo, nazione, età, epoca, professione, condizione sociale, famosi e sconosciuti, ricchi e poveri, fedeli e peccatori convertiti…, chiunque essi siano, come canta la liturgia cristiana nella solennità di Tutti i Santi. L'universalità è, quindi, la prima caratteristica di questa festa. A ragione alcuni la chiamano "festa nazionale della Chiesa", la quale vive e crede nella "comunione dei santi". Siamo come in una immensa "cattedrale della santità", dove vi è accesso, posto e gloria per tutti, come cerca di spiegare Giovanni nel libro dell'Apocalisse (I lettura). Egli parla di "una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare" (v. 9), che celebra una liturgia di lode a Dio, al quale soltanto appartiene la salvezza che Egli offre a tutti (v. 10.12). Sarebbe una pretesa assurda limitare la salvezza ai 144.000 segnati (v. 4) o escluderne altri, come vorrebbero alcune sette, per le ragioni più disparate. (*)

L'unico tesoro dei santi è di essere realmente e di vivere da figli di Dio (II lettura), amati dal Padre (v. 1), tutti chiamati a essere simili a Lui (v. 2). Nel cammino di progressiva somiglianza al Padre, il credente sa di dover fare delle scelte di purificazione (v. 3) coerenti con la speranza che lo abita. Scelte coerenti fino alla suprema testimonianza di fedeltà nella "grande tribolazione", lavando "le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell'Agnello" (I lettura, v. 14).

Ma chi ha ragione? chi ha indovinato la vita? Molti li chiamano poveretti, o poveracci… Gesù nel Vangelo li chiama beati! Beati i poveri, i sofferenti, i miti, i puri, i misericordiosi, i perseguitati, gli operatori di pace… Le beatitudini sono, in primo luogo, la biografia di Gesù, ne descrivono le scelte e i comportamenti. Sono lo specchio di Cristo, e quindi diventano il programma per ogni discepolo. Le beatitudini sono scelte di radicalità che trasformano il cuore delle persone e le rendono strumenti della rivoluzione di Dio e della trasformazione del mondo. Una lettura obiettiva e serena della storia mette in luce le energie positive e le forze trasformatrici della società messe in opera da uomini e donne secondo il cuore di Dio, come: Agostino e Benedetto, Francesco e Domenico, Caterina da Siena e Teresa d'Avila, Ignazio di Loyola e Francesco Saverio, Rosa da Lima e i Martiri d'Uganda, Daniele Comboni e Don Bosco, Teresa di Lisieux e Charles de Foucauld, Teresa di Calcutta e Giuseppina Bakhita, Oscar Romero e Annalena Tonelli, Gandhi e i trappisti di Tibhirine… Essi, come tantissimi altri, sono autentici benefattori dell'umanità.

La loro testimonianza di vita e di dottrina perdura nel tempo come modello, esemplarità, energia di attrazione per noi. I santi e le persone di buona volontà, anche se lontani nel tempo e ignoti, non sono mummie secche più o meno inutili, ma esseri viventi e dinamici, che esercitano un influsso positivo sulle persone e sui fatti della storia. Vivono nella vita di Dio e continuano ad amare, a voler bene a Dio e a noi. Hanno un potere speciale di intercessione a nostro favore. Sono veri benefattori! Tale è lo straordinario valore missionario della preghiera di intercessione, operato da Cristo, dallo Spirito, da Maria e dai santi, alla portata di ogni persona viva o defunta. La preghiera è mezzo di santificazione personale e di intercessione missionaria, alla portata di ciascuno.

L'esistenza di persone come loro è la prova che vivere da santi, cioè da discepoli di Gesù, è possibile. Per tutti. La santità di vita non è un recinto chiuso, riservato ad alcuni privilegiati o a dei mistici solitari… È un condominio aperto a inquilini sempre nuovi. Non occorre un passaporto speciale, al limite neppure il sacramento del Battesimo. Vivere da figli di Dio è un dono che Egli offre a chiunque lo cerca con cuore sincero. Il missionario, uomo e donna delle Beatitudini, come lo chiama Giovanni Paolo II (RMi 91), annuncia ovunque, con la vita e la parola, il piano del Padre, che ha mandato il Figlio suo, Gesù di Nazaret, per dare a tutti vita e felicità in abbondanza.

La felicità si realizza nella qualità di una vita spesa per Dio e al servizio dei fratelli. La felicità vera è legata alla santità nella vita ordinaria, insegna Giovanni Paolo II: "È ora di riproporre a tutti con convinzione questa misura alta della vita cristiana ordinaria: tutta la vita della comunità ecclesiale e delle famiglie cristiane deve portare in questa direzione. È però anche evidente che i percorsi della santità sono personali, ed esigono una vera e propria pedagogia della santità, che sia capace di adattarsi ai ritmi delle singole persone" (NMI 31).

I santi sono la parte più sana della pianta, la più vitale e rigogliosa, il ramo più sicuro, il più attaccato al tronco. Contemplare la loro sorte finale porta a riflettere sul dopo dell'esistenza terrena, che dipende e ha necessariamente delle ricadute sull'adesso della vita. La miglior preparazione al dopo è certamente l'uso onesto e creativo dei talenti ricevuti; tra questi anche il dono della fede. Fede vissuta con gioia e condivisa con umiltà. Questa è missione!

"Il mondo ci appare come un giardino, dove lo Spirito di Dio ha suscitato con mirabile fantasia una moltitudine di santi e sante, di ogni età e condizione sociale, di ogni lingua, popolo e cultura. Ognuno è diverso dall'altro, con la singolarità della propria personalità umana e del proprio carisma spirituale. Tutti però recano impresso il sigillo di Gesù (cf Ap 7,3), cioè l'impronta del suo amore, testimoniato attraverso la Croce. Sono tutti nella gioia, in una festa senza fine, ma, come Gesù, questo traguardo l'hanno conquistato passando attraverso la fatica e la prova (cf Ap 7,14)".
Papa Benedetto XVI, Angelus del 1° novembre 2008 

Omelia di padre Romeo Ballan