Sabato Santo: il racconto della Veglia in Cattedrale

News del 30/03/2024 Torna all'elenco delle news

Quando la città dello stretto è avvolta nel buio ed attende di poter celebrare il mistero pasquale nella Veglia della Notte santa, nel cuore della città vecchia di Gerusalemme, la Pasqua è già nata alle prime luci del Sabato Santo: nella Basilica del Santo Sepolcro, che custodisce quella “tomba vuota” da cui tutto ha avuto inizio, si svolge la prima liturgia pasquale di tutta la Chiesa. Una connotazione quest’anno quantomai simbolica sottolineata da mons. Demetrio Sarica proprio il mattino di sabato quando la cattedrale si preparava alla celebrazione della notte. Da quel canto dell’alleluia risuonato nel luogo dove si è consumata la prima Pasqua e in cui la luce di Gesù risorto ha realmente squarciato le tenebre della storia, una rinnovata luce di speranza si accende via via in ogni angolo della terra, per manifestare ancora una volta la vittoria della vita sulla morte, della speranza sulla paura, della pace su ogni guerra. 

E quando il canto dell’alleluia irrompe finalmente nella cattedrale, con tutta la maestosa solennità dell’organo e la potenza vocale del coro, anche qui le piccole luci, che si sono via via accese nella folta assemblea di fedeli dal cero pasquale poco prima benedetto dall’arcivescovo Fortunato Morrone, hanno diradato le ombre della notte nella chiesa madre della città, rendendo visibile la forza della Luce della Parola appena proclamata. «Anche in questa notte, attingendo da Te attraverso le nostre piccole fiammelle che da Te hanno preso luce – dichiara il presule all’inizio dell’omelia - questa chiesa si è accesa di Te. Grazie Signore, perché consegnandoci la tua luce, chiedi di essere noi luce di questo mondo». Un impegno che consegna ai presenti: «siamo chiamati alla responsabilità –chiarisce subito- a fare di tutto, nel nostro piccolo, perché la luce della speranza, della vita, della gioia, della fraternità, che Tu ci hai conquistato a caro prezzo, non si spenga». E poiché di lì a poco si svolgerà la liturgia battesimale tipica della veglia pasquale sin dalle origini della cristianità, invita tutti: «facciamo memoria del nostro battesimo: siamo morti con Cristo a tutto ciò che è disumano, che ci umilia, che distrugge le nostre relazioni, a ciò che è peccato, che è male, che disonora la nostra dignità, per vivere in Cristo, risorgere con Lui a vita nuova», dobbiamo «mostrare questi segni della risurrezione con la carità, nell’accoglienza e nel perdono, nella fraternità», perché da questo possa essere chiaramente visibile che «Dio cammina con noi, che è dalla nostra parte, e che per questo mondo, nonostante tutto, c’è speranza». 

È una promessa che si rinnova per ciascuno dei presenti, ma che si rende particolarmente evidente per gli appartenenti al cammino neocatecumenale che concludono il cammino di riscoperta del proprio battesimo ed indossano perciò la veste bianca. Ed è un impegno che da oggi prenderanno i due giovani neofiti, Barbara e Simone che, accompagnati dai rispettivi padrini e dai membri dell’equipe diocesana per il catecumenato con padre Thao Nguyen Thanh a concelebrare per la prima volta, in questa notte ricevono i tre sacramenti della iniziazione cristiana: prima il battesimo, attraverso il rito della benedizione dell’acqua in quel fonte battesimale «grembo della chiesa», poi la confermazione con l’unzione del crisma, ed infine la prima eucaristia, dove il mistero pasquale si compie in quel pane spezzato nel quale riconoscersi come «piccole particole che possono saziare chi chiede speranza».

di Antonia Cogliandro (pubblicato su Avvenire di Calabria del 7 aprile 2024)