Santo del giorno 20 gennaio - San Sebastiano martire
News del 20/01/2025 Torna all'elenco delle news
I dati storici circa la figura di san Sebastiano sono limitati alla menzione nel più antico calendario della Chiesa di Roma, la «Depositio Martyrum», confluita nel «Cronografo» risalente al 354, e a una citazione nel «Commento al Salmo 118» di sant’Ambrogio vescovo di Milano. Una “Passio” scritta intorno al V secolo aggiunge che Sebastiano era un membro dei pretoriani, le guardie al diretto servizio dell’imperatore di Roma, ed era cristiano dalla nascita. Grazie al suo servizio, poteva portare conforto ai cristiani che erano destinati al supplizio. A sua volta fu denunciato come cristiano e condannato al supplizio delle frecce, per aver tradito la fiducia dell’imperatore Diocleziano. Ne uscì vivo ma non illeso: dopo le cure, si ripresentò a Diocleziano per rimproverarlo aspramente di quanto aveva commesso contro i cristiani. A quel punto, fu nuovamente condannato: frustato a morte, venne gettato, ormai cadavere, nella Cloaca Massima. Le sue spoglie furono però ritrovate e deposte nelle catacombe della via Appia. Le sue reliquie sono oggi venerate nella basilica di San Sebastiano fuori le Mura a Roma, tranne quella del cranio, custodita nella basilica dei Santi Quattro Coronati a Roma.
Patronato: Atleti, Arcieri, Vigili urbani, Tappezzieri
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Martirologio Romano: San Sebastiano, martire, che, originario di Milano, venne a Roma, come riferisce sant’Ambrogio, al tempo in cui infuriavano violente persecuzioni e vi subì la passione; a Roma, pertanto, dove era giunto come ospite straniero, ebbe il domicilio della perpetua immortalità; la sua deposizione avvenne sempre a Roma ad Catacumbas in questo stesso giorno.
Milano, 263 circa – Roma, 304 circa
Le notizie storiche su san Sebastiano sono davvero poche. Il più antico calendario della Chiesa di Roma, la «Depositio Martyrum», confluito nel «Cronografo» risalente al 354, che lo ricorda al 20 gennaio, giorno della sua morte, e segna come luogo della sua sepoltura le catacombe lungo la via Appia. L’anno della morte, invece, è intorno al 304.
Sant’Ambrogio, vescovo di Milano nel IV secolo, nel suo «Commento al Salmo 118», afferma invece che Sebastiano era nato a Milano in un tempo di scarse persecuzioni contro i cristiani, ma si era poi trasferito a Roma, dove subì il martirio.
Le poche notizie storiche sono state poi ampliate dalla successiva “Passio”, scritta intorno al V secolo da un autore anonimo, probabilmente il monaco Arnobio il Giovane.
Nel 260 l’imperatore Gallieno aveva abrogato gli editti persecutori contro i cristiani. Ne seguì un lungo periodo di pace, in cui i cristiani, pur non essendo riconosciuti ufficialmente, erano però stimati: alcuni di loro occuparono importanti posizioni nell’amministrazione dell’impero. In questo clima favorevole, la Chiesa si sviluppò enormemente, anche nell’organizzazione.
Diocleziano, che fu imperatore dal 284 al 305, desiderava portare avanti questa situazione pacifica. Tuttavia, diciott’anni dopo, su istigazione del suo cesare Galerio, scatenò una delle persecuzioni più crudeli in tutto l’impero.
Alcuni manoscritti della “Passio”, datati dall’850 in poi, attestano che Sebastiano era nato e cresciuto a Milano, da padre di Narbona (nella Francia meridionale) e da madre milanese, ed era stato educato nella fede cristiana. Tutti concordano invece nel dichiarare che si trasferì a Roma e intraprese la carriera militare, fino a diventare tribuno della prima coorte della guardia imperiale, i pretoriani, a Roma.
Era stimato per la sua lealtà e intelligenza dagli imperatori Massimiano e Diocleziano, che non sospettavano fosse cristiano. Grazie alla sua funzione, poteva aiutare con discrezione i cristiani incarcerati, curare la sepoltura dei martiri e riuscire a convertire militari e nobili della corte, dove era stato introdotto da Castulo, cubicolario (domestico) della famiglia imperiale, che poi morì martire.
Un giorno furono arrestati due giovani cristiani, Marco e Marcelliano. Il loro padre, Tranquillino, ottenne un periodo di trenta giorni di riflessione prima del processo da Agrezio Cromazio, “praefectus Urbis” (magistrato con poteri civili o penali), affinché potessero salvarsi sacrificando agli dei.
I due fratelli stavano per cedere alla paura, quando intervenne il tribuno Sebastiano, riuscendo a convincerli a perseverare nella fede. Mentre lui parlava ai giovani, i presenti lo videro circondato di luce.
Tra di loro c’era anche Zoe, moglie di Nicostrato, capo della cancelleria imperiale, d muta da sei anni. La donna si inginocchiò davanti a Sebastiano, il quale, dopo aver implorato la grazia divina, fece un segno di croce sulle sue labbra, restituendole l’uso della parola.
Davanti alla guarigione della moglie, lo stesso Nicostrato si prostrò ai piedi del tribuno, chiedendogli perdono per aver imprigionato Marco e Marcelliano, cui diede subito la libertà. I due fratelli, però, scelsero di non lasciare il carcere. Zoe e Nicostrato e altre persone chiesero il Battesimo, che fu loro amministrato dal sacerdote Policarpo.
Allo scadere dei trenta giorni, Cromazio chiese a Tranquillino se i due fratelli fossero pronti a sacrificare agli dei. L’uomo rispose che lui stesso era diventato cristiano e condusse a credere anche lo stesso Cromazio, che fu battezzato col figlio Tiburzio.
Tuttavia, Sebastiano fu denunciato come cristiano e condotto davanti a Diocleziano. L’imperatore, vedendo conferma della voce per cui nel palazzo imperiale erano presenti cristiani, persino tra i pretoriani, lo condannò a morte. Sebastiano fu denudato, poi legato a un palo e colpito da frecce. Fu quindi creduto morto e abbandonato in pasto agli animali selvatici.
Poco dopo, la nobile Irene, vedova del martire Castulo, andò a recuperarne il corpo per dargli sepoltura: i cristiani infatti usavano fare così, a costo di essere arrestati a propria volta. La donna si accorse che il tribuno non era morto: lo fece trasportare in casa propria e lo curò.
Sebastiano riuscì a guarire e si ripresentò all’imperatore, che stava salendo al tempio del Sole Invitto, rimproverandolo per quanto aveva operato contro i cristiani. L’imperatore ordinò che quella volta fosse flagellato a morte: il corpo fu gettato nella Cloaca Massima, affinché i cristiani non potessero recuperarlo.
La notte dopo, il martire apparve in sogno alla matrona Lucina, indicandole il luogo dov’era approdato il suo cadavere e ordinandole di seppellirlo accanto alle tombe degli apostoli. Le catacombe della via Appia avevano ospitato temporaneamente, durante la persecuzione di Valeriano, le reliquie degli Apostoli Pietro e Paolo: erano quindi dette “Memoria apostolorum”.
Fino a tutto il VI secolo, i pellegrini che vi si recavano visitavano anche la tomba del martire Sebastiano, la cui figura era per questo diventata molto popolare. Nel 680 si attribuì alla sua intercessione la fine di una grave pestilenza a Roma: da allora fu considerato il terzo patrono della città, dopo i due apostoli Pietro e Paolo, e cominciò a essere invocato contro le pestilenze.
Le sue reliquie, sistemate in una cripta sotto la basilica costantiniana già detta “Basilica Apostolorum”, furono divise durante il pontificato di papa Eugenio II, il quale ne mandò una parte alla chiesa di San Medardo di Soissons il 13 ottobre 826.
Il suo successore Gregorio IV fece traslare il resto del corpo nell’oratorio di San Gregorio sul colle Vaticano. Il capo fu inserito in un prezioso reliquiario, che papa Leone IV trasferì poi nella Basilica dei Santi Quattro Coronati, dov’è tuttora venerato.
Gli altri resti di san Sebastiano rimasero nella Basilica Vaticana fino al 1218, quando papa Onorio III concesse ai monaci cistercensi, custodi della Basilica di San Sebastiano, il ritorno delle reliquie risistemate nell’antica cripta. Nel XVII secolo l’urna venne posta in una cappella della nuova chiesa, sotto la mensa dell’altare, dove si trovano tuttora.
I patronati
San Sebastiano è considerato patrono degli arcieri e degli archibugieri, dei tappezzieri, dei fabbricanti di aghi e di quanti altri abbiano a che fare con oggetti a punta simili alle frecce. È pure invocato nelle epidemie, specie di peste, così diffusa in Europa in passato. Ancora durante la sua vita, il Papa san Caio lo denominò “difensore della Chiesa”.
È considerato patrono di molte città: ben tre comuni in Italia portano il suo nome. All’estero, invece, è molto venerato in Spagna, in Francia, in Germania e in Ungheria. Anche le Confraternite e Arciconfraternite della Misericordia sparse in tutt’Italia lo vedono come modello per la propria azione caritativa. L’Azione Cattolica Italiana lo considera uno degli esempi per i giovani soci, per la fierezza con cui testimoniò la propria fede.
Con la Lettera Apostolica «Praeclaros inter Christi» del 3 maggio 1957, papa Pio XII (Venerabile dal 2009) lo ha dichiarato patrono dei Vigili Urbani italiani, per la fedeltà con cui continuò a servire l’imperatore pur non considerandolo una divinità.
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Perché san Sebastiano è il protettore della Polizia locale d'Italia?
La spiegazione della scelta di San Sebastiano patrono dei Vigili Urbani d’Italia la troviamo nel Breve Pontificio del 3 Maggio 1957 con il quale Pio XII ha formalmente proclamato il santo martire “custode di tutti i preposti all’ordine pubblico che in Italia sono chiamati “Vigili Urbani”.
Il Breve Pontificio così recita “Tra gli Illustri martiri di Cristo, i militari occupano un posto di primissimo piano presso i fedeli, per la loro peculiare religiosità e per l’ardente impegno a compimento del dovere. Tra questi brilla San Sebastiano che, come viene riferito dalla tradizione, durante l’impero di Diocleziano fu comandante della coorte pretoriana e fu onorato con grandissima devozione (omissis)……. a lui come patrono si consacrano molte associazioni sia militari che civili attratte dal suo esempio e dalle virtù cristiane (omissis)…. per cui dopo aver consultato la Sacra Congregazione dei riti, soppesata accuratamente ogni cosa, con consapevolezza e matura deliberazione, nella pienezza della nostra potestà Apostolica in forza di questa lettera costituiamo e dichiariamo per sempre San Sebastiano Martire custode di tutti i preposti all’ordine pubblico che in Italia sono chiamati “Vigili Urbani” e Celeste Patrono con tutti i privilegi liturgici, specialmente quelli che competono, secondo rito, ai Patroni (omissis)…. dato a Roma presso San Pietro sigillato col timbro dell’anello del Pescatore il 3 Maggio 1957, undicesimo del nostro Pontificato”.
Senza dubbio l’attività militare “cittadina” di San Sebastiano svolta al pari con quella cristiana a favore dei sofferenti ha fatto si che venisse scelto come patrono della Polizia Municipale. Anche la preghiera è ispirata alla sua vita.
Preghiera del vigile urbano
Signore Iddio,
Tu che vigili il corso degli astri, ed ogni cosa disponi con soavità e con fermezza, nell’ordine della Tua Provvidenza, veglia su di noi, votati al servizio dei nostri fratelli.
Tu ci donasti, nella vita terrena, l’esempio luminoso di fedele obbedienza alle leggi di Cesare, di amorosa sollecitudine verso chi è debole, di infinito amore verso chi erra, di umile e faticosa operosità nel quotidiano lavoro.
Dio umanato, rendici degni di te, affinché la nostra giornata terrena sia degna anch’essa della missione a noi confidata.
Concedici, per intercessione di Maria, Madre Immacolata, di essere pronti a soccorrere chi ha bisogno di noi, esatti nel dovere, amanti della legge, fraterni con chi sbaglia, forti nell’intemperie, decisi contro chi offende la morale, la religione, la legge.
Così aiutando gli uomini nella loro dura quotidiana fatica, saremo suscitatori di concordia e di pace nella turbinosa vita che corre nel mondo.
E porteremo in esso l’eco gioioso dell’armonia dei cieli.
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