Il racconto della "Lunga Notte delle Chiese" in Cattedrale

News del 14/06/2022 Torna all'elenco delle news

Le chiese come luogo dove Dio abita la storia, dove la trascendenza incontra la vita quotidiana, dove si fa relazione viva e possibile non solo nella liturgia, non solo nella preghiera, ma in una esperienza immersiva nella memoria dello spazio sacro stesso. Una storia fatta di storie, di uomini, di artisti, di opere che continuano a vivere oltre il tempo di cui si sono resi protagonisti, che già incarnano, non solo nella loro valenza simbolica, la dimensione dell’eterno. Una storia che rende lo spazio sacro luogo di incontro delle diverse dimensioni dell’esistenza e che ogni giorno scrive le sue memorie, mentre vive assieme alle persone e alla città.

È per rendere tutto questo un’esperienza viva che la Basilica Cattedrale, per una sera, la “Lunga notte delle chiese” di venerdì scorso 10 giugno, ha aperto le sue porte, presentandosi in una versione inedita, non liturgica. La Chiesa madre della diocesi si è lasciata “incontrare” in modo inusuale, si è lasciata guardare e raccontare, svelando anche qualche piccolo segreto, ancora nascosto tra le rughe della sua storia. 

“Stasera vogliamo ritessere un dialogo con noi stessi e con la nostra storia, con le opere d’arte e i beni culturali ecclesiastici - ha spiegato don Demetrio Sarica, il prevosto della Cattedrale, accogliendo sul sagrato i visitatori - Il dialogo rappresenta per noi una sfida: vogliamo riconoscerne oggi il valore”. E se, la “valorizzazione” dei beni culturali ecclesiastici, che è alla base dell’evento stesso della notte bianca delle chiese, è parola impegnativa, l’intento - ha precisato - è quello di sottolinearne un aspetto: “comprendere come quando l’arte non è scissa dalla fede, diventa veramente educativa anche per la nostra fede”.  

Un racconto corale a più voci ha accompagnato i visitatori nell’itinerario di visita: oltre al parroco, quelle di don Pietro Sergi, vicario per la pastorale della Cultura, dell’architetto Renato Laganà e della storica dell’arte Lucia Lojacono, direttrice del Museo diocesano. Le voci estemporanee si sono intrecciate ad alcune delle voci narranti degli audioclip del progetto “L’arte racconta”, da qualche mese presentate in Cattedrale, che fanno “parlare” direttamente le opere d’arte attraverso i personaggi o i fatti storici cui sono legate. 

La porta d’ingresso, le vetrate, l’ambone, il pulpito, l’altare, la cattedra del vescovo: luoghi che hanno una funzione iconica e una valenza simbolica, che è toccato a don Pietro Sergi illustrare, perché si potesse coglierne il significato teologico prima ancora che storico-artistico.  A Renato Laganà, nel suo ruolo di memoria storica della Cattedrale, e a Lucia Lojacono, il compito di raccontarne attraverso i protagonisti la sua storia architettonica e artistica. 

L’itinerario si è concluso nella Cappella del Santissimo Sacramento, preziosa non solo per essere un monumento nazionale barocco, ma per “la Presenza eucaristica che – come don Demetrio ha voluto ricordare - fa riemergere in noi l’appartenenza: il Corpo di Cristo conservato per noi ci ricorda che le cose ci appartengono, ci ricorda che dobbiamo appartenerci, e ci ricorda anche che noi apparteniamo a Lui. In questa cappella ci accorgiamo che non è che abbiamo trascorso una serata diversa.. ma forse siamo diventati diversi noi!”  

E, concludendo: “Questi beni che abbiamo ammirato non sono di chi li ha fatti, ma ci appartengono e noi apparteniamo a loro, a doppio titolo: come cittadini e come cristiani”. Proprio per questo don Demetrio ha chiesto ai presenti di prendere un triplice impegno: “di appartenenza a Cristo, alla nostra società, di appartenenza reciproca”, indicando l’esempio dell’arcivescovo Giovanni Ferro: “vorrei che portaste nel cuore la sfida di questa serata e l’impegno che vi affido. Come facciamo? Ci risponde mons. Ferro con il motto “omnia in charitate”: se facciamo tutto con amore, sarà veramente presente Cristo in mezzo a noi, anche oggi”. 

Come ha twittato papa Francesco, a serate come questa della Lunga Notte delle Chiese è chiesto di “essere momento di incontro e accendere nel buio della notte tante luci di speranza”.  Per proiettare in avanti uno sguardo nuovo, che ha “incontrato” la bellezza. 

di Antonia Cogliandro (pubblicato su L'Avvenire di Calabria del 26 giugno 2022)

 

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