25 marzo - Solennità dell'Annunciazione del Signore: rispondere con il nostro "eccomi"

News del 24/03/2022 Torna all'elenco delle news

La memoria liturgica dell'Annunciazione del Signore coincide quest'anno con l'atto di Consacrazione della Russia e dell'Ucraina al Cuore Immacolato di Maria da parte del Santo Padre. E' per mezzo di Maria che l'unica pace possibile entra nel mondo ed è Cristo stesso.

La festa di oggi assume un significato tutto speciale per la scelta che Papa Francesco ha fatto di scegliere questo giorno mariano come il giorno in cui la Russia e l’Ucraina verranno consacrate al Cuore Immacolato di Maria. La pagina dell’annunciazione che leggiamo nella liturgia è forse anche la chiave di lettura più bella di questo gesto.

L’angelo porta a Maria un annuncio di gioia, ma questa gioia ha bisogno di essere accolta, ha bisogno dell’Eccomi di Maria. È proprio attraverso di lei che Dio entra nella storia e la salvezza diviene un fatto.

Mai come oggi abbiamo bisogno che il principe della Pace, Gesù, torni a toccare i cuori di coloro che dimenticano di essere fratelli e combattono tra di loro. Anche quando i discepoli subirono la tragedia della passione e morte di Gesù, hanno avuto bisogno di tempo per accogliere la buona notizia della resurrezione e ricevere il dono dello Spirito.

Chi era con loro in quelle ore difficili? Chi li ha aiutati a rimettere insieme i pezzi? Maria! Il gesto del Papa è la richiesta di poter fare nuovamente esperienza di  essere raccolti nella comunione, consolati nelle nostre ferite, riconciliati tra di noi, pronti ad accogliere ancora una volta il dono della Pentecoste. 

di don Luigi Maria Epicoco

 

In questo "oggi" in cui non deve esserci spazio  per il timore e le incertezze, la Storia di Dio si unisce alla storia dell'uomo.

"Oggi" la tenera capacità di incarnare la Luce vince le tenebre del mondo.

Grazie Maria per aver detto di sì a Dio.  

Grazie Maria, la tua generosa disponibilità è divenuta culla di tutte le nostre più belle speranze.

Fa o Maria,  che il nostro sì sapori abbondantemente del tuo. 

Signore, grazie per il tuo immenso dono d'amore. 

di don Pasqualino Catanese, vicario generale della diocesi reggina-bovese

 

La solennità dell’Annunciazione del Signore è tra le feste mariane più significative che celebriamo. E questo non solo perché da qui in poi calcoleremo nove mesi per ritrovarci a Natale, ma perché la festa odierna segna l’ingresso di Dio nella storia attraverso proprio il grembo della Vergine Maria.

Ecco perché il Vangelo di oggi è il racconto che Luca fa proprio di questo istante. Ma è leggendo questa storia che ci si accorge subito che è troppo poco pensare che Dio metta piede nella storia servendosi del grembo di una donna. In realtà Egli entra nella storia facendo leva sulla libertà e disponibilità di questa donna. Per questo c’è un dialogo: una domanda, una risposta. L’angelo non scambia solo informazioni ma pone davanti a Maria la possibilità di quello che sta per accadere.

Da sempre la Chiesa ha avuto la sensazione che la vera password d’accesso all’incarnazione sia nell’Eccomi pronunciato da Maria: “Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola»”. Ma questo eccomi è pronunciato nonostante la paura, le domande, l’incomprensione del Mistero che le si poneva innanzi. Sembra che il vangelo voglia suggerirci un segreto: l’unico modo affinchè arrivi un senso nella nostra vita è accogliere la vita così come il Signore ce la pone dinanzi, facendo spazio con tutto noi stessi agli eventi anche quando ci spaventano o ci gettano in confusione. La fede di Maria è fede in un’opera di Dio che le è ancora misteriosa. Sembra che l’atteggiamento della sua fede suggerisca che Ella si fidi di Dio nonostante tutto. Ella coltiva una fiducia che è più grande delle evidenze che deve affrontare. È in questo abbandono fiducioso che si trova l’inizio della redenzione così come la conosciamo. Oggi è il giorno giusto che chiedere al Signore la Grazia di saper dire "Eccomi" anche noi a tutto quello che in questo momento la vita ci sta mettendo dinanzi, e così scoprire che anche nel grembo della nostra vita il Verbo è tornato a farsi carne. 

Commento di Don Luigi Maria Epicoco (2021)

Nel cuore della Quaresima la liturgia ci mette una memoria liturgica che sembra stridere con i temi della passione, morte e resurrezione di Cristo. Eppure la festa odierna è la radice più vera della Pasqua. Infatti Gesù non ha salvato il mondo solo a partire dagli ultimi giorni della sua vita terrena. Egli ha cominciato a salvare il mondo fin dal primo istante in cui è entrato nella storia. E questo ingresso lo ha fatto prima attraverso la libertà di questa donna e poi attraverso il suo grembo. Infatti non dobbiamo mai dimenticarci che Dio è onnipotente, cioè può tutto. Eppure vincola la sua onnipotenza alla libertà dell’uomo.

La storia della salvezza è una storia che si intreccia inevitabilmente anche con le scelte che ognuno fa. Direbbe sant’Agostino: “il Dio che ci ha fatto senza di noi, non ci salva senza di noi”. Oggi è a festa della prima vera grande alleanza concreta tra la Grazia di Dio e l’umanità. È Maria la protagonista di questo inizio. È la sua libertà la cosa che rende possibile tutto il resto. In questo senso la pagina del Vangelo di Luca che racconta l’annunciazione è come la cartina di tornasole davanti a cui dobbiamo chiederci a che punto è la nostra vita. Infatti la nostra esistenza non è la somma degli eventi o delle cose che ci sono successe. La nostra vita è la somma delle nostre scelte, dei nostri, si, dei nostri eccomi. Solo guardando a quanto abbiamo messo in gioco la nostra libertà riusciamo anche a capire anche punto ci troviamo. Ecco perché il male non è semplicemente fare scelte sbagliate, ma è innanzitutto non fare mai delle scelte. E molto spesso la scusa per non fare mai delle scelte è nel fatto che non sempre capiamo tutto, che non sempre abbiamo sotto controllo le situazioni, che non sempre ci sentiamo pronti. Anche Maria si è trovata in una situazione simile ma ha compreso che a un certo punto della vita ciò che più che conta è il rischio della libertà e non le rassicurazioni. Onorare la festa di oggi significa rischiare di decidere oggi qualcosa. 

Commento di Don Luigi Maria Epicoco (2020)

 

Dietro quel dialogo meraviglioso tra l’angelo Gabriele e la Vergine Maria non c’è nulla di simbolico ma c’è tutto di concreto. Dietro quelle parole si intuisce come Dio agisce. Si comprende che l’Onnipotenza di Dio si arresta volutamente davanti alla nostra libertà. Dio domanda, non comanda a Maria. L’Amore è questa libertà che Dio ci crea intorno. È solo grazie ad essa che tutto poi diventa possibile, diventa pienamente umano, pienamente felicità per ogni uomo e per ogni donna che risponde liberamente a questa domanda.

Ma la nostra libertà ha avuto un prezzo carissimo, e i giorni appena trascorsi ce lo hanno ricordato. La nostra libertà è costata tutto il Sangue del Figlio. È giusto che ce lo ricordiamo non per far nascere in noi sensi di colpa ma per spalancare in noi la giusta consapevolezza di quanto valiamo agli occhi di Dio. Peccare significa disprezzarci, significa considerare banale la nostra vita e la nostra libertà. Per dire di Si o per dire di No bisogna essere liberi. Peccare invece significa non decidere mai e pensare di essere liberi solo perché si asseconda la corrente del momento (fosse quella emotiva o quella culturale). Maria è liberissima, per questo il suo Si è efficace. La fede è un recupero della libertà necessaria affinché possiamo pronunciare liberamente i nostri Si e i nostri No.

Forse è il tratto più significativo dell’immagine e somiglianza di Dio che ci portiamo addosso. In Maria non vediamo una cieca esecutrice della volontà altrui, ma una liberissima donna che dice Eccomi! Davanti al mistero della vita, della fede, dell’amore. È la sua libertà la cifra vera del suo essere Immacolata. Per questo Dio non la tratta da serva ma la fa Sua Madre, la rende davvero benedetta tra tutte le donne. La rende una benedizione per tutti.

Commento di don Luigi Maria Epicoco (2019)

 

 Possiamo guardare a Maria come a una stella lontana. Facendo così, la ammiriamo, ma non ne percepiamo la vera vicinanza. La vera prossimita di Maria la cogliamo quando scopriamo che il suo sì deve suscitare il nostro. Mi viene in mente l'atteggiamento di Madre Teresa che fece un voto di non rifiutare mai nulla a Gesu. È costoso, è folle, ma, a giudicare dai frutti nella vita di Madre Teresa, si vede che Dio non spreca nulla di ciò gli viene donato e consacrato, ma fa di ogni grembo obbediente un terreno fertile per la fioritura di Cristo, cuore del mondo.

#pregolaParola di Robert Cheaib

 

Ciò che colpisce, nell’Annunciazione, è che una “religione pura” esige un dialogo vivente e costante fra Dio e ogni uomo. Qui Dio ha pronunciato la sua ultima Parola a Maria, perché si compissero le parole che, nella storia di Israele, erano state dette ad Abramo, a Mosé e ai profeti. Essi avevano ascoltato e obbedito; lasciarono entrare nella loro vita la Parola di Dio, la fecero parlare nelle loro azioni e la resero feconda nel loro destino. 

I profeti sostituirono alle loro proprie idee la Parola di Dio; anche Maria lasciò che la Parola di Dio si sostituisse a quelle che erano le sue convinzioni religiose. Di fronte alla profondità e all’estensione di questa nuova Parola, Maria “rimase turbata”. L’avvicinarsi del Dio infinito deve sempre turbare profondamente la creatura, anche se, come Maria, è “piena di grazia”. 

Assolutamente straordinario è poi che questo Dio non solo si avvicina a Maria, ma le offre il proprio Figlio eterno perché divenga il suo Figlio. Come è possibile che il “Figlio dell’Altissimo” diventi suo Figlio? “Lo Spirito Santo scenderà su di te”. Come scese sul caos, in occasione della creazione, lo Spirito Santo scenderà su Maria e il risultato sarà una nuova creazione. L’albero appassito della storia fiorirà di nuovo. “Maria disse: Eccomi sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”. Nell’Annunciazione si ha il tipo di dialogo che il Padre del nostro Signore Gesù Cristo vorrebbe avere con ciascuno di noi. L’esperienza di Maria a Nazaret sottolinea questa verità per tutto il popolo di Dio. Il suo “sì” in risposta all’offerta divina e il cambiamento drammatico di vita che ne sarebbe seguito, mostrano che la venuta di Dio in mezzo a noi esige un cambiamento radicale. 

Ma, cosa più importante, l’Annunciazione a Maria ci pone di fronte ad una grande verità: ognuno di noi ha avuto un’“annunciazione” personale. Sto esagerando? No di certo. Se esaminate la vostra vita passata, troverete un’esperienza che è stata decisiva; forse non ebbe allora conseguenze immediate, o almeno non vi sembrò, ma, ripensandoci adesso, vi accorgete che è stata fondamentale, sia essa la scuola che avete frequentato, un libro che avete letto, un discorso che avete ascoltato, una frase delle Scritture che vi ha colpito, gli amici a cui vi siete sentiti uniti o un ritiro che avete fatto. Era il Dio di Maria di Nazaret che si annunciava a voi. Voi avete dunque avuto una “vostra” annunciazione. E se non avete risposto “sì”, o se avete pronunciato soltanto un “sì” timido? Basta riconoscere l’annunciazione ora e cercare di recuperare il tempo perduto, vivendo per Dio e per gli altri. 

“Eccomi sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”. 

tratto da wwww.lachiesa.it

LITURGIA DELLA PAROLA DELLA SOLENNITA' DELL'ANNUNCIAZIONE DEL SIGNORE

 

L'ANNUNCIAZIONE A MARIA TRA CULTO E SPIRITUALITA' (di don Nuccio Cannizzaro)