13 dicembre 2020 - III Domenica di Avvento "Gaudete": testimoni della gioia

News del 13/12/2020 Torna all'elenco delle news

Nella terza Domenica di Avvento la liturgia della Parola si sofferma ancora una volta su un personaggio biblico che più di tutti incarna lo spirito del tempo forte che stiamo vivendo, divenendo così esempio e modello di quanti attendono la venuta del Signore. Si parla infatti nuovamente di Giovanni Battista, questa volta con il racconto della bella pagina di Giovanni 1,6-8.18-28. E che cosa ci dice l’evangelista del suo omonimo, identificato poi come “colui che battezza”?

Innanzitutto che è un uomo. Bello questo considerare i personaggi biblici, i profeti, i santi non come dei supermen, ma come uomini semplici, gente comune, che tuttavia ha ricevuto da Dio una missione: un uomo mandato da Dio, un vero e proprio apostolo, dal verbo greco “apostello”, che significa “mandato”. Non viene di sua iniziativa, non viene per una sua scelta o peggio per un suo capriccio, ma viene perché mandato da Dio. È lui che affida a Giovanni, come a ciascuno di noi, la missione da svolgere.

Poi si specifica il nome: Giovanni, che etimologicamente viene dall’ebraico e che significa “dono di Dio”. Che meraviglia! Dio lo manda per essere un suo regalo, un dono per tutti. Come sarebbe bello se ognuno di noi potesse essere per gli altri un dono del Signore, un regalo della sua misericordia, che sa allietare il cuore di quanti conosce e arricchire la vita di quanti incontra.

Viene poi chiarita la sua missione: “Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce”. Qui si parla di testimonianza e credo non sia un caso che in greco il termine “testimone” si traduca con “martire”. Da qui l’insegnamento evangelico che un testimone autentico è un vero martire e un martire vero è un autentico testimone. L’Avvento viene ogni anno per aiutarci in questo prioritario impegno della vita cristiana, quello di farci crescere nella testimonianza del nostro essere e vivere da cristiani, viene quasi per dire che non si può celebrare il Natale del Signore, non si può attendere la sua venuta senza dare testimonianza, ossia senza essere fedeli alla verità e all’amore di Cristo, fino a donare la propria vita per i fratelli. Giovanni è stato davvero il “testimone fedele”, anche per via della sua posizione tutta speciale: egli infatti da una parte è venuto prima di Gesù, con il suo invito forte alla conversione, ma dall’altra è l’ultimo di coloro che hanno preannunziato la venuta del Signore, presentandosi come il Battista, colui che battezza con acqua, in attesa del vero battesimo fatto da Cristo “in Spirito santo e fuoco”.

Che fulgido esempio per ogni discepolo del Signore, in particolare per chi nella Chiesa ha ricevuto un ministero, dal papa ai vescovi, dai sacerdoti ai consacrati, dai religiosi ai laici impegnati nella catechesi, nella liturgia, nella carità! Ognuno di essi sa che è stato scelto e chiamato per servire, sull’esempio dell’unico divino Maestro, che “non è venuto nel mondo per farsi servire ma per servire, e dare la propria vita in riscatto per molti”. Ecco perché tutti i membri della Chiesa, di ogni ordine e grado, al di là dei loro ministero o carisma, non dovrebbero mai stancarsi di guardare a Giovanni e di imitarne l’esempio di umiltà, di mansuetudine e di mitezza, testimoniato in un ineguagliabile spirito di servizio.

Un esempio ‘provocante’ per molti cristiani, non ultimo per molti uomini di Chiesa, chiamati ad un certo momento della loro vita a mettersi da parte per cedere il posto a nuove leve, sull’esempio di Giovani che non pretese di essere la luce, ma si accontentò di dare testimonianza ad essa, che non pretese di essere la Parola, ma semplicemente voce. Davanti alla nostra mania di grandezza e voglia di protagonismo, l’esempio di Giovanni spesso ci spiazza, destabilizza e confonde, mentre dovrebbe soltanto edificarci e rafforzarci nella nostra testimonianza, che sarà tanto più credibile ed efficace quanto più è umile e discreta.

Viviamo allora l’Avvento con l’impegno crescere nell’umiltà, ossia nella logica del nascondimento, del saperci mettere da parte, del convincerci che chi si umilia sarà esaltato e che, come ci ha insegnato l’apostolo, “Dio sceglie ciò che è debole per confondere i potenti e ciò che è stolto per confondere i sapienti”. In questo sta il motivo della vera gioia, che la liturgia di questa “Domenica Gaudete” ci invita a vivere come frutto di una vita divenuta testimonianza di Cristo retta e non distorta, come annunciava il Battista: “Rendete diritta la via del Signore”.

Commeno di mons. Giacomo D'Anna

 

Egli venne come testimone

per dare testimonianza alla luce,

perché tutti credessero per mezzo di lui.

Non era lui la luce,

ma doveva dare testimonianza alla luce".

Non dobbiamo avere paura del nostro buio. Anche la luna non ha nessuna luce, eppure il sole la illumina. Giovanni è un testimone di luce non perchè ha una qualche luce in sè, ma perchè si lascia illuminare dalla Luce vera, Cristo. Ognuno di noi deve ricordarsi che si diventa testimoni non il giorno in cui ci si sbarazza di tutte le nostre tenebre, ma il giorno in cui si permette all'Amore di Dio di raggiungerci "nelle" nostre tenebre. Non c'è tenebra che l'Amore di Dio non possa rischiarare! E' questa la radice della nostra gioia.

Commento di don Luigi Maria Epicoco

 

Ecco la prima condizione della gioia cristiana: decentrarsi da sé e mettere al centro Gesù. Questa non è alienazione, perché Gesù è effettivamente il centro, è la luce che dà senso pieno alla vita di ogni uomo e donna che viene a questo mondo. È lo stesso dinamismo dell’amore, che mi porta a uscire da me stesso non per perdermi, ma per ritrovarmi mentre mi dono, mentre cerco il bene dell’altro.

Giovanni il Battista ha percorso un lungo cammino per arrivare a testimoniare Gesù. Il cammino della gioia non è una passeggiata. Ci vuole lavoro per essere sempre nella gioia. Giovanni ha lasciato tutto, fin da giovane, per mettere al primo posto Dio, per ascoltare con tutto il cuore e tutte le forze la sua Parola. Giovanni si è ritirato nel deserto spogliandosi di ogni cosa superflua, per essere più libero di seguire il vento dello Spirito Santo. Certo, alcuni tratti della sua personalità sono unici, irripetibili, non proponibili a tutti. Ma la sua testimonianza è paradigmatica per chiunque voglia cercare il senso della propria vita e trovare la vera gioia. In particolare, il Battista è modello per quanti nella Chiesa sono chiamati ad annunciare Cristo agli altri: possono farlo solo nel distacco da sé stessi e dalla mondanità, non attirando le persone a sé ma orientandole a Gesù. La gioia è questo: orientare a Gesù. E la gioia deve essere la caratteristica della nostra fede. Anche nei momenti bui, quella gioia interiore, di sapere che il Signore è con me, che il Signore è con noi, che il Signore è risorto. Il Signore! Il Signore! Il Signore! Questo è il centro della nostra vita, e questo è il centro della nostra gioia. Pensate bene oggi: come mi comporto io? Sono una persona gioiosa che sa trasmettere la gioia di essere cristiano, o sono sempre come quelli tristi, come ho detto prima, che sembrano di essere a una veglia funebre? Se io non ho la gioia della mia fede, non potrò dare testimonianza e gli altri diranno: “Ma se la fede è così triste, meglio non averla”.

Pregando ora l’Angelus, noi vediamo tutto questo realizzato pienamente nella Vergine Maria: lei ha atteso nel silenzio la Parola di salvezza di Dio; l’ha ascoltata, l’ha accolta, l’ha concepita. In lei Dio si è fatto vicino. Per questo la Chiesa chiama Maria “Causa della nostra letizia”.

 LEGGI TUTTO L' ANGELUS DI PAPA FRANCESCO

 

LITURGIA E LITURGIA DELLA PAROLA DELLA III DOMENICA DI AVVENTO (ANNO B) 13 DICEMBRE 2020

tratto da www.lachiesa.it