AUGURI PASQUALI di don Demetrio Sarica, prevosto della Cattedrale

News del 12/04/2020 Torna all'elenco delle news

Carissimi tutti, 

con l’ultimo raggio di sole al tramonto e la benedizione conclusiva della preghiera dei Vespri, volge al termine questo giorno santo di Pasqua ... ed io vi raggiungo ancora, desiderando di condividere con voi l’atmosfera di questa sera veramente singolare: entriamo insieme nel chiarore di questa oscurità ed accogliamo il Signore che viene in mezzo e si mostra risorto, anche a noi, Sua Chiesa, oggi! Quello che era stato soltanto un racconto da parte delle donne, quella corsa al sepolcro che aveva evidenziato una “assenza” nella visione delle bende e il sudario lasciati lì, adesso diventano “esperienza” per i discepoli … esperienza alla quale siamo chiamati anche noi, in questa Pasqua così diversa dalle precedenti. Proprio come i discepoli, anche noi ci troviamo dietro le nostre porte chiuse, bloccati dalle nostre incertezze e paure, indifesi ed allo stesso tempo sulla difensiva, incapaci di quel supplemento di discernimento necessario per mettere insieme i frammenti in cui la nostra vita risulta frantumata. Gesù risorto attraversa le nostre porte chiuse - non ci chiede di aprirle! - e si manifesta di persona offrendo a noi, nel dono della pace, se stesso … a noi, che forse pensavamo di dover essere ancora una volta i protagonisti di un incontro determinato ed operato da noi, dalle nostre tradizioni, dal nostro saperci ben regolare e … dalla nostra superbia: quante volte siamo stati tentati di “collocare il Signore” dentro i nostri schemi e le nostre ragionevoli previsioni ed aspettative. L’oggi che stiamo vivendo ci smentisce doppiamente: il dolore che sperimentiamo non poteva essere previsto … ed allo stesso tempo non poteva essere immaginata la grazia dell’Amore più grande che ci salva. La visita di Gesù risorto ha il potere di trasformare quello che forse anche noi consideravamo l’ultimo giorno, nel “primo dopo il sabato”. Accade anche oggi così: tutti siamo portati a pensare, immaginare e sognare la fine di tutto quello che adesso stiamo vivendo. Ed invece, la Pasqua ci invita a contemplare non una “fine” ma un “inizio”, una vita nuova e rinnovata in Cristo Signore e, insieme ad essa, la sfida di un nuovo futuro che, nella consapevolezza di vivere un frangente epocale, è da reinventare e responsabilmente consegnare alla generazione futura. 

Siamo invitati ad accogliere Gesù che mostra le sue mani e il fianco nelle cui ferite - mai così simili alle nostre come adesso! - riconosciamo la Sua santa umanità: come allora per i discepoli, Egli ci permette ancora di riconoscerlo, ripensando alla sua Passione, ma anche di entrare nella gioia vedendolo risorto e in mezzo a loro.  Concludo con l’invito a non avere paura del “giorno dopo”. Quando finisce un giorno di festa - e lo è anche il presente giorno di Pasqua! – c’è sempre nel nostro animo tristezza ed inquietudine nel pensare al domani, nel ritornare al terribile quotidiano dei nostri giorni: è la “nostra Galilea”, come ci ricordava papa Francesco, dove tutto è iniziato, dove il Signore ci ha incontrati e lo abbiamo incontrato e dove, fatti suoi discepoli, ci ha mandati. Presso il sepolcro, l’angelo dice alle donne: “Vi precede in Galilea!”. Il fatto che il Signore “ci preceda” mette le ali alla nostra speranza e con fiducia ci rimette in cammino! Buona Pasqua, carissimi! E, unita al mio augurio, la mia benedizione per voi, e vostre famiglie, soprattutto i piccoli che sono al centro delle vostre attenzioni e cure. Vi abbraccio tutti e … a presto! 

                                                                                       don Demetrio 

 

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