28 giugno 2019 - Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù

News del 24/06/2019 Torna all'elenco delle news

La festa del Sacro Cuore è legata alla figura di Santa Margherita Maria Alacoque, una monaca dell'Ordine della Visitazione (fondato da San Francesco di Sales e da Santa Giovanna de Chantal) vissuta in Francia dal 1647 al 1690. Morì all'età di 43 anni, dopo aver vissuto per 19 anni nel Monastero di Paray-le-Monial, dove ebbe lo straordinario privilegio delle rivelazioni di Gesù, che parlava con lei cuore a cuore. Il nome di Santa Margherita Maria Alacoque richiama subito la devozione al Sacro Cuore, e in particolare la novena in suo onore dei primi venerdì del mese.

Il culto al Sacro Cuore è una scuola di santità, esige una profonda rieducazione del cuore, suppone una riforma dei sentimenti, mettendoli all'unisono con il Cuore del Salvatore. Qui c'è tutta la ricchezza (e le esigenze) del Vangelo di Cristo.

Margherita mostrava un grande amore all'Eucaristia, una grande sensibilità verso poveri e sofferenti. Il Noviziato di Margherita non fu facile, nonostante i privilegi mistici da parte di Dio. Era diventata una discepola di Cristo, fattosi suo diretto Maestro. La Superiora e la Comunità capivano e non capivano queste grazie mistiche, la sottoposero a molte prove. Un incarico molto umile: custodire... un asinello! Per Suor Margherita il disagio cresceva soprattutto perché non poteva risvegliare nel mondo, come le aveva ordinato Gesù in una delle visioni, la memoria del suo grande amore per l'umanità attraverso il culto del Sacro Cuore.

Il messaggio centrale che Suor Margherita ricevette nelle rivelazioni di Gesù si può sintetizzare in alcune parole dirette: "Ecco quel Cuore che ha tanto amato gli uomini... però la maggior parte di essi ricambia con ingratitudine, irriverenza verso il SS. Sacramento, sacrilegi". Il messaggio si concentra sempre sul fatto che "Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio"; Cristo presentava il proprio Cuore come simbolo del suo Amore infinito per l'umanità. Cristo assicurava i suoi tesori di misericordia attraverso il culto al Sacro Cuore e all'Eucaristia, da ricevere frequentemente. Chiedeva infine la partecipazione alla riparazione delle offese fatte a Dio.

Le Promesse di Gesù a Santa Margherita Maria Alacoque per i devoti del suo Sacro Cuore:

1. Darò loro tutte le grazie necessarie al loro stato.

2. Porterò soccorso alle famiglie in difficoltà e metterò la pace nelle famiglie divise.

3. Li consolerò nelle loro afflizioni.

4. Sarò il loro sicuro rifugio in vita e specialmente in punto di morte.

5. Spargerò abbondanti benedizioni sopra tutte le loro opere.

6. I peccatori troveranno nel mio Cuore la fonte e l'oceano della Misericordia.

7. Le anime tiepide si infervoreranno.

8. Le anime fervorose giungeranno in breve a grande perfezione.

9. Benedirò i luoghi dove l'immagine del mio Sacro Cuore verrà esposta ed onorata.

10. A tutti coloro che lavoreranno per la salvezza delle anime darò loro il dono di commuovere i cuori più induriti.

11. Il nome di coloro che propagheranno la devozione al mio Sacro Cuore sarà scritto nel mio Cuore e non ne verrà mai cancellato.

12. Io ti prometto, nell'eccesso della Misericordia del mio Cuore, che il mio Amore Onnipotente concederà a tutti coloro che si comunicheranno al Primo Venerdì del mese per nove mesi consecutivi, la grazia della penitenza finale. Essi non moriranno in mia disgrazia, né senza ricevere i Sacramenti, e il mio Cuore sarà il loro asilo sicuro in quell'ora estrema.

Omelia di  don Angelo Sceppacerca

 

Entrare nel cuore di Dio per colmare il nostro cuore

Entrare nel cuore di Dio...E' la proposta che Dio fa all'umanità. Entrare nel suo cuore per comprendere il nostro cuore.

Quando ci sentiamo "pecore smarrite" nella vita, o quando sentiamo e percepiamo il senso di essere "peccatori che vogliono convertirsi", che non stanno bene nella "pelle", nella superficialità del peccato, guardiamo al cuore di Dio, e il nostro cuore si riempie. Entrare nel cuore di Dio per colmare il nostro cuore. Entrare nel Cuore di Dio... Attraverso l'accesso unico e irrepetibile, il solo, il sole di quel Cuore: Gesù.

Attraverso Gesù entriamo con gioia in questo abisso della Misericordia senza alcuna paura del grande Mistero che ci sta di fronte e della profondità del suo avvicinarsi e del nostro avvicinarci e immergerci.

Gesù. Per entrare nel Cuore di Dio e nel nostro stesso cuore basta una parola: Gesù. "...E io sarò salvato"...da tutto ciò che non è amore. 

Omelia di 
don Luciano Sanvito 

 

Imparate da me, che sono mite e umile di cuore!

Il Sacro Cuore di Gesù è la massima espressione umana dell'amore divino. La pietà popolare valorizza molto i simboli, e il Cuore di Gesù è il simbolo per eccellenza della misericordia di Dio; ma non è un simbolo immaginario, è un simbolo reale, che rappresenta il centro, la fonte da cui è sgorgata la salvezza per l'umanità intera.

Il brano del profeta Ezechiele, attraverso l'immagine del pastore, propone la cura che Dio ha per il suo popolo. Tale sollecitudine si articola in tre atti che si susseguono. Il primo riguarda la raccolta e riunione delle pecore per renderle un solo gregge, in modo che nessuna fugga dalla sua attenzione o rimanga fuori per smarrirsi: «Ecco, io stesso cercherò le mie pecore e le passerò in rassegna [...] e le radunerò da tutti i luoghi dove erano disperse». Il secondo atto comporta guidare le pecore verso pascoli ubertosi, dove possono nutrirsi per vivere: «Le ricondurrò nella loro terra [...] in ottime pasture [...]; là si adageranno su fertili pascoli e pasceranno in abbondanza. Io stesso condurrò le mie pecore al pascolo e le farò riposare». Il terzo atto consiste nell'interessarsi della singola persona: «Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all'ovile quella smarrita, fascerò quella ferita e curerò quella malata». Di ognuna persona si prende cura, non solo dell'individuo bisognoso, ma anche della pecora grassa: «avrò cura della grassa e della forte», ossia quella persona che sta bene, perché tutti noi siamo suoi figli e lui è un Padre che ci ama teneramente.

Se la sollecitudine di Dio è ben registrata nei testi anticotestamentari, la pienezza della bontà trova il suo riscontro nei passi neotestamentari. L'apostolo Paolo nella lettera ai Romani prospetta l'amore delle tre persone della Santissima Trinità, nelle dovute specificità. Anzitutto lo Spirito Santo ha il compito di effondere l'amore di Dio nel cuore del credente, affinché egli lo possa gustare nel profondo del suo essere: «... l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato». Un amore che rimane esterno a chi lo riceve non avrebbe senso né sarebbe efficace. Immaginiamo due persone che dicono di amarsi; se il loro amore è esterno, di facciata, è ipocrisia e, dunque, prima o poi cesserà; però, se l'amore è vero, allora sarà efficace e durerà per sempre, per tutta la vita. Quindi possiamo dire che l'amore che Dio Padre ha per noi è vero, sincero, e lo ha manifestato donando il suo unigenito Figlio, Gesù Cristo, il quale si è fatto crocifiggere per la salvezza di noi peccatori: «... Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi». Anche se Dio Padre non è salito sulla croce, ha partecipato attivamente al sacrificio di Gesù, il cui scopo ultimo era quello di produrre la riconciliazione degli uomini con il Padre suo e Padre nostro: «... siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo, [...] grazie al quale ora abbiamo ricevuto la riconciliazione».

Da qui nasce la devozione al Sacro Cuore quale accoglienza dell'amore di Gesù non solo nel suo ambito divino, ma nel suo sentimento umano; ciò significa che noi dobbiamo amare il Signore non solo perché siamo cristiani, ma soprattutto perché Cristo Signore, morendo in croce, ha dato la vita per tutti noi.

Ed infine il Vangelo. Innanzitutto dobbiamo dire che nei Vangeli troviamo diversi riferimenti al Cuore di Gesù, ad esempio nel passo in cui Cristo stesso dice: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore» (cf Mt 11, 28-29). Fondamentale poi è il racconto della morte di Cristo secondo Giovanni. Questo evangelista, infatti, testimonia ciò che ha veduto sul Calvario, cioè che un soldato, quando Gesù era già morto, gli colpì il fianco con la lancia e da quella ferita uscirono sangue ed acqua: «Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua» (cf Gv 19, 33-34). Giovanni riconobbe in quel segno, apparentemente casuale, il compimento delle profezie: dal Cuore di Gesù, Agnello immolato sulla croce, scaturisce per tutti gli uomini il perdono e la vita.

«Ma la misericordia di Gesù non è solo un sentimento, è una forza che dà vita, che risuscita l'uomo! Il Signore ci guarda sempre con misericordia; non dimentichiamolo, ci guarda sempre con misericordia, ci attende con misericordia. Non abbiamo timore di avvicinarci a Lui! Ha un cuore misericordioso! Se gli mostriamo le nostre ferite interiori, i nostri peccati, Egli sempre ci perdona. È pura misericordia! Andiamo da Gesù!» (cf Papa Francesco, Angelus 9 giugno 2013).

Andiamo da Gesù! Nel Vangelo di Luca, infatti, non è Gesù che va alla ricerca dei peccatori, ma sono costoro che si avvicinano a lui e sono intenti ad ascoltarlo perché disponibili ad accettare la parola che egli offre. La gioia più grande, ci dice Luca, è quando il pastore trova la pecora: «Quando l'ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle [...]. Vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione».

La festa del Sacro Cuore di Gesù, quindi, è una festa di gioia che coinvolge non solo i peccatori, ma perfino Gesù, nostro fratello e redentore.

Rivolgiamoci alla Vergine Maria: il suo cuore immacolato, cuore di madre, ci aiuti ad essere miti, umili e misericordiosi con i nostri fratelli.

Omelia di don Lucio D'Abbraccio


Il Cuore che tanto ci ama

"Ecco quel cuore che ha tanto amato gli uomini", così il nostro Redentore si rivelava ad una sua devota ed innamorata, Santa Margherita Maria Alaquoque. Oggi celebriamo quell'amore che è stato riversato nei nostri cuori, che ci ha meritato la salvezza, che ci ha liberati dal male, ci ha riconciliati con il Padre, ci ha fatto riscoprire la fraternità tra noi. L'evangelista Giovanni, che nell'Ultima cena posò il suo capo sul petto del Signore, ebbe il privilegio di sentirne il pulsare intenso mentre egli stava per celebrare la prima consacrazione e poi iniziare la sua crudelissima passione. Maria di Màgdala sentì in lei i salutari effetti di quell'amore, si sentì amata, perdonata e convertita, e con lei una schiera di peccatori, di uomini e donne oppressi dal male fisico e spirituale. Chi di noi non ha sentito con la gioia del perdono l'intensità di quell'amore? Chi dopo una comunione eucaristica non si sentito amato, preso, coinvolto, immerso in quel cuore? La Chiesa ha preso coscienza della perennità di quell'amore, legato al memoriale della sua passione, morte e risurrezione, legato alla fedeltà dei suoi, alla santità di tanti e tante, che lo hanno testimoniato con il martirio e con l'eroicità della virtù cristiane. Siamo certi che il cuore di Cristo pulsa ancora nel nostro mondo e non smette di amarci anche quando abbiamo la triste impressione che alte barriere siano state erette tra noi e Lui. Egli è venuto proprio per abbattere il muro di separazione che il peccato aveva innalzato. In quell'amore egli si rivela ai piccoli, da quell'amore siamo guidati verso il vero bene, in quel cuore troviamo conforto quando siamo affaticati ed oppressi, lì troviamo ristoro, lì pregustiamo i primi bagliori della nostra finale risurrezione. È santa energia per noi, è la forza di Dio in noi per portare i nostri pesi, per fare della fatica della nostra vita, l'offerta quotidiana del nostro volontario tributo di gratitudine e di lode a Cristo e in Lui alla Trinità beata. È un cuore aperto e radioso quello che Cristo ancora oggi ci si mostra, è trafitto dal peccato, ma irradia ancora la sua grazia che ci santifica, che ci purifica e ci rende santi. Oggi fissiamo quel cuore umano e divino, ci immergiamo in esso e ci specchiamo in esso per sorbirne lo splendore, per sintonizzarci con quei battiti, per fargli sentire la nostra infinita gratitudine nello sforzo quotidiano di ripeterne le virtù e di imitarne l'intensità.

Omelia dei Monaci Benedettini Silvestrini 

 

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LITURGIA DELLA PAROLA DELLA SOLENITTA' DEL S. CUORE DI GESU' (ANNO C) 28 giugno 2019

tratto da www.lachiesa.it