18 febbraio 2018 - Prima Domenica di Quaresima: la conversione, frutto più prezioso del combattimento che avviene nel deserto del cuore umano

News del 17/02/2018 Torna all'elenco delle news

La prima lettura racconta di un Dio che inventa l'arcobaleno, questo abbraccio lucente tra cielo e terra, che reinventa la comunione con ogni essere che vive in ogni carne. Questo Dio non ti lascerà mai. Tu lo puoi lasciare, ma lui no, non ti lascerà mai.

Il Vangelo di Marco non riporta, a differenza di Luca e Matteo, il contenuto delle tentazioni di Gesù, ma ci ricorda l'essenziale: e subito lo Spirito lo sospinse nel deserto, e nel deserto rimase quaranta giorni tentato da Satana. In questo luogo simbolico Gesù gioca la partita decisiva, questione di vita o di morte. Che tipo di Messia sarà? Venuto per essere servito o per servire? Per avere, salire, comandare, o per scendere, avvicinarsi, offrire?

La tentazione è sempre una scelta tra due vite, anzi tra due amori. E, senza scegliere, non vivi. «Togliete le tentazioni e nessuno si salverà più» (Abba Antonio del deserto), perché verrebbe a mancare il grande gioco della libertà. Quello che apre tutta la sezione della legge nella Bibbia: io metto davanti a te la vita e la morte, scegli! Il primo di tutti i comandamento è un decreto di libertà: scegli! Non restare inerte, passivo, sdraiato. Ed è come una supplica che Dio stesso rivolge all'uomo: scegli, ti prego, la vita! (Dt 30,19).

Che poi significa «scegli sempre l'umano contro il disumano» (David Maria Turoldo), scegli sempre ciò che costruisce e fa crescere la vita tua e degli altri in umanità e dignità.

Dal deserto prende avvio l'annuncio di Gesù, il suo sogno di vita. La primavera, nostra e di Dio, non si lascia sgomentare da nessun deserto, da nessun abisso di pietre. Dopo che Giovanni fu arrestato Gesù andò nella Galilea proclamando il Vangelo di Dio. E diceva: il Regno di Dio è vicino, convertitevi e credete al Vangelo.

Il contenuto dell'annuncio è il Vangelo di Dio. Dio come una bella notizia. Non era ovvio per niente. Non tutta la Bibbia è Vangelo; non tutta è bella, gioiosa notizia; alle volte è minaccia e giudizio, spesso è precetto e ingiunzione. Ma la caratteristica originale del rabbi di Nazaret è annunciare il Vangelo, una parola che conforta la vita: Dio si è fatto vicino, e con lui sono possibili cieli e terra nuovi.

Gesù passa e dietro di lui, sulle strade e nei villaggi, resta una scia di pollini di Vangelo, un'eco in cui vibra il sapore bello e buono della gioia: è possibile vivere meglio, un mondo come Dio lo sogna, una storia altra e quel rabbi sembra conoscerne il segreto.

Convertitevi... Come a dire: giratevi verso la luce, perché la luce è già qui. Ed è come il movimento continuo del girasole, il suo orientarsi tenace verso la pazienza e la bellezza della luce. Verso il Dio di Gesù, e il suo volto di luce.

Omelia di padre Ermes Ronchi

 

Quaresima: acqua, deserto e penitenza

La parola di Dio di questa prima domenica di Quaresima 2018 è incentrata nel presentarci il significato della Quaresima, attingendo da due testi biblici, il primo dal Libro della Genesi, relativo al diluvio universale, il secondo dal Vangelo di Marco, riguardante il periodo di isolamento di Cristo nel deserto. Acqua, deserto e penitenza sono le tre parole che ci accompagnano in questo inizio di Quaresima.

Nel brano della Genesi ci viene raccontato il primo diluvio universale che fu di selezione e purificazione per tutta la terra, segno del Battesimo, in cui l'acqua è l'elemento di purificazione versato sulla nostra terra per lavarci dal peccato originale e purificarci per una vita nuova nella grazia santificante. Dopo il diluvio Dio stabilisce una precisa alleanza con l'uomo: ?non sarà più distrutta alcuna carne dalle acque del diluvio, né il diluvio devasterà più la terra. La pace è entrata nella storia dell'umanità e Dio si fa garante da parte sua di questa pace, a condizione che l'uomo rispetti le leggi di Dio che danno pace e sicurezza. Dio, infatti, disse a Noè e ai suoi figli con lui: «Quanto a me, ecco io stabilisco la mia alleanza con voi e con i vostri discendenti dopo di voi, con ogni essere vivente che è con voi, uccelli, bestiame e animali selvatici, con tutti gli animali che sono usciti dall'arca, con tutti gli animali della terra?. Il segno visibile di questa alleanza sarà l'arcobaleno della pace universale, tra il il Creatore, il Creato e le Creature: «Questo è il segno dell'alleanza, che io pongo tra me e voi e ogni essere vivente che è con voi, per tutte le generazioni future. Pongo il mio arco sulle nubi, perché sia il segno dell'alleanza tra me e la terra?.

San Pietro Apostolo rifacendosi proprio al testo della Genesi del diluvio e del post-diluvio con l'alleanza tra Dio e Noè, nel brano della seconda lettura di oggi, tratto dalla sua prima lettera, parla del significato dell'acqua, del battesimo e della redenzione operata da Cristo con la sua morte e risurrezione, in cui tutti noi cristiani siamo immersi mediante il battesimo. Leggiamo, infatti, ?Quest'acqua, come immagine del battesimo, ora salva anche voi; non porta via la sporcizia del corpo, ma è invocazione di salvezza rivolta a Dio da parte di una buona coscienza, in virtù della risurrezione di Gesù Cristo?.

Il significato più vero della Quaresima che abbiamo iniziato a celebrare, mercoledì scorso, con il rito dell'imposizione delle ceneri, è questo tempo di grazia per rivivere il nostro battesimo in profondità. E sull'esempio di Cristo che si ritirò nel deserto, per 40 giorni, a pregare, a digiunare a ritagliarsi un tempo tutto per sé prima di iniziare il ministero pubblico, anche noi siamo chiamati a valorizzare la Quaresima come tempo di riflessione, preghiera e progettazione per il nostro prossimo futuro, che è la celebrazione della nostra Pasqua del cuore e nel cuore.

Possiamo assumere come personali impegni per la Quaresima queste cose possibili da farsi per ogni buon cristiano: il rito della Via Crucis; i ritiri spirituali, la Lectio divina quotidiana, la meditazione personale quotidiana, il silenzio e il raccoglimento constanti, il deserto, come spazio di riflessione e purificazione, la penitenza personale, quale volontà di conversione, la carità vissuta.

La sintesi e la progettualità di questa Quaresima 2018 sta nell'orazione iniziale della messa di oggi; ?O Dio, nostro Padre, con la celebrazione di questa Quaresima, segno sacramentale della nostra conversione, concedi a noi tuoi fedeli di crescere nella conoscenza del mistero di Cristo e di testimoniarlo con una degna condotta di vita?.

E come completamento del nostro bisogno di pregare con maggiore intensità e convinzione, aggiungiamo questa preghiera della Quaresima:

Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio vivente, che Ti sei ritirato nel deserto, per quaranta giorni, a pregare e a fare penitenza, in vista dell'annuncio del tuo Regno e dell'invito alla conversione della gente, fa' che questo tempo di Quaresima che Tu ci doni, porti nel nostro cuore il rinnovamento spirituale di cui abbiamo tutti quanti bisogno.

Allontana da noi ogni male e donaci la forza di superare ogni tentazione che l'antico e sempre nuovo accusatore provoca in noi per allontanarci dal tuo amore.

Dona a noi, in questi santi giorni di preghiera, conversione e carità sincera, di essere coerenti con il santo vangelo della misericordia e dell'amore, senza offendere la dignità di nessuno, ma tutti protesi verso il bene assoluto, che sei Tu.

Sostienici nella nostra sincera volontà di pentirci da tutti i nostri peccati della vita presente e dei tempi passati, perché nulla possa ostacolare il nostro cuore e la nostra mente nello sperimentare la vera gioia del pentimento, della riconciliazione con Dio e con i fratelli.

Fa di questo tempo di penitenza il momento favorevole, per vivere la solidarietà fraterna come segno distintivo di ogni buon cristiano, incamminato sulla via della santità.

Nulla e nessuno turbi il nostro cuore ed i nostri propositi di bene che intendiamo mantenere non solo in questo tempo, ma per tutta la nostra esistenza terrena.

Maria, la Madre della vera e perpetua Quaresima, con il suo esempio ed il suo insegnamento di silenzio, ascolto e penitenza, ci indichi la strada per incontrare Gesù nel cammino verso il doloroso Calvario e il Cristo Risorto nella gioia della Santa Pasqua. Amen.

Omelia di padre Antonio Rungi

 

E' Gesù il vero interprete di coloro che vacillano

«E poi c’è questo di fianco che ha chiuso gli occhi, non li apre più; è da due giorni che dorme che pare non respiri: non ho mai visto nessuno dormire così tanto. Ho chiesto a mamma e ha detto che era proprio stanco» (Mirkoeilcane). Una delle canzoni del recente Festival di Sanremo descrive con gli occhi di un bambino il dramma della traversata del mare dei profughi; quello che al piccolo appare un sonno profondo è in realtà la tragica fine di chi era partito accarezzando un sogno di libertà.

La barca potrebbe essere il deserto in cui lo Spirito sospinge Gesù. È lì che si decide tra la vita e la morte, con la differenza che mentre la barca in un attimo da culla si può trasformare in tomba del sogno, il deserto è una condizione permanente (il numero quaranta richiama il tempo di una generazione, quella dell’esodo), perché in ogni istante, fino alla fine dell’esistenza, l’uomo deve scegliere tra il bene e il male. Il deserto è dunque il luogo del cammino faticoso, in cui la persona è costretta a mangiare la polvere della terra per ritrovare una via d’uscita verso il bene, oppure lo spazio in cui si vede il miraggio delle soluzioni facili ai problemi della vita, delle scorciatoie che poi portano fuori strada e ti ricacciano nel male.

Ora, chiunque voglia vivere da adulto, e non da eterno bambino, non può sottrarsi al dramma della scelta; tuttavia la buona notizia è che Gesù ha voluto sperimentare la prova, così come prima aveva voluto farsi solidale con i peccatori e mettersi in fila con loro per ricevere il battesimo. Marco non specifica il contenuto delle tre tentazioni come Matteo e Luca; sarà il seguito del vangelo a chiarire come Gesù dovrà decidere tra un messianismo che si avvale del potere mondano, politico o religioso che sia, o dell’apparente impotenza dell’amore. Sì, perché ancora oggi, dinanzi al costante rifiuto o indifferenza verso Dio, saresti portato a dire: “Signore, sei un perdente; pochi ti seguono!”. Perché non capisco che la tua onnipotenza coincide con la tua “onnidebolezza”? Forse perché non accetto fino in fondo la mia debolezza e quella della Chiesa, e vorrei anch’io un fede trionfalistica che convinca e incassi vittorie su vittorie. Gesù invece ha scelto di farsi interprete, voce e corpo di tutti coloro che vacillano, che stanno per mollare, che pensano che non valga la pena vivere da figli, visto che le cose non cambiano. Mentre nel deserto sentiva tutto il dolore e i dubbi dell’uomo di ogni tempo, Egli non ha distolto lo sguardo dal volto del Padre. Questa è la vera vittoria contro la più grande tentazione di credere che Dio non sia Padre e che bisogna costruire da sé il proprio benessere, dimenticando che tutto si riceve in dono da Lui. Che sollievo pensare che «anche Tu, come noi, sei circondato da male ma anche da bene, da fiere che continuamente cercano di dominarti, ma anche da angeli che sono lì per te, per ricordarti che il Padre mai si allontana da te» (Nicolina Cuzzocrea). Dunque nell’ora della prova Dio è costantemente dalla parte dell’uomo e ti chiede unicamente la pazienza dell’attesa del suo intervento, che spunterà come oasi nel deserto arido. Ma forse la notizia più esaltante è sapere che Gesù ha ammansito le “fiere”, tutti i pericoli e le paure che minacciano la vita dell’uomo, ristabilendo quella condizione di armonia originaria col creato e con i fratelli, che ritroveremo in pienezza alla fine dei tempi, ma che dobbiamo costruire ogni giorno. Sì, perché la fedeltà al Padre premia l’uomo che su di essa imposta la propria esistenza e riesce persino ad arginare il male fino a svuotarlo del suo potenziale mortifero. Che dono grande vedere persone prima arrabbiate con la vita e con i fratelli, poi trasformate perché si sono affidate all’amore!

È questa la conversione, frutto più prezioso del combattimento che avviene nel deserto del cuore umano, che si concretizza nell’attesa di «una promessa di più gioia, un sogno di più vita» (Ermes Ronchi). Solo chi non si sottrae a tale lotta diventa più sensibile alla voce di Cristo che annuncia il regno, distinguendola dalle altre voci ingannevoli. Il regno è allora per persone indomite nel cercare sempre nuove strade per far avanzare il bene, per far circolare l’amore, per isolare il male. Il regno è per gente capace di discernere che il tempo presente è quello «compiuto», quello in cui Dio ti è talmente vicino che è da stolti rimandare la scelta del suo amore e che «l’epoca bella non è quella passata, né quella futura: è qui e ora. Il momento decisivo è la decisione stessa» (Silvano Fausti).

Omelia di don Antonino Sgrò tratta da www.reggiobova.it

 

Liturgia e Liturgia della Parola della I Domenica di Quaresima (Anno B) 18 febbraio 2018

tratto da www.lachiesa.it