10 settembre 2017 - XXIII Domenica del Tempo Ordinario: Il noi dentro l'io

News del 09/09/2017 Torna all'elenco delle news

Gesù Maestro sta insegnando ai suoi discepoli a ripensare la loro piccola comunità in un'ottica nuova. In sintesi li sta aiutando ad imparare secondo la logica del ?noi? e non del ?io?, facendo loro capire che proprio a partire dal ?noi? l'uomo ritrova se stesso ed è felice.

 Una delle fatiche più grandi è proprio quella del perdono. Il perdono per Gesù non è semplicemente dimenticare e non vendicarsi, ma è molto di più. E' il tentativo di ritrovare il ?noi? quando un torto subìto o fatto fa rotto la comunione.

 L'insegnamento di questa pagina del Vangelo è straordinario: ?Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va'...?. Ecco la cosa straordinaria! Andare! Non rimanere fermi nel rancore e nelle proprie ragioni. Un litigio, una ingiustizia, una incomprensione hanno rotto il ?noi?, allora bisogna non rimanere fermi e bisogna far in modo di ?guadagnare il fratello?. L'una o l'altra parte si devono muovere, e Gesù, sempre coraggioso e provocatorio, dice che è proprio la parte ?offesa? a doversi muovere per prima. E il fine non è una semplice giustizia umana, ma quella divina, cioè ritrovare quella sintonia perduta.

 Gesù nell'uso delle parole (e qui bisogna andare all'originale greco per cogliere questa sfumatura) Gesù usa la parola ?sinfonia? quando dice ?se due di voi sulla terra si metteranno d'accordo?. L'idea di una comunità come di una sinfonia di strumenti diversi è davvero unica. Se uno strumento suona male o fuori tempo, non si deve cacciare ma semmai correggere, perché per quanto piccola possa essere la sua parte nella musica, quello strumento è fondamentale. Dio è in questa sinfonia della comunità, e si mostra proprio nell'armonia continuamente cercata e custodita.

 Non è facile, lo ripeto, e la tentazione di fare da solisti e agire in competizione è sempre forte nel cuore dell'uomo e tra fratelli.

 Non è facile ritrovare il ?noi? specialmente quando le rotture sono profonde e talvolta irrisolvibili. Gesù consiglia di farsi aiutare da due o tre, che come testimoni sono un aiuto non a dividere ulteriormente ma a ricucire i rapporti. Non sempre è così nella comunità cristiana, dove può capitare che ci si aiuti reciprocamente più a dividersi che ad unirsi. Ma Gesù insiste e sente che una divisione tra due persone è un affare di tutta la comunità, è una ferita che tocca tutti. Il ?noi? della vita cristiana è prezioso e tocca il ?io? di ogni singolo.

 E se una frattura tra due persone della comunità diventa insanabile? Gesù è preciso nel dire che ?sia per te come il pagano e il pubblicano?, e non per tutta la comunità. Non ci sono scomuniche e allontanamenti definitivi. Quelli spettano a Dio e al suo giudizio finale. A noi rimane l'insegnamento di Gesù di ?amate i propri nemici? come ultima spiaggia di fronte a ogni rottura. Gesù amava tutti, la sua famiglia e i suoi amici che lo ricambiavano, ma amava anche i più lontani e li amava per primo anche senza ricevere il contraccambio. Ecco cosa significa ?sia per te come il pagano e il pubblicano?: se non vi amate come fratelli, almeno ama l'altro come farebbe Gesù, sempre e comunque.

Se imparo sempre più a pensare con il ?noi? nella testa e nel cuore ritroverò sempre più la bellezza di Dio nel mio io.

Omelia di don Giovanni Berti

 

Correzione e comunione  tra "fratelli"

La correzione fraterna è un punto fondamentale nella vita di un cristiano. La potremmo anche chiamare al contrario: FRATERNA CORREZIONE, perché viene prima la fraternità, cioè il sentirmi fratello dell'altro e quindi la correzione. Prima di correggere qualcuno devo domandarmi se voglio bene alla persona che presumo abbia sbagliato o voglio soltanto mostrargli che sbaglia o vendicare il mio orgoglio ferito! Molte persone quando parlano dei loro parenti che si comportano male o dei loro familiari, amandoli profondamente li giustificano, elencano le loro qualità; invece quando si tratta di un estraneo cominciano i giudizi temerari e aggressivi. La grande differenza è la fraternità, che per un cristiano non deve essere una frase fatta da dire ai bambini a Natale: ?Siamo tutti fratelli!?, ma deve essere una priorità vissuta. 

 Esercizio spirituale: pensa a qualcuno che non ti sta simpatico o con il quale hai avuto una discussione o che senti parametralmente opposto a te: cosa potresti fare per volergli bene? Ecco il tuo compito da cristiano. 

 La correzione è un avvenimento d'amore: già nell'Antico testamento Isaia rimproverava i capi del popolo perché non correggevano il popolo e si rivelavano negligenti: «I guardiani sono tutti ciechi, non capiscono nulla. Sono tutti cani muti, incapaci di abbaiare; sonnecchiano accovacciati, amano appisolarsi» (Is 56,10); i profeti erano definiti sentinelle che avvertivano il popolo se stava percorrendo strade sbagliate.

 Ecco che ancora di più ai tempi della prima comunità cristiana si avvertiva questa esigenza della correzione che ha delle caratteristiche ben precise: parte dall'amore e si rivolge a conquistare, anzi, a guadagnare un fratello affinché possa permanere nella comunità. La correzione che ci propone Gesù ha infatti delle caratteristiche ben precise che si condiscono di misericordia, intimità dei dialoghi, tappe di correzione. Della correzione abbiamo un gran bisogno, soprattutto oggi che ci lamentiamo dell'educazione dei figli, del problema della scuola, dell'inconsistenza delle amicizie e di amori non duraturi; sì, dovremmo abituarci tutti alla correzione che è sempre un segno dell'amore. I santi, infatti, erano maestri nella correzione amorevole perché ben conoscevano i risultati del far dilagare le piaghe del peccato. Anche un nostro proverbio dice che il medico pietoso fa la piaga verminosa, cioè chi non ti cura ti porta alla rovina; invece, un vero medico, anche se ciò che fa ti provoca dolore, è perché vuole evitarti mali peggiori, dunque lo fa per amore.

E' certamente importante usare l'amorevolezza nel correggere; pensate san Giovanni Bosco che diceva: Se dovete dare un avvertimento, datelo da solo a solo, in segreto e con la massima dolcezza, ma dobbiamo anche capire che bisogna correggere anche quando all'altro provoca sofferenze, altrimenti con il nostro silenzio gli regaliamo un futuro ricco di problemi e una crescita personale da essere ?senza spina dorsale?, che non sa stare nella responsabilità, come un eterno bambino in cerca dell'appagamento istantaneo, e il risultato sarà l'infelicità!

Infine dobbiamo ricordare che i primi ad essere corretti dobbiamo essere noi; quando accade, non dobbiamo sentirci falliti per le correzioni ricevute, ma depositari del segreto per essere migliori! San Girolamo diceva: "Ogni correzione è amara nel momento in cui la si riceve, ma produce frutti dolcissimi".

Omelia dei Missionari della Via

 

Ammonire e perdonare per «guadagnare» un fratello

Il perdono non consiste in una emozione, ma in una decisione. Non nasce come evento improvviso, ma come un percorso.

La portata scandalosa del perdono, ciò che va contro tutti i nostri istinti, sta nel fatto che è la vittima che deve convertirsi, non colui che ha offeso, ma colui che ha subito l'offesa. Difficile, eppure il Vangelo assicura che è una possibilità offerta all'uomo, per un futuro risanato. «Il perdono è la de-creazione del male» (R. Panikkar), perché rattoppa incessantemente il tessuto continuamente lacerato delle nostre relazioni.

Gesù indica un percorso in 5 passi. Il primo è il più esigente: tu puoi intervenire nella vita di un altro e toccarlo nell'intimo, non in nome di un ruolo o di una presunta verità, ma solo se ha preso carne e sangue dentro di te la parola fratello, come afferma Gesù: se tuo fratello pecca... Solo la fraternità reale legittima il dialogo. Quello vero: non quello politico, in cui si misurano le forze, ma quello evangelico in cui si misurano le sincerità.

Il secondo momento: dopo aver interrogato il cuore, tu va' e parla, tu fa il primo passo, non chiuderti in un silenzio ostile, non fare l'offeso, ma sii tu a riallacciare la relazione. Lontano dalle scene, nel cuore della vita, tutto inizia dal mattoncino elementare di tutta la realtà, il rapporto io-tu.

Se ti ascolta, avrai guadagnato tuo fratello. Verbo stupendo: guadagnare un fratello. Il fratello è un guadagno, un tesoro per te e per il mondo. Investire in fraternità è l'unica politica economica che produce vera crescita.

Poi gli altri passi: prendi con te una o due persone, infine parlane alla comunità. E se non ascolta sia per te come il pagano e il pubblicano. Un escluso, uno scarto? No. Con lui ti comporterai come ha fatto Gesù, che siede a mensa con i pubblicani per annunciare la bella notizia della tenerezza di un Dio chino su ciascuno dei suoi figli.

Tutto quello che legherete o che scioglierete sulla terra, lo sarà anche in cielo. Gesù non parla da giurista, non lo fa mai. «Il potere di perdonare il male non è il potere giuridico dell'assoluzione, è il potere di diventare una presenza trasfigurante anche nelle esperienze più squallide, più impure, più alterate dell'uomo» (Don Michele Do). È il potere conferito a tutti i fratelli di diventare presenza che de-crea il male, con gesti che vengono da Dio: perdonare i nemici, trasfigurare il dolore, immedesimarsi nel prossimo: è l'eternità che si insinua nell'istante. Infatti: ciò che scioglierete, come lui ha sciolto Lazzaro dalle bende della morte; ciò che legherete, come lui ha legato a sé uomini e donne; ciò che scioglierete avrà libertà per sempre, ciò che legherete avrà comunione per sempre.

Omelia di padre Ermes Ronchi

 

Liturgia e Liturgia della Parola della XXIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) 10 settembre 2017

tratto da www.lachiesa.it