Quando la fede nasce in parrocchia: la testimonianza di padre Angelo Battaglia con i catecumeni Manuel ed Esmeralda

News del 09/04/2017 Torna all'elenco delle news

Quando la fede nasce dall’accoglienza, dalla testimonianza semplice nella vita quotidiana di una comunità.  E’ la storia di Manuel Messina ed Esmeralda Hyka, due giovani che stanno compiendo in questo periodo il loro cammino di catecumeni “eletti” in attesa di ricevere il Battesimo nella notte di Pasqua. Ed è la storia di un’intera comunità, quella di Brancaleone, paesino all’estremo confine della diocesi di Reggio-Bova che, della sua distanza dal centro ha saputo farne una opportunità, trasformando le diversità, i limiti e le difficoltà in occasioni di confronto e di arricchimento. Grazie anche all’impegno di padre Angelo Battaglia, che da quattro anni lavora in rete con le istituzioni e le associazioni che operano nel territorio per creare sinergie positive all’interno di un sistema di valori condiviso: il valore della vita, il rispetto delle identità culturali, l’inclusione, la cittadinanza attiva, la carità. 

A Brancaleone la diversità non fa paura: il rispetto e l’integrazione rappresentano lo stile di vita di una comunità che in questi ultimi anni ha vissuto ad ondate le immigrazioni dall’Albania, dai territori poveri dell’Asia e dell’Africa e dalle non troppo lontane zone di conflitto mediorientali: i profughi hanno importato le proprie tradizioni e culture ma accettano volentieri di partecipare a questo progetto di inclusione e integrazione. “A scuola – racconta padre Angelo – l’insegnamento della religione cattolica vede la partecipazione di tutti, anzi diventa un’occasione per educare al rispetto dell’altro, partendo dall’identità per conoscere le differenze, per non vergognarsi della propria fede, per accogliere quei valori universali umani che possono diventare una ricchezza per tutti. Si crea un clima di collaborazione tra la scuola e la parroccchia, per dare a tutti la possibilità di esprimersi senza rinunciare alla propria identità. Il messaggio cristiano passa attraverso la dimensione educativa della fede, da declinare nell’impegno che ciascuno, soprattutto gli adulti, deve mettere per accompagnare le giovani generazioni. Ma anche attraverso la carità, una porta grande e silenziosa che si spalanca per andare incontro alle famiglie, di immigrati e non, più bisognose della comunità”. 

Così la fede diventa testimonianza, anzi controtestimonianza, rispetto alla apaticità di molti cristiani che non vogliono immettere la propria fede nella vita o alle “fuoriuscite di tanti cristiani deboli, che - come sottolinea padre Angelo – non mettono alla prova la propria vocazione, non fanno crescere quello che è il protagonismo cristiano, che è alla base del Vangelo, con l’annuncio e soprattutto con la testimonianza”.

“Spesso i giovani si allontanano dalla fede per l’incoerenza dei coetanei, per le contraddizioni che si creano all’interno delle comunità parrocchiali, le gelosie, i pettegolezzi, le piccole rivalità. Cerco di far capire  - precisa padre Angelo - che non bisogna fermarsi ai limiti perchè questo può diventare un’alibi per allontanarsi o per non impegnarsi! Il riferimento deve restare sempre la comunità perché la chiesa è comunità! Credo che i giovani debbano vivere tutti i dinamismi della parrocchia, la carità, la catechesi, la liturgia, la preghiera - continua padre Angelo, il cui impegno è rivolto al coinvolgimento dei giovani anche attraverso il metodo scout. 

Manuel ed Esmeralda hanno incontrato la fede frequentando l’oratorio ed il coro parrocchiale, scoprendo la gioia di una chiamata che ha cambiato la loro vita nella condivisione delle esperienze quotidiane di servizio con i loro coetanei.

Manuel, che proviene da una famiglia cristiana, il padre di religione evangelica, ma non praticante, ha 23 anni e si è avvicinato alla parrocchia solo da tre anni perché alcuni suoi amici svolgevano come animatori attività educative per bambini e ragazzi.  “L’ho trovato un ambiente molto semplice, caloroso e accogliente, in cui si vive la gioia di stare insieme. Ho iniziato – racconta -impegnandomi in alcuni servizi utili alla comunità e poi piano piano mi sono avvicinato al Signore attraverso la preghiera e stando in silenzioso dialogo di fronte a Gesù per affidargli le mie preoccupazioni, i miei propositi, la mia vita. È il senso di quell’amore che spesso andiamo cercando chissà come e dove, quando invece lo abbiamo dentro e abbiamo la paura di scoprirlo e rivelarlo a noi stessi”. Manuel ha iniziato da pochi mesi la carriera militare ed anche in caserma cerca rifugio in chiesa perché “è l’unico posto dove mi sento a casa mia”. Nella fede ha trovato la forza di non arrendersi mai davanti alle difficoltà e la serenità per affrontare le scelte importanti della sua vita. 

I genitori di Esmeralda, di origine albanese, sono musulmani ma l’hanno lasciata libera di decidere della sua fede una volta raggiunta la maggiore età. Ed Esmeralda aspetta questo momento ormai da 4 anni, da quando ha iniziato a frequentare le ragazze del coro della parrocchia Maria SS. Addolorata di Galati, frazione di Brancaleone, dove vive.  “Finalmente tutti i nodi si sono sciolti e non ci sono più impedimenti – racconta Esmeralda, che ora ha quasi 20 anni. Le ragazze del coro, insieme al parroco, hanno pregato, lavorato instancabilmente e sofferto insieme a me perché tutto questo si realizzasse. Ho capito che il Signore chiama ed è questo il grande mistero: il modo in cui suscita nel cuore la certezza della sua continua presenza, che salva e rende felici. Così è stato anche per me, perché durante questo tempo di attesa ho capito che le diverse situazioni, belle e brutte, non sono state frutto del caso, ma tutto mi ha aiutato a realizzare questo desiderio”.

Padre Angelo considera un grande dono per la sua esperienza di parroco e per la sua comunità il cammino di fede di Manuel ed Esmeralda, che spera di accompagnare non solo fino alla Veglia di Pasqua, ma nella vita, per farli diventare sempre più parte della comunità.

di Antonia Cogliandro