Quando la fede è una conquista: la testimonianza di Demetrio Dimov, battezzato l'anno scorso in Cattedrale

News del 21/03/2017 Torna all'elenco delle news

Quando la fede è una conquista, un traguardo ambito e raggiunto con determinazione. E’ la storia di Demetrio Dimov, uno dei catecumeni che l’hanno scorso durante la Veglia Pasquale ha ricevuto i sacramenti dell’iniziazione cristiana. E’ molto felice di poter dare la sua testimonianza, di condividere la gioia che quest’esperienza ha portato nella sua vita. “E’ stata una esperienza bellissima – mi dice - quel giorno non lo dimenticherò mai!” e confessa di essere ancora emozionato, a distanza di un anno, nel ricordarlo. Sul suo comodino da quel giorno ci sono la Bibbia ed il rosario, insieme alla stola bianca indossata quella notte per il Battesimo.  “Sono contento di avere fatto questo percorso perché ho capito che ci sono alcuni valori per cui vale la pena vivere e che invece le cose materiali non sono di importanza vitale. Riesco ad apprezzare alcune cose che prima non consideravo”. Demetrio ha 39 anni, è di origini bulgare ma ormai da 9 anni vive in Italia.  Ed italiano sta per diventarlo a tutti gli effetti, perché fra un paio d’anni terminerà il periodo richiesto per ottenere la cittadinanza. 

Racconta la sua vita in poche battute: “Sono nato da un matrimonio tra un musulmano ed una ortodossa, ero il primo figlio ed i miei non si sono messi d’accordo su quale fede scegliere per me. Ho avuto un’infanzia difficilissima perchè c’erano sempre problemi tra i miei genitori, ho visto molta violenza. Mio padre non mi ha istruito nei principi dell’islam. Mia madre invece frequentava la chiesa quando poteva, ed ogni tanto io andavo con lei. Quando ho potuto sono andato via da casa, il mio sogno era venire in Italia. Così sono arrivato in Calabria! All’inizio è stato difficile, sia perché ho dovuto imparare la lingua sia per trovare lavoro. Come straniero bisogna guadagnarsi prima la fiducia e il rispetto. Ma il lavoro non mi è mai mancato, ed adesso non sono io a dover cercare lavoro, ma è il lavoro che cerca me!”. Nelle sue parole c’è l’orgoglio di chi si è fatto da solo, di chi ha perseguito con ostinazione i propri obiettivi, affrontando sempre le difficoltà con grande caparbietà e, come dice,  con “perseveranza”. Ma c’è anche tanta sofferenza, vissuta nella propria carne e soprattutto vista. Il suo lavoro è infatti assistere i malati gravi, spesso terminali.   “In tutti questi anni ho visto tanta sofferenza che non se lo può nemmeno immaginare”, mi dice. Da questo incontro con la sofferenza è nata la sua nuova vita. Adesso ha tante famiglie quanti sono i malati che ha assistito, ed in ognuna si sente a casa, ritrovando l’affetto ed il calore che nella sua famiglia gli sono mancati. Nella sofferenza ha incontrato il corpo di Cristo, da accudire, lavare, dissetare, spostare, medicare, rinfrancare. Nella sofferenza ha conosciuto il valore della dignità umana, il sacrificio, la carità verso chi è debole, umiliato nella carne, sconfitto nella volontà, distrutto dal dolore. Prima di ritrovare Cristo nel Vangelo, l’ha scoperto nei volti consumati dalla malattia. “Presso una famiglia di testimoni di Geova ho iniziato a leggere la Bibbia, ma mi sono accorto che non condividevo quello che cercavano di insegnarmi. Poi un giorno sono entrato in una chiesa cattolica, ed è come se fossi stato toccato, sono rimasto colpito. Il Signore vede tutto, indica la strada….Così quando mi sono trasferito a Reggio nel 2013  l’occasione si è manifestata tramite un malato di SLA che assistevo, al quale un ministro della comunione veniva a portare l’ostia consacrata. Grazie a Luca, che poi è diventato il mio catechista, ho potuto comprendere e realizzare questo desiderio che già da tempo avvertivo dentro di me. Il mio percorso è durato due anni, nei quali ho iniziato il mio cammino nella parrocchia di S. Sperato. Riuscivo a farmi dare il permesso per andare a Messa la domenica”. 

Demetrio non vive più a Reggio, è andato via dal giugno scorso, dopo che il suo assistito, Umberto, gravemente malato di SLA, è venuto a mancare. “E’ stato un dolore troppo grande”. Adesso segue un corso per OSS a Siderno e continua a frequentare abitualmente la Messa domenicale. “Mi sposto sempre per lavoro o per studio, ma, dovunque mi trovo, cerco sempre la chiesa”. La sua vita è davvero cambiata: “ho trovato finalmente la pace". “Ho perdonato mio padre: prima non volevo vederlo, né vivo né morto, adesso l’ho aiutato quando è rimasto senza lavoro”. “Ringrazio tutti i giorni il Signore, per tutto quello che mi sta accadendo”. Della sua esperienza dice: “credo che da grandi si debba poter scegliere, come è successo a me, per poter capire a cosa si va incontro”. Dal giorno del Battesimo vuole tenere fede all’impegno: “dobbiamo vivere tutti i giorni il Vangelo!”. 

di Antonia Cogliandro