8 gennaio 2017 - Festa del Battesimo del Signore: il nostro battesimo quotidiano

News del 07/01/2017 Torna all'elenco delle news

« Conviene che così adempiamo ogni giustizia »- Cristo nel battesimo si fa luce, entriamo anche noi nel suo splendore ; Cristo riceve il battesimo, inabissiamoci con lui per poter con lui salire alla gloria...Giovanni dà il battesimo, Gesù si accosta a lui, forse per santificare colui dal quale viene battezzato nell'acqua, ma anche di certo per seppellire totalmente nelle acque il vecchio uomo. Santifica il Giordano prima di santificare noi e lo santifica per noi. E poiché era spirito e carne, santifica nello Spirito e nell'acqua (Gv 3,4). Il Battista non accetta la richiesta, ma Gesù insiste : « Io ho bisogno di essere battezzato da te », dice la lucerna al Sole (Gv 5, 35), l'amico allo Sposo (Gv 3, 29), colui che è il più grande tra i nati di donna al primogenito di ogni creatura (Mt 11,11 ; Col 1,15).

Gesù sale dalle acque e porta con sé in alto tutto intero il cosmo. Vede scindersi e aprirsi i cieli, quei cieli che Adamo aveva chiuso per sé e per tutta la sua discendenza, quei cieli preclusi e sbarrati, come il paradiso dalla spada fiammegiante (Gen 3, 24). E lo Spirito testimonia la divinità di Cristo : si presenta simbolicamente sopra colui che gli è del tutto uguale. Una voce proviene dalle profondità dei cieli, da quelle stesse profondità dalle quali proveniva Chi in quel momento riceveva la testimonianza. Lo Spirito appare visibilmente come colomba e, in questo modo, onora anche la nostra carne divinizzata.

Discorso per il Battesimo del Signore di San Gregorio Nazianzeno (330-390), vescovo, dottore della Chiesa39 ; PG 36, 359-363

 

Gesù doveva convertirsi a noi!

Oggi termina il Tempo di Natale; la prossima domenica riprenderà il Tempo Ordinario: sette settimane, 50 giorni appena e si entra in Quaresima, tutti insieme appassionatamente: tempus fugit! 

Tre giorni fa, in occasione dell'Epifania del Signore, la liturgia prevedeva l'annuncio della Pasqua, con le date più significative del tempo forte che precede e segue la domenica di Risurrezione.

Eccoci con l'immaginazione - e, spero, anche con la fede - ai guadi del Giordano, in fila, tra la folla penitente, in attesa di ricevere il Battesimo di Giovanni: mi sono chiesto perché, così tanta gente aveva deciso di intraprendere quel viaggio, da Gerusalemme e dintorni, fino al fiume sacro, per sottoporsi a quel rituale di purificazione. Ai tempi di Gesù non c'erano mezzi di comunicazione veloci e la distanza da coprire è di oltre 150 km. Non c'era facebook, né TV, né giornali..., le notizie viaggiavano con il passaparola. Eppure tutti i Vangeli accreditano la fama diffusa del Battista, il carisma che emanava dalla sua persona, il coraggio di quell'uomo nel dire in faccia la verità senza alcun rispetto umano... Persino il re Erode lo conosceva di persona; (Erode) "temeva Giovanni, sapendolo giusto e santo, e vigilava su di lui; e anche se nell'ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri." (Mc 6,20).

Fatto sta che in quei giorni il (nuovo) profeta vestito di peli di cammello, che mangiava locuste e miele selvatico, aveva rubato la scena ai sacerdoti del Tempio e al Tempio stesso - da schiattare di invidia! -... tanto che i fedeli disertavano le celebrazioni, preferendo andare al Giordano, a mettersi in coda per confessare i propri peccati, immergersi in quelle acque limacciose, e farsi coprire di insulti, pardon, farsi battezzare da Giovanni...

Sarei tentato di tradurre la scena ai giorni nostri, e considerare il fenomeno analogo, di diffusa diserzione delle Messe in parrocchia, da parte di migliaia e migliaia di fedeli, i quali preferiscono recarsi in auto, in treno, o magari con l'aereo, in luoghi sacri - ma anche no! - per incontrare santoni, veggenti, e taumaturghi vari e sottoporsi ai rispettivi rituali di guarigione...

Come vedete, nihil novum sub soli, niente di nuovo sotto il sole. Si chiama miracolismo, sensazionalismo: non si tratta soltanto di un'alternativa allettante per i cristiani di fede tiepida, particolarmente suggestionabili, i quali, in cambio di un'illusoria prospettiva di benessere, son disposti a spendere tempo, soldi e macinare chilometri; ma costituisce anche un'occasione allettante per chi sfrutta l'ingenuità di costoro e ci specula alla grande. Non è un segreto, infatti, che intorno a certi personaggi e ai loro centri di spiritualità - vera, o presunta - proliferi un indotto economico mica da scherzo. 

Ma torniamo a Gesù che si sottomette a Giovanni, nonostante le iniziali proteste di lui, per ricevere il battesimo di conversione. Ecco, il battesimo di conversione: ma da che cosa doveva convertirsi, il Signore, e verso chi doveva convertirsi? Credo che il Figlio di Dio non avesse nulla da cui convertirsi; ma qualcuno a cui convertirsi sì! Gesù doveva convertirsi agli uomini, doveva convertirsi a noi; sapendo che convertirsi agli uomini avrebbe significato morire per loro, morire per noi.

Non fu una scelta facile...Nonostante la dichiarazione del Padre suo, che Matteo presenta come rivolta ai testimoni della teofania, nonostante che Dio avesse posto in Gesù di Nazareth il suo personale compiacimento, il novello Messia dovette fin da subito fare i conti con le tentazioni del mondo, il potere economico, il potere religioso e il potere politico, (tentazioni) alle quali il diavolo lo sottopose all'indomani del battesimo, dopo un digiuno di quaranta giorni nel deserto. E sapete qual'era la forza della tentazione? non certo il desiderio, non certo la brama del potere; ma la consapevolezza che quei poteri - economico, religioso, politico - Lui li aveva già tutti, e in sommo grado!

Possiamo ben immaginare la fatica di dire NO a ciò che sarebbe stato del tutto conforme alla sua dignità di Messia: ma, nel contesto in cui Gesù si trovava - il digiuno nel deserto -, usare dei (suoi) poteri divini a proprio vantaggio sapeva troppo di strumentalizzazione... 

Trasformare pietre in pani per sfamare se stesso, no; ma moltiplicare tre pani per sfamare migliaia di persone, sì!

Entrare nella città santa per sovvertire il potere dei sacerdoti e sostituirlo con il suo, no; ma uscire dalla città santa, carico della croce per salvarci sacrificando se stesso, sì!

Mettere in ridicolo la boria di Erode, mandare in crisi la saccenza di Pilato, no; ma accettare in silenzio le umiliazioni e gli oltraggi dei soldati, perdonando in cuor suo, sì!

Del resto, l'accusa che gli muovevano, scuotendo il capo, coloro che passavano sotto la croce, era: "Ha salvato gli altri, non può salvare se stesso. È il re d'Israele, scenda ora dalla croce e gli crederemo.". Poteva farlo... Non lo fece.

"Ha confidato in Dio - mormoravano i sommi sacerdoti, contemplando l'agonia del Crocifisso - lo liberi lui, se gli vuol bene."; in questo, avevano assolutamente ragione: Gesù amava gli uomini, ma amò Dio di più. Gesù si era convertito agli uomini, ma non voltò mai lo sguardo dal Padre suo. Gesù obbedì agli uomini, ma restò obbediente a Dio fino alla morte, e alla morte di croce. Per questo Dio lo ha esaltato, e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome... (cfr.Fil 2). Reso perfetto dalle cose che patì, Gesù divenne causa di salvezza per tutti coloro che gli obbediscono (cfr. Eb 5).

Al termine di questo tempo di Natale, ci portiamo a casa un pensiero che è anche un programma di vita: quando la fede vince sugli interessi personali e sulle umane necessità, allora la fede raggiunge la sua piena maturità, manifesta il suo valore sanante, e ci rende immortali. 

Abbiamo cinquanta giorni per rifletterci, prima di entrare anche noi, come Gesù, nel deserto del digiuno e prepararci a risorgere con Lui, la mattina di Pasqua...

Omelia di fr. Massimo Rossi

 

Battesimo di Gesù, il cielo si apre e nessuno lo richiuderà

Gesù, ricevuto il Battesimo, stava in preghiera ed ecco il cielo si aprì. Il Battesimo è raccontato come un semplice inciso; al centro è posto l'aprirsi del cielo. Come si apre una breccia nelle mura, una porta al sole, come si aprono le braccia agli amici, all'amato, ai figli, ai poveri. Il cielo si apre perché vita esca, perché vita entri. Si apre sotto l'urgenza dell'amore di Dio, sotto l'assedio della vita dolente, e nessuno lo richiuderà mai più.

E venne dal cielo una voce che diceva: questi è il figlio mio, l'amato, in lui ho posto il mio compiacimento. Tre affermazioni, dentro le quali sento pulsare il cuore vivo del cristianesimo e, assieme a quello di Gesù, il mio vero nome.

Figlio è la prima parola. Dio genera figli. E i generati hanno il cromosoma del genitore nelle cellule; c'è il DNA divino in noi, «l'uomo è l'unico animale che ha Dio nel sangue«(G. Vannucci).

Amato è la seconda parola. Prima che tu agisca, prima della tua risposta, che tu lo sappia o no, ogni giorno, ad ogni risveglio, il tuo nome per Dio è "amato". Di un amore immeritato, che ti previene, che ti anticipa, che ti avvolge da subito, a prescindere. Ogni volta che penso: «se oggi sono buono, Dio mi amerà», non sono davanti al Dio di Gesù, ma alla proiezione delle mie paure!

Gesù, nel discorso d'addio, chiede per noi: «Sappiano, Padre, che li hai amati come hai amato me». Frase straordinaria: Dio ama ciascuno come ha amato Gesù, con la stessa intensità, la stessa emozione, lo stesso slancio e fiducia, nonostante tutte le delusioni che io gli ho procurato.

La terza parola: mio compiacimento. Termine inconsueto eppure bellissimo, che nella sua radice letterale si dovrebbe tradurre: in te io provo piacere. La Voce grida dall'alto del cielo, grida sul mondo e in mezzo al cuore, la gioia di Dio: è bello stare con te. Tu, figlio, mi piaci. E quanta gioia sai darmi!

Io che non l'ho ascoltato, io che me ne sono andato, io che l'ho anche tradito sento dirmi: tu mi piaci. Ma che gioia può venire a Dio da questa canna fragile, da questo stoppino dalla fiamma smorta (Isaia 42,3) che sono io? Eppure è così, è Parola di Dio.

La scena grandiosa del battesimo di Gesù, con il cielo squarciato, con il volo ad ali aperte dello Spirito, con la dichiarazione d'amore di Dio sulle acque, è anche la scena del mio battesimo, quello del primo giorno e quello esistenziale, quotidiano.

Ad ogni alba una voce ripete le tre parole del Giordano, e più forte ancora in quelle più ricche di tenebra: figlio mio, mio amore, mia gioia, riserva di coraggio che apre le ali sopra ciascuno di noi, che ci aiuta a spingere verso l'alto, con tutta la forza, qualsiasi cielo oscuro che incontriamo.

Omelia di padre Ermes Ronchi

 

 

Liturgia e Liturgia della Parola della Festa del Battesimo del Signore (Anno A) 8 gennaio 2017

tratto da www.lachiesa.it

 

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