8 maggio 2016 - Solennità dell'Ascensione del Signore: Gesù entra nel profondo di tutte le vite

News del 07/05/2016 Torna all'elenco delle news

Ascensione, alla ricerca con Cristo di un crocevia tra terra e cielo, di una fessura aperta sull'oltre, su ciò che dura al di là tramonto del giorno: sapere che il nostro amare non è inutile, ma sarà raccolto goccia a goccia e vissuto per sempre; che il nostro lottare non è inutile; che non va perduta nessuna generosa fatica, nessuna dolorosa pazienza.

Il Vangelo ci pone in bilico tra cielo e terra, in una perenne ascensione, sospinge in avanti e verso l'alto. «Tutto il cammino spirituale si riassume nel crescere verso più coscienza, più libertà e più amore. Anzi l'intera esistenza del cosmo, dai cristalli agli animali, è incamminata lungo queste tre direttrici profonde: più consapevolezza, più amore, più libertà» (Giovanni Vannucci).

Guardiamo i tre gesti ultimi di Gesù: invia, benedice, scompare.

Inizia su quell'altura la "Chiesa in uscita" (papa Francesco). Inizia con l'invio che chiede agli apostoli, un cambio di sguardo. Devono passare da una comunità, da una Chiesa che mette se stessa al centro, che accende i riflettori su di sé, da una Chiesa centripeta ad una Chiesa che si mette al servizio del cammino ascensionale del mondo, al servizio dell'avvenire dell'uomo, della vita, della cultura, della casa comune, delle nuove generazioni. Una Chiesa rabdomante del buono del mondo, che vuole captare, cogliere e far emergere le forze più belle.

Convertiteli: coltivate e custodite i semi divini di ciascuno. Come faceva Gesù che percorreva la Galilea e andava in cerca della faglie, delle fenditure nelle persone, là dove scorrevano acque sepolte, come con la samaritana al pozzo. Captava le attese della gente e le portava alla luce.

Così la Chiesa, sapendo che il suo annuncio è già preceduto dalla presenza discreta di Dio, dall'azione mite e possente dello Spirito, è inviata al servizio dei germi santi che sono in ciascuno. Per ridestarli.

Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Una lunga benedizione sospesa, in eterno, tra cielo e terra veglia sul mondo. La maledizione non appartiene a Dio, lo dobbiamo testimoniare. Il gesto definitivo di Gesù è benedire. Il mondo lo ha rifiutato e ucciso e lui lo benedice. Benedice me, così come sono, nelle mie amarezze e nelle mie povertà, in tutti i miei dubbi benedetto, nelle mie fatiche benedetto.

Mentre li benediceva si staccò da loro. La Chiesa nasce da quel corpo assente. Ma Gesù non abbandona i suoi, non se ne va altrove nel cosmo, ma entra nel profondo di tutte le vite. Non è andato oltre le nubi ma oltre le forme: se prima era insieme con i discepoli, ora sarà dentro di loro, forza ascensionale dell'intero cosmo verso più luminosa vita.

Omelia di padre Ermes Ronchi 

 

Ascende il Signore onnipotente e misericordioso

Come tutte le solennità di questo anno giubilare della misercodia, anche la solennità dell'Ascensione al cielo di nostro Signore Gesù Cristo, che celebriamo in questa seconda domenica di maggio, nella festa della mamma, nel ricordo annuale della Madonna di Pompei, ci impegna a riflettere sul quell'ascendere di Cristo alla gloria del cielo, da dove era venuto, per portare al mondo la pace e la ricociliazione e perché noi fossimo partecipi della sua vita divina. Nella lettera agli Ebrei che oggi leggiamo nella liturgia della parola di Dio, è esattamente messa in risalto il contenuto teologico pià preciso del mistero dell'ascensione di Cristo. Egli "non è entrato in un santuario fatto da mani d'uomo, figura di quello vero, ma nel cielo stesso, per comparire ora al cospetto di Dio in nostro favore". La sua missione sulla terra ha un preciso scopo, quello di aprire agli uomini la via del cielo, la via della misercordia per sempre. Gesù è il Signore onnipotente e misercordioso. Infatti, nella pienezza dei tempi, "egli è apparso per annullare il peccato mediante il sacrificio di se stesso. E come per gli uomini è stabilito che muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizio, così Cristo, dopo essersi offerto una sola volta per togliere il peccato di molti, apparirà una seconda volta, senza alcuna relazione con il peccato, a coloro che l'aspettano per la loro salvezza". A questo infinito amore misericodioso di Dio, ognuno di noi può rispondere con il proprio sì, la propria adesione di fede a Gesù Cristo. Noi "abbiamo piena libertà di entrare nel santuario per mezzo del sangue di Gesù, via nuova e vivente che egli ha inaugurato per noi attraverso il velo, cioè la sua carne, e poiché abbiamo un sacerdote grande nella casa di Dio, accostiamoci con cuore sincero, nella pienezza della fede, con i cuori purificati da ogni cattiva coscienza e il corpo lavato con acqua pura. Manteniamo senza vacillare la professione della nostra speranza, perché è degno di fede colui che ha promesso". Il sangue di Cristo versato sulla croce per, il mistero pasquale della redenzione è la strada maestra per incontrare Cristo nella vita presente, nella quale è richiesta la fede in Lui, e nella vita futura, quella che il Signore ha preparato per ognuno di noi, e alla quale parteciperemo per sempre se viviamo nell'amore.

La nostra fede si fondi sempre più in quel Cristo amore e misericordia che si presenta a noi nella passione, morte, risurrezione e ascensione al cielo, come ci ricordano gli Atti degli Apostoli nella prima lettura di questa solennità giubilare.

Luca, l'estensore degli Atti degli Apostoli, dopo la composizione del suo vangelo scrive all'amico Teòfilo, sintetizzando il contenuto di quel testo. In tale vangelo ha trattato di tutto quello che Gesù aveva fatto ed insegnato dagli inizi fino al giorno in cui fu assunto in cielo, dopo aver dato disposizioni agli apostoli che si era scelti per mezzo dello Spirito Santo.

Il momento dell'ascensione al cielo di Gesù è descritto da Luca sia in questo brano che in quello del Vangelo con molta semplicità e spontaneità, mettendo in evidenza il ruolo degli apostoli.

Il racconto dell'ascensione ci lascia con il naso all'insù, a guardare per sempre il cielo, ma ci impegna a guardare la terra, nella quale siamo, operiamo ed attendiamo la definitiva venuta di Cristo sulla terra. In questa attesa dobbiamo costruire quel mondo di luce e di pace che Cristo è venuto ad inaugurare quaggiù con il preciso scopo di fare dell'umanità, una nuova umanità nell'amore, nella pace, nel perdono e nella riconciliazione. Il messaggio evangelico nella sua essenza, lo troviamo espresso nel vangelo di questa solennità. E' lo stesso Gesù che rivolgendosi ai suoi discepoli, prima di ascendere al cielo, pronuncia le parole che vanno diritte al cuore degli apostoli, ormai ben disposti ad accettare dal Signore ogni cosa.

E' nel nome di Cristo che la Chiesa in questi due millenni ha predicato al vangelo ad ogni popolo della terra, con i risultati che ben sappiamo e conosciamo. Certo l'opera di evangelizzazione e promozione umano no si può arrestare con le prime difficoltà, ma, al contrario, si deve sviluppare ulteriormente quando i temi si fanno più duri per tutti e il coraggio della fede e della testimonianza si fa urgente soprattutto in quelle comunità cristiane, dove maggior è il tentennamento nella fede e nelle opere espressione di vera fede.

Omelia di padre Antonio Rungi

 

Io ho bisogno di te e tu hai bisogno di me

Oggi la chiesa celebra la festa dell'Ascensione. La liturgia celebra tre feste: Pasqua (la resurrezione), quaranta giorni dopo Pasqua l'ascensione, cinquanta giorni dopo la Pentecoste (domenica prossima). Ma fino al V secolo vi era un'unica festa. In realtà sono tre momenti di un'unica realtà e di un unico evento. Rispondono a tre domande diverse: Gesù è morto? Sì, ma è anche risorto (Pasqua). Gesù non è rimasto nella morte. E dov'è Gesù adesso? Gesù è in cielo, è salito al cielo (Ascensione). Ma noi siamo senza Gesù? No, Lui c'è, solo che è presente in un altro modo: lo Spirito Santo (Pentecoste).

Gesù è presente ancora ma diversamente. Nella prima lettura di oggi (At 1,1-11) Lc racconta ancora l'ascensione e parla di una nube che lo sottrae agli occhi dei discepoli (At 1,9). La nube nella Bibbia è il segno della presenza misteriosa di Dio. D'ora in poi Dio è presente nel mondo così: c'è ma non si vede; non si vede ma c'è. Finora gli apostoli lo avevano visto in carne ed ossa; adesso continua ad esserci ma in un'altra forma. Ci avete mai pensato? La parola Ri-velazione cosa vuol dire? Da una parte vuol dire vedere, essere illuminati, capire. Ma ri-velare vuol dire anche mettere il velo (velare) di nuovo (ri-), cioè nascondere. Per chi ha occhi Dio è visibile dovunque e in ogni luogo. Per chi non ha occhi Dio è assente dappertutto e in ogni posto. Dio c'è? Dipende da te. Dio c'è? No. Dio c'è? Sì. Entrambe le cose sono vere è che si pongono su livelli diversi.In questo mondo la presenza di Dio è nell'assenza, è misteriosa, è rivelata, è silenziosa, discreta.

Sapete come si chiude la Bibbia? Con l'invocazione: "Vieni, Signore Gesù!" (Ap 22,20). Dio è presente nel mondo, ma non del tutto, non è ancora del tutto rivelato, manifesto. C'è già, ma non ancora del tutto, per questo si prega: "Vieni, Signore Gesù!". Nel Padre Nostro noi diciamo sempre (tra l'altro è la richiesta centrale): "Venga il tuo regno" (Mt 6,10). Cioè: non è ancora tutto manifestato il tuo regno, tu non ti sei ancora rivelato, mostrato del tutto. Dio è misterioso perché, dal nostro punto di vista, è presente ma non lo abbiamo ancora capito del tutto, non lo abbiamo ancora compreso del tutto, non lo abbiamo scoperto del tutto. E dal suo, lui stesso non si è manifestato del tutto. Siamo nella fase delle nube. Dio allora c'è oggi ma non è del tutto chiaro, visibile: un giorno lo sarà ma non oggi. Questo vuol dire:

A. Dio va ricercato. Lo trovi e te ne riempi ma è sempre oltre, più grande, più profondo, più in là. Per questo Dio è desiderio, anelito: lo vivi ma anche non lo afferri mai. I sacramenti, le preghiere, i riti, la chiesa stessa, sono i mezzi per arrivare a Lui: di là, non ci sarà più bisogno di tutto questo perché saremo in Lui.

B. Non sappiamo tutto di Dio: siamo in cammino. Dio è in evoluzione, non perché Lui lo sia (in Dio non c'è neppure il tempo!), ma perché la nostra comprensione di Lui è in evoluzione, in cammino.Allora non assolutizziamo troppo le nostre posizioni: quello che sappiamo oggi forse domani si rivelerà diverso o magari opposto. Non pretendiamo di aver già raggiunto la formulazione perfetta della fede. Siamo in cammino e Lui stesso non si è ancora rivelato del tutto.

C. La verità non è solo ciò che è ma anche ciò che deve ancora essere. Sappiamo che la morte non è la fine del nostro cammino e della nostra evoluzione. C'è un oltre, c'è un di più, c'è qualcos'altro. Non so cosa ma so che di certo c'è.

Gesù non c'è più ci siamo noi. Nel vangelo di oggi Gesù fa delle cose che prima non aveva mai fatto. 1. Alza le mani (24,50): le alza verso l'alto per far vedere da dove viene la Forza (dall'alto, da Dio). 2. Benedice gli apostoli (24,50-51) - e il vangelo lo dice due volte. Benedire è passare, trasmettere un potere. 3. Gli apostoli lo adorano (24,52): riconoscono che il loro potere viene da Lui. La forza è in loro ma non viene da loro, non l'hanno creata loro. Partecipano dell'unica Forza della Vita che è il Risorto. In te c'è la Vita (e la Forza) ma tu non sei la Vita. Utilizzi la vita, sei nella vita ma non sei la Vita. Quindi utilizza e ringrazia per ciò che hai ma sii consapevole che non è tuo. 4. Gli apostoli poi tornano a Gerusalemme (24,52). Perché a Gerusalemme? Perché lì riceveranno lo Spirito (At 2,1-13). A Gerusalemme era finita l'avventura di Gesù e da Gerusalemme ripartirà e continuerà l'avventura dei nuovi Gesù. E' evidentemente tutto questo un passaggio di poteri, un'investitura: io non ci sono più, adesso ci siete voi. Avete tutti i poteri e la forza per fare ciò che io ho fatto. Mc è sublime nel descrivere i poteri degli apostoli: 

Parlare lingue nuove. Qual è la lingua che arriva ad ogni persona, ad ogni cuore? L'amore. 

Prendere in mano i serpenti. C'è un problema (serpente)? Qualsiasi esso sia tu hai la forza di prenderlo in mano, di affrontarlo, di guardarlo. Non devi più scappare.

Bere il veleno. Ti giudicheranno? Ti faranno del male? Ci sarà da mandare giù delle "bastardate"? Ci saranno delle cattiverie da ingoiare? Nessuna paura, sei in grado di "berle" e di andare avanti lo stesso. Tutto questo non fermerà la tua strada e il tuo cammino.

Imporre la mano ai malati e guarirli. C'è un demonio? C'è una malattia? C'è un blocco? C'è una "cosa dura" dentro di te? Hai tutta la forza nelle tue mani per guarire, cambiare, trasformarti ed essere un uomo felice, sano, vero, forte e trasparente, senza maschere, senza falsità, senza difese, senza camaleontismi.

Tocca a te adesso. Nella prima lettura un angelo dice agli apostoli: "Perché state a guardare il cielo?" (1,11). "Ma cosa aspetti? La manna dal cielo? Che un miracolo cada dall'alto? Una magia?". Tocca a te adesso. Lui non c'è più ci sei tu.

Il vangelo ha un'ottica completamente diversa dalla nostra. Dio ci ha dato tutti i poteri e la forza che ci serve. Noi preghiamo spesso così: "Signore, dammi questo... dammi quello... fa' che succeda questo... fa' che non accada quella cosa... fa' che lui diventi così... fa' che l'altro cambi... fammi passare questo...". Ma quando andremo di là non saremo noi che diremo a Lui: "Beh, dov'eri qui?", e gli mostreremo tanti momenti difficili della nostra vita. E saremo anche arrabbiati perché Lui, che doveva intervenire, non l'ha fatto e ci ha lasciati là soli nel casino e nella tempesta. E ci lamenteremo pure con Lui perché altri li ha trattati meglio di noi: a noi ci ha dato tante sfortune mentre altri avevano tutte le fortune del mondo. Ma sarà Lui che ci dirà: "Ti ho dato la forza, ti ho dato la luce, ti ho dato tutto ciò che ti serviva. Perché hai lasciato morire il tuo matrimonio? Ma cosa pensavi, che dovessi intervenire io? Ti lamentavi sempre che "ne avevi sempre una, che eri sempre ammalato, che tutte accadevano a te": ma ti avevo dato la luce per vedere i demoni che avevi dentro, perché non l'hai utilizzata? Perché ti sei sempre lamentato presso di me di essere triste? Non potevi fare qualcosa tu? Perché non hai fatto niente? Perché non hai preso i treni che io ti ho messo accanto e che ti son passati vicino? Ti lamentavi sempre che "non si può andare avanti così", che la gente è egoista, che tutti pensano a sé: e tu cos'hai fatto tu? Perché non hai fatto niente? Avevo messo in te la mia forza: perché non ti sei mosso?

Lui non c'è più, ci siamo noi. Se come cristiani preghiamo Dio perché cambi questo mondo allora forse non conosciamo bene Dio. Preghiamo Dio non perché Lui cambi il mondo, ma perché dia la forza a me di cambiarlo. Perché Lui vive in me: le sue mani sono le mie mani. Non solo io ho bisogno di Lui ma anche Lui ha bisogno di me. Io ho bisogno di Lui perché Lui mi dia la forza per andare avanti, ma Lui ha bisogno di me perché in questo mondo senza di me Lui non può far nulla. 

Madre Teresa stava ore ed ore in adorazione davanti all'eucarestia. E quando le chiedevano: "Ma dove trova la forza, madre, per fare tutto questo?". Lei rispondeva: "Qui!". Ogni volta che vengo a messa, ascolto il vangelo e prendo l'eucarestia io vengo a fare "il pieno di Lui", perché Lui sia la mia Forza e mi dia quell'energia, quella vitalità, quel coraggio, quella passione, quella decisione, che mi serve per vivere, per scegliere, per essere vero, per compiere la mia strada e il mio destino.

Finché era in vita c'era Gesù. Se gli apostoli avevano bisogno di qualcosa, c'era Gesù che faceva tutto. Adesso Lui non c'è più. Se ho bisogno di qualcosa ci sono io. E Lui? Lui è la mia forza. Io sono l'auto e lui è la benzina. Insieme faremo molta strada. E quando finisce? Si fa il pieno! Per questo si torna ogni domenica in chiesa: è un pieno di benzina.

Omelia di don Marco Pedron

 

Liturgia e Liturgia della Parola della Solennità dell'Ascensione del Signore (Anno C) 8 maggio 2016

tratto da www.lachiesa.it