4 marzo 2014: lettera dell'Arcivescovo Morosini per gli attentati in città

News del 04/03/2014 Torna all'elenco delle news

Carissimi concittadini,

ancora una volta bombe nella nostra Città. Non possiamo tacere davanti a questi ennesimi episodi di criminalità e intimidazione, che sfregiano il volto della nostra Reggio e feriscono il nostro senso di responsabilità e partecipazione. 

Ho pensato di scrivere questa lettera per condividere il dolore con chi ha patito tali attentati, per esprimere il dispiacere e la preoccupazione per il rinnovarsi di modalità mafiose che tutti vorremmo superate, ma soprattutto per trasmettervi speranza. In questi particolari momenti siamo tutti chiamati in causa, nessuno escluso.

Indignato come ogni cittadino mi rivolgo a voi, autori di questo gesto, che sapete solo nascondervi, senza il coraggio di agire allo scoperto: mettere bombe nella propria città è come distruggere la propria casa, che oggi è nostra, e domani sarà anche dei vostri figli. Come uomo di Chiesa vi dico che uccidere i propri fratelli è come uccidere se stessi. Quando finiranno queste azioni di violenza messe in atto per affermare il vostro potere criminale, che ha solo il volto e il sapore della morte? Non avete più paura né della centralità dei luoghi, né degli orari: violenza e morte, non importa chi ci capita. Piuttosto che perseverare nella logica della vendetta, della paura e del ricatto, del guadagno facile e nascosto, uscite coraggiosamente allo scoperto, affrontate con dignità i problemi per costruire qualcosa di utile per la collettività nella legalità e nel rispetto reciproco. Il linguaggio delle bombe, dietro le quali nascondete i vostri messaggi e i vostri ordini, è causa solo di morte e non è da uomini civili.

Immagino che anche voi vi dichiarate cristiani e devoti alla Madonna. Ma questi gesti sono contro ogni forma di religione. Ricordate quanto ho detto durante la festa di Madonna: “Non è possibile gridare in piazza viva Maria, e poi aderire al male; non è possibile commuoversi davanti al Quadro della Madonna della Consolazione, inviare baci e poi non purificare la propria condotta di vita: sarebbero i baci di Giuda. Non possiamo sporcare l’immagine di Maria e di Cristo ponendoli accanto alle bombe, alle armi nascoste o ai soldi rubati o estorti. Non possiamo pregare Maria se poi attentiamo alla vita degli altri con la droga, l’usura, le intimidazioni e con gli omicidi. Questa si chiama ipocrisia!”

Penso, in questo momento, anche alla maggioranza dei reggini che subiscono questi vili attentati. Carissimi, non ci abituiamo a tali episodi. Alziamo la voce! Facciamo sentire il nostro dissenso! Senza paura facciamo capire ai malavitosi che esiste una Reggio che non accetta questa violenza, altrimenti rischiamo di diventare spettatori inermi di questa violenza che prima o poi, direttamente o indirettamente, ci toccherà da vicino. 

Vi scrivo per trasmettervi quella Speranza che, in questo momento, anch’io avverto: possiamo cambiare Reggio! Possiamo farlo soprattutto dopo atti dolorosi come quelli di questi giorni. Atti dai quali possiamo liberarci. Sperare non significa attendere passivamente che le cose cambino, ma significa iniziare a cambiarle personalmente e nel nostro piccolo, suscitando negli altri il desiderio e la volontà di fare altrettanto. Sperare è anche compiere diligentemente il proprio dovere, senza sconti per nessuno. Superiamo insieme, allora, questi ennesimi fatti mafiosi che infangano la nostra Reggio e ciascuno di noi e iniziamo un cammino virtuoso di testimonianza reciproca di un amore sincero nei confronti della nostra città. Prego per tutto questo.

 

                                                                          +  p. Giuseppe

                                                                          Vostro Vescovo  

 

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