19 maggio 2013 - Solennità di Pentecoste: lo Spirito Santo attualizza in noi la presenza di Gesù Risorto

News del 03/05/2013 Torna all'elenco delle news

Celebriamo oggi la solennità della Pentecoste, ovvero della discesa dello Spirito Santo, la terza persona della SS.Trinità, sugli Apostoli riuniti in preghiera nel cenacolo insieme a Maria, la madre di Gesù.
La liturgia della parola di questa solennità, tutto il simbolismo liturgico connesso a questo importante avvenimento per la Chiesa delle origini ci fa immergere totalmente in quel clima di attesa, preghiera e confermazione nella fede che proprio la Pentecoste ci fa ricordare e rivivere. Certo la nostra Pentecoste l'abbiamo soprattutto celebrata in occasione del sacramento della Confermazione o della Cresima. In questi giorni c'è l'usanza di amministrare la cresima ai giovani delle chiese locali.
E' interessante leggere con attenzione ciò che avvenne nel momento in cui lo Spirito Santo discese sugli apostoli. Gli effetti di questa "invasione" sono elencati nel brano degli Atti degli Apostoli che ascoltiamo oggi e che ha registrato i fatti davvero avvenuti e sul quali c'è poco da discetterare o da mettere in dubbio. Tutti gli elementi vanno attentamente considerati e valutati: il fragore improvviso dal cielo, come di un vento, che riempie la casa. La comparsa di lingue di fuoco che si posavano sugli apostoli che sigilla la discesa dello Spirito; il fenomeno della glossolalia, del parlare una pluralità di linguaggio; della presenza a Gerusalemme di popoli di varie nazioni, a conferma dell'universale chiamata alla salvezza e della vicinanza dello Spirito Santo a tutti gli uomini di questo mondo motivati da sani principi morale.
Strettamente collegato al brano degli atti degli Apostoli è il Vangelo di oggi, molto sintetico nella comunicazione immediata dell'esperienza dello Spirito Santo fatta nel giorno di Pentecoste, ma ricco di riflessione e stimolazioni a prendere sul serio la causa della propria santificazione. C'è una possibilità duplice qui prospettata: quella per le persone che voglio seguire Cristo ed osservare la sua legge e vivere nella grazia e nell'amicizia con Dio; quella di lasciare stare Dio, abbandonare l'osservanza della legge del Signore e seguire altre vie in opposizione a Dio. E' chiaro che per un credente, la scelta unica ed obbligatoria è quella di seguire il Signore in ogni parola che esce della sua bocca o può suggerire al nostro cuore e spirito.
Di fronte a tanti problemi personali, famliari, sociali mondiali c'è solo una risposta da dare e la troviamo espressa in questo brano scritturistico: "Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole". Essere in sintonia con Cristo, significare fare il proprio cammino di santità e di perfezione nella carità. Una persona spirituale, una persona che vive questa esperienza nello Spirito è colei o colui che sa praticare gli insegnamenti che vengono da Cristo e che noi troviamo espressi nel Vangelo.
Della carta di identità del cristiano, come uomo spirituale parla l'Apostolo Paolo nel brano della seconda lettura di oggi, tratto dalla Lettera ai Romani. Un testo di alto contenuto teologico e spirituale, ma anche di forte proposta pastorale e morale.
Il salto di qualità che dobbiamo fare è quello di abbandonare i desideri della carne e lasciarci prendere dai desideri dello spirito, dal fascino irresistibile delle cose di Dio, perché se viviamo secondo la carne siamo destinati a morire interiormente e spiritualmente. Non abbiamo più la forza di guardare in alto e il nostro sguardo si fissa sulle cose della terra e tutto finalizza alla soddisfazione dei piaceri che hanno attinenza con il corpo e la materia. Noi dobbiamo volare in alto, lasciarci guidare dallo Spirito Santo verso mete di santità e di felicità che solo chi si lascia prendere totalmente da Dio può assaporare nella sua vita. Maria Santissima e i Santi hanno dato la loro piena disponibilità al progetto di Dio e all'azione dello Spirito Santo in loro. Seguiamo questi esempi e la nostra vita si colora di eterno.
Sia questa la nostra preghiera nel giorno in cui la nuova primavera dello Spirito viene ad interessare anche la nostra vita di battezzati e cresimati: O Padre, che nel mistero della Pentecoste santifichi la tua Chiesa in ogni popolo e nazione, diffondi sino ai confini della terra i doni dello Spirito Santo, e continua oggi, nella comunità dei credenti, i prodigi che hai operato agli inizi della predicazione del Vangelo. Amen
Omelia di padre Antonio Rungi (Vieni, Santo Spirito, e guida i nostri cuori al pieno possesso di Dio)


Pentecoste prolungamento della Pasqua

Il giorno di Pentecoste è del tutto particolare per noi cristiani. Per gli Ebrei dell'antichità era un giorno speciale che ricordava il giorno in cui Mosè aveva ricevuto le tavole della Legge e corrispondeva anche al cinquantesimo giorno dalla raccolta delle prime spighe di grano. Dopo quattro settimane dal primo covone, si concludeva la mietitura e venivano offerte al tempio di Gerusalemme le primizie del raccolto. Da qui anche il significato del termine: Pentecoste = cinquantesimo giorno. La nostra solennità di Pentecoste celebra anch'essa un cinquantesimo giorno: quello che segue alle quattro settimane dalla Risurrezione di Gesù. In tale giorno Dio padre (e anche Cristo stesso Figlio di Dio) comunica il dono dello Spirito Santo a tutti i suoi figli e questo è motivo di grande gioia e di esultanza. Accanto a quello del proprio Figlio, quello dello Spirito è infatti il dono più grande con cui Dio Padre possa raggiungere l'uomo, poiché senza lo Spirito Santo non c'è orientamento e ci si abbandona al caso e alla fatalità. Senza questo dono si perde la coscienza di aver ricevuto altri doni divini e altri privilegi, che di conseguenza non si esercitano più; senza il dono dello Spirito si perde il vigore, la forza e si smorza l'entusiasmo della nostra fede. Ecco perché Pentecoste è un evento gioioso che ha il suo precedente solo nell'Incarnazione del Verbo.
Per avere una spiegazione convincente di quanto stiamo dicendo, consultiamo le pagine della Scrittura di oggi, relative alla Pentecoste.
Come racconta Luca nel libro degli Atti, nel giorno di Pentecoste ebraica avveniva infatti a Gerusalemme qualcosa di straordinario alla vista di tanta gente convenuta da ogni parte del mondo per l'offerta delle primizie al tempio: uomini prima paurosi, malsicuri e titubanti, sconosciuti alla massa che affollava i luoghi antistanti il tempio di Gerusalemme e per nulla presi in considerazione appunto per la loro chiusura, adesso escono improvvisamente allo scoperto, noncuranti di ogni pericolo che potrebbe incombere su di loro nel nominare il nome del Cristo; proferiscono a tutti le grandi opere di Dio in un linguaggio ben comprensibile da tutti gli astanti, sebbene questi siano di provenienza differente. Erano stati infatti rivestiti di tenacia e di coraggio da quel fenomeno di irruzione che viene descritto da Luca con immagini teofaniche, cioè espressive della presenza di Dio: il rombo, il vento, il fuoco, che li aveva sospinti all'esterno senza esitazione e adesso con orgoglio e convinzione annunciano, Pietro in Primis, annunciano a tutti che Cristo è Risorto e che si apre per tutti gli uomini la vera possibilità di salvezza. Lo Spirito Santo, che Cristo aveva promesso, agisce ora su ciascuno di loro conferendo i suoi doni e realizzando in tutti e in ciascuno il vigore e la costanza nella missione di annuncio. Lo Spirito Santo li esorta anche rincuorandoli della presenza attiva e indubbia del Cristo Risorto che, una volta asceso al cielo, continua a presenziare nella nostra storia.
Lo Spirito agisce in forza del suo essere Amore intercorrente fra il Padre e il Figlio che in Lui trovano il vincolo di reciproca donazione e nel suo essere Persona divina interagente con i Due. Egli è anche Dono di comunione nella Trinità che viene donato dal Padre e dal Figlio che lo diffondono nell'edificazione del mondo. Proprio l'essere Amore e Dono dello Spirito esaltano in noi la gioia della risurrezione, rendendo questa viva e attuale.
Prima visto dall'Antico Testamento come una forza esteriore impersonale, alla stregua del vento o del soffio (ruah), nel Nuovo Testamento ci viene invece presentato dal Verbo incarnato come Soggetto Personale attivo che "prende ciò che è di Cristo e ce lo dà", che funge da nostro avvocato e guida, che prende decisioni nel collegio degli apostoli, che prende la parola, esorta e conduce tutti.
Congar afferma che la solennità di Pentecoste è un prolungamento della Pasqua, una sua espressione ulteriore, perché in questo giorno festoso, alla pari degli apostoli di cui al libro degli Atti, sperimentiamo il dono che il Padre (attraverso il Figlio) ci fa' dello Spirito Santo come nostro Consolatore e fautore di doni; lo Spirito attualizza in noi la presenza di Gesù Risorto in modo tale che continuiamo a viverne la presenza continua ed efficace nel corso dei nostri giorni. Lo Spirito agisce in ciascuno edificando, istruendo e illuminando, dando conforto nello smarrimento e orientando nell'incertezza e nella perplessità e in tutto questo si configura come lo Spirito del Cristo Risorto, che continua per l'appunto e rafforza in ciascuno la gioia scaturita dalla Pasqua.
Lo Spirito di Cristo Risorto infonde nell'animo umano fiducia, e con i doni della sapienza, dell'intelletto e de consiglio ci aiuta a non vivere disordinatamente, affidando alla fatalità e alla divagazione il nostro procedere quotidiano, ma orientandoci verso scelte ben determinate, concrete e lungimiranti.
Quando imperversa il dubbio, l'angoscia e lo smarrimento occorrerebbe rivolgersi allo Spirito per ottenere lume e orientamento per poter raggiungere la consolazione nella verità. La preghiera allo Spirito dovrebbe essere quella più intensa e più motivata e nei confronti della Terza Persona sarebbe opportuno aprirsi con fiducia e risolutezza singolari.
Nello Spirito Santo, Cristo continua a guidare la Chiesa fino alla consumazione dei secoli, prolungando in essa la sua azione di salvezza. Lo Spirito stesso anima la Chiesa, la rende viva e propositiva nella comunione consolidata fra i suoi membri uniti nel vincolo di Cristo stesso Risorto e scompaginati nella missione evangelizzatrice. Sempre lo Spirito guida la comunità ecclesiale intera verso la Verità che ci rende liberi. Detta verità è Cristo ma è appunto nello Spirito Santo che noi possiamo accedere ad essa e in essa perseverare.
In forza dello Spirito Santo la Chiesa si sente avvinta da una forza del tutto esaltante per cui adesso non si può tacere sulle grandi opere di Dio, ma le si deve preconizzare con gioia, entusiasmo e temerarietà omettendo ogni paura, esitazione e procrastinazione.
Fino alla consumazione dei secoli, la Chiesa continua ad annunciare le grandi opere di Dio al mondo, specialmente la rivelazione magistrale nel Figlio di Dio Gesù Cristo e intanto lo Spirito la indirizza a rivedere se stessa in rapporto al mondo, ad optare per l'innovazione e per il cambiamento radicale in vista della maggiore credibilità. Non sarà mai abbastanza pertanto vivere dello Spirito e nello Spirito, usufruendo del dono irrinunciabile della grazia di Dio che il Signore di Dio in Lui ci elargisce a piene mani e che non ci sarà mai tolto. Non sarà tuttavia mai sufficiente il nostro ricorso alla fede e all'abbandono alla sua opera, la messa al bando delle nostre presunzioni, dell'odio e della voglia di prevaricazione sugli altri che producono violenza, vendetta, odio, malesseri sociali togliendo spazio a Dio e per ciò stesso alla dignità dell'uomo. Che lo Spirito Santo ci conceda l'ulteriore dono di poter usufruire della Sua assistenza e di poterLo riconoscere attivo e operante quale Spirito del Cristo Risorto. 

Omelia di padre Gian Franco Scarpitta 


Insegnerà ogni cosa

La Pasqua, massima solennità cristiana, era già una festa anche per gli ebrei, e altrettanto lo era la Pentecoste, che cadeva come oggi, vale a dire, come indica il suo nome, cinquanta giorni dopo. La coincidenza non è casuale, e costituisce uno dei tanti elementi che ebrei e cristiani hanno in comune; tuttavia il significato delle due feste non è lo stesso per entrambi. Oggi i cristiani ricordano il fatto dello Spirito Santo disceso in forma visibile sugli apostoli, e indirettamente celebrano il dono dello Spirito che nella sua infinita bontà Dio continua a elargire, attraverso il battesimo, la cresima e tutti gli altri sacramenti.
La presenza dello Spirito Santo negli apostoli e poi in tutti i cristiani, cioè nella Chiesa, è fondamentale, e per questo le sacre Scritture ne parlano ripetutamente. Domenica scorsa abbiamo sentito che prima di ascendere al cielo Gesù ha raccomandato agli apostoli di restare a Gerusalemme sino a quando non avessero ricevuto quel dono; ma già in precedenza egli l'aveva annunciato e spiegato. Il vangelo di oggi, tratto dai discorsi rivolti da Gesù agli apostoli durante l'ultima cena, annuncia e spiega: "Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre. Il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto".
Sono parole molto eloquenti. Anzitutto Gesù chiama lo Spirito con un nome che già dichiara il suo ruolo presso gli uomini: Paràclito significa amico, consigliere, difensore, consolatore. Dice poi che lo Spirito è dono di Dio Padre, elargito nel nome di Gesù, cioè per sua volontà e per i suoi meriti. Il dono è dunque un frutto della Pasqua, e una manifestazione della Trinità, all'opera per il bene degli uomini: Dio il Padre ha voluto la redenzione dell'umanità, Dio il Figlio l'ha compiuta con la sua morte e risurrezione, Dio lo Spirito ne porta i benefici a quanti li vogliono accogliere. Inoltre, Gesù parla di uno dei ruoli che lo Spirito svolge: insegnare e ricordare. I vangeli, le lettere di Paolo e insomma tutta quella parte della Bibbia che chiamiamo Nuovo Testamento raccoglie quanto i primi cristiani, sotto la guida dello Spirito Santo, ricordavano e avevano capito delle parole e dell'opera di Gesù.
Ogni uomo è unico, è irripetibile, ha qualcosa di esclusivamente suo da illuminare con la Parola di Dio; gli uomini nel loro insieme fanno la storia, creando o fronteggiando situazioni ogni giorno diverse, da discernere e orientare secondo la Parola di Dio. Dio ha parlato una volta per sempre; lo Spirito Santo guida a recepire il messaggio. Gesù ha predisposto un aiuto vivente e perenne, in grado di "leggere" la Bibbia come si conviene. E' questo uno dei compiti della Chiesa, che lo può svolgere perché così lui ha voluto: "Lo Spirito Santo vi insegnerà ogni cosa". 

Omelia di mons. Roberto Brunelli
 

Apre tutte le porte il «respiro» di Dio

Viene lo Spirito, se­condo il vangelo di Giovanni, leggero e quieto come un respiro: «A­litò su di loro e disse: rice­vete lo Spirito santo» (Gv 20,22).
Viene lo Spirito, nel rac­conto di Luca, come ener­gia, coraggio, vento che spalanca le porte, e parole di fuoco (Atti 2,2ss).
Viene lo Spirito, nell'espe­rienza di Paolo, come do­no, bellezza, genio diverso per ciascuno (Gal 5,22). Tre modi diversi, per dire che lo Spirito conosce e fecon­da tutte le strade della vita, rompe gli schemi, è ener­gia imprudente, non di­pende dalla storia ma la fa dipendere dal suo vento li­bero e creativo.
La liturgia ambrosiana pre­ga così: «O Dio, che hai mandato lo Spirito, effusio­ne ardente della tua vita d'amore». Lo Spirito è il de­bordare di un amore che preme, dilaga, si apre la strada verso il cuore del­l'uomo.
Effusione di vita: Dio effon­de vita. Non ha creato l'uo­mo per reclamarne la vita, ma per risvegliare la sor­gente sommersa di tutte le sue energie.
Effusione ardente: lo Spiri­to porta in dono il brucio­re del cuore dei discepoli di Emmaus, l'alta temperatu­ra dell'anima che si oppo­ne all'apatia del cuore.
Meraviglia del primo gior­no: «com'è che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa?» Lo Spirito di Dio si rivolge a quella parte profonda, nativa, originaria che è in ciascuno e che viene prima di tutte le divisioni di razza, nazione, ricchezza, cultura, età. La lingua nativa di ogni uomo è l'amore. Lo Spirito non solo ricompone la frattura di Babele, fa di più: parla la lingua comune, di festa e di dolore, di stanchezza e di forza, di pace e sogno d'a­more. La Parola di Dio di­venta mia lingua, mia pas­sione, mia vita, mio fuoco. Ci fa tutti vento nel Vento.
Nella Messa di Pentecoste, ripeteremo parole tra le più forti della Bibbia: del tuo Spirito Signore è piena la terra (salmo 103). È piena. Tutta la terra. Ogni creatu­ra. È piena anche se non è evidente, anche se ci appa­re piena invece di ingiusti­zia, di sangue, di follia. È un atto di fede che porta gioia e fiducia in tutti gli in­contri.
Il mondo è un im­menso santuario. Egli è qui, sugli abissi del mondo e in quelli del cuore. Anche se ci pare impossibile. Entra per porte chiuse, per fes­sure quasi invisibili, mette in moto, suscita energie. Guardati attorno, ascolta gli abissi del cosmo e il re­spiro del cuore: la terra è piena di Dio.
Cerca la bellezza salvatri­ce, l'amore in ogni amore. Piena è la terra. E instan­cabile il respiro di Dio por­ta pollini di primavera e disperde le ceneri della morte. 

Omelia di padre Ermes Ronchi 
 
Liturgia e Liturgia della Parola della Solennità di Pentecoste (Anno C) 19 maggio 2013