8 aprile 2013: Solennità dell'Annunciazione del Signore, posticipata dal 25 marzo

News del 05/04/2013 Torna all'elenco delle news

Lunedì 8 aprile, posticipandola dal 25 marzo che è la data tradizionale, la Chiesa celebra il grande evento dell'Annunciazione dell'Angelo a Maria, scelta dal Padre ad essere Madre del Suo Figlio prediletto, Gesù, per opera dello Spirito Santo. Maria, fanciulla di Nazareth, aveva progettato la sua vita come sposa di Giuseppe.
Ma Dio interviene a cambiare le carte e la invita a essere Madre di Dio, dando così inizio ad una storia nuova, che porrà fine a quell'esilio dal Cielo dopo il peccato originale.
Maria, immacolata, è chiamata a cambiare la nostra storia, consentendoci di ritornare ad essere in pienezza figli di Dio, con il suo 'sì' al concepimento di Gesù.
Comprendiamo il turbamento di Maria, ma quanto è preziosa la sua libera risposta: 'Si compia in me la tua volontà'... ha letteralmente cambiato la nostra storia.
La Chiesa ricorda questo divino evento, recitando ogni giorno l'Angelus Domini.
Difficile anche solo capire il grande amore di Dio che ci rivuole figli, donandoci Maria come Madre.
Guardando a Lei, la nostra vita dovrebbe essere una continua, vigile, amorosa ricerca di Dio, che ci manifesta la Sua volontà, giorno dopo giorno, per poi imitarla nel pronunciare con docilità e amore: 'Si compia la Tua volontà '.
E' davvero, l'Annunciazione, la festa che ci deve ricordare l'amore del Padre e il nostro dovere di dirGli sempre GRAZIE, attraverso Maria. (mons. Antonio Riboldi)
 

L'Annunciazione del Signore è una delle più importanti solennità della Chiesa.

E' la Festa della fede di Maria: Maria credette, redette che era stata scelta per essere la vergine promessa, credette nell'immenso prodigio dell'Incarnazione del figlio di Dio nel suo seno e per la sua fede le promesse trovarono compimento, per la sua obbedienza nella fede si realizzarono le profezie, per la sua fedeltà nella fede si è compiuta la redenzione.

«Disse il Signore, quando entrò nel mondo: "Ecco, Io vengo per fare, o Dio, la tua volontà» (Eb 10,5-7).

«Maria disse: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto"» (Lc 1,38).

«Questo giorno di festa che stiamo ora celebrando, supera ogni gloria, in quanto contiene la solennità della Vergine che tutte sovrasta in prestigio; in esso invero ella ha ricevuto lo stesso Verbo Dio, quando egli volle; lui che ella stessa contiene al di là di ogni angustia di spazio» (Esichio di Gerusalemme, Sermo IV, de sancta Maria Deipara).

«Cosa rispose Gabriele a lei che esitava? "Dissi ciò che ho appreso, pronuncio ciò che ho sentito: 'Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà da te sarà dunque santo e chiamato figlio di Dio' (Lc 1,35); come colui dal quale è e al quale tende ogni creatura, come Creatore e Artefice di tutti, come Padre dei secoli, come generatore del tempo, come costruttore di tutti, come più antico dei cieli, come artefice degli angeli e formatore dell'umanità, e di quelli, per finire, che, per altri motivi, sarebbero periti. Oltre questo non posso farti sapere altro. Infatti, non ho, o Vergine, un mandato per dirti con quale diritto su ogni singolo punto: bensì che io sia ministro di quelle cose che rendono fausto per te il mio annuncio. Ammira dunque insieme a me il mistero e accogli la buona novella senza dubitare"» (Esichio di Gerusalemme, Sermo IV, de sancta Maria Deipara).


«Il Verbo di Dio ha squarciato i cieli. È sceso nel seno di una Vergine, e una vergine lo serba ancora nel suo seno. Questo Tabernacolo di Dio tra gli uomini oggi è la Chiesa» (Issac de la Estrella, in Assumptione B. M., Sermo 1).

«Si potrebbe pensare che quella di Maria fu una fede facile. Diventare la madre del Messia: non era questo il sogno di ogni fanciulla ebrea? Ma ci sbagliamo di grosso. Quello è stato l'atto di fede più difficile della storia. A chi può spiegare Maria ciò che è avvenuto in lei? Chi le crederà quando dirà che il bimbo che porta in grembo è "opera dello Spirito Santo"? Questa cosa non è successa mai prima di lei, non succederà mai dopo di lei. Maria conosceva bene ciò che era scritto nella legge mosaica: una ragazza che il giorno delle nozze non fosse stata trovata in stato di verginità, doveva essere portata immediatamente davanti all'uscio della casa paterna e lapidata (cfr. Dt 22, 20 s.). Maria sì che ha conosciuto "il rischio della fede"!» (P. Raniero Cantalamessa ofm cap, da Zenit, 18 dicembre 2005).

«La Misericordia Ti ha spinto fino al punto che Tu stesso Ti sei degnato di scendere tra noi per sollevarci dalla nostra miseria. Dio scende sulla terra, il Signore dei Signori si umilia, Egli l'lmmortale. Ma dove scendi, Signore? Forse nel tempio di Salomone? Vuoi forse che Ti venga costruita una nuova dimora dove hai intenzione di scendere? O Signore, che dimora Ti prepareremo, dal momento che tutta la terra è il Tuo sgabello? Tu stesso Ti sei preparato una dimora: una Santa Vergine. Le Sue viscere immacolate sono la Tua abitazione ed avviene l'inconcepibile miracolo della Tua Misericordia, o Signore. Il Verbo si fa Carne, Dio abita fra di noi, il Verbo di Dio, la Misericordia Incarnata. Con la Tua umiliazione ci hai innalzato alla Tua Divinità. È l'eccesso del Tuo amore, è l'abisso della Tua Misericordia. Stupiscono i cieli per questo eccesso del Tuo amore. Ora nessuno ha più paura di avvicinarsi a Te» (Faustina Kowalska, Diario, 1745).


Maria è una ragazza come tutte e vive la vita ordinaria del suo villaggio. Eppure su di lei si era posato lo sguardo del Signore; fin dal concepimento fu scelta per essere la madre di Gesù. Un giorno l'angelo entrò a casa sua e lei ascoltò le sue parole. Si turbò, come accadde anche a Zaccaria. La Parola di Dio, infatti, non lascia mai indifferenti quando la si ascolta. Ma a differenza di quel sacerdote, Maria, pur cosciente della sua debolezza, dice il suo "si" al Vangelo.
Da quel giorno la storia del mondo è cambiata; sono passati duemila anni da quando "la Parola si è fatta carne". Maria, con il suo "si" è divenuta la prima dei credenti, la prima che ha accolto con il cuore la Parola di Dio, al punto che è diventata carne della sua carne. Ella sta davanti a noi e continua ad insegnarci la via della fede. Assieme a lei anche noi possiamo dire: "Ecco la serva del Signore, avvenga a me secondo la tua parola" (Mons. Paglia).
 

Liturgia della Parola della Solennità dell'Annunciazione del Signore


Nesso tra le letture

Il mistero dell'incarnazione del Figlio di Dio richiama oggi tutta la nostra attenzione. Il mistero atteso fin dai tempi antichi e annunciato dai profeti (prima lettura), trova oggi la sua piena realizzazione. La pagina del vangelo che oggi leggiamo riassume in sintesi tutta la storia della salvezza e tutto il mistero dell'amore di Dio per gli uomini.
"Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito". Dio non entra nel mondo con la forza: ha voluto "proporsi". Ha voluto che all'incarnazione del Figlio precorresse il consenso di Maria (Ev). Questo "sì" è la definitiva realizzazione dell'alleanza. In lei è presente tutto il popolo d'Israele e, al contempo, vi è presente la Chiesa nascente.
Il Signore diventa uno di noi. L'eterno fa il suo ingresso nel tempo. Le letture ci guidano verso il mistero pasquale. La parola del Figlio che esclama facendo il suo ingresso nel mondo: "Ecco, io vengo per fare, o Dio, la tua volontà" (seconda lettura), sono già un'anticipazione di tutta l'obbedienza filiale fino alla morte di croce.

Un decreto d'amore. Il decreto della Trinità è un decreto di amore: perché Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito per redimerlo. Quale valore deve avere l'uomo agli occhi di Dio, se Egli invia il suo amato figlio per ristabilire l'ordine, e chiamarlo di nuovo da dove si era perduto! È un decreto trinitario: il Padre decide per amore, il Figlio accetta in obbedienza amorosa e filiale al Padre. Lo Spirito Santo porta a termine l'Incarnazione col consenso di Maria. Giovanni Paolo II nell'enciclica Redemptoris Mater (n.9b) ci dice: "L'annunciazione, pertanto, è la rivelazione del mistero dell'Incarnazione all'inizio stesso del suo compimento sulla terra. La donazione salvifica che Dio fa di sé e della sua vita in qualche modo a tutta la creazione, e direttamente all'uomo, raggiunge nel mistero dell'incarnazione uno dei vertici".
La Trinità sceglie una via misteriosa per la redenzione degli uomini. Avrebbe potuto scegliere una redenzione per decreto, per un atto della sua volontà. Dio è onnipotente. Tuttavia, ci viene rivelato un piano inimmaginabile, il mistero arcano del quale parla san Paolo. Sceglie di fare un grande giro quando avrebbe potuto benissimo andar dritto all'obiettivo, senza trovare ostacolo.
Gregorio di Nissa nell'Oratio Catechetica Magna commenta: "Per quanto riguarda la potenza divina e suprema: né la grandezza dei cieli, né lo splendore degli astri, né l'ordine dell'universo, né la continua provvidenza sugli esseri rendono manifesta con tanta forza questa potenza quanto la sua condiscendenza verso la debolezza della nostra natura, perché mostra come l'alto, venendo all'umile, si lascia contemplare dall'umile senza discendere dalla sua altezza, e come la divinità abbraccia la natura umana e si fa come questa senza smettere di essere quella...". Quale testimonianza abbiamo più luminosa della sua bontà, del fatto che Lui stesso venga alla ricerca di colui che era passato dalla parte del nemico?
Dunque, Dio non si accontenta di redimere l'uomo, ma vuole che l'uomo partecipi alla Redenzione. Così, Maria appare come un astro luminoso in mezzo all'oscurità del peccato. Ella fu preservata dal peccato perché potesse acconsentire al Piano di Redenzione.
— Maria è turbata. Non potrebbe esser diversamente, di fronte a un saluto tanto inusuale. La presenza di Dio crea sempre stupore e meraviglia. Crea un santo timor di Dio. Maria è turbata da creatura umana quale lei era. Lei è entrata nell'ambito del Dio santo. Dio si è rivolto a lei con amore di benevolenza e amore elettivo.
— L'angelo rivela il piano di salvezza. È il mistero arcano. È il culmine del Piano di salvezza, dell'alleanza tra Dio e gli uomini, è il compimento del protovangelo: "Porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa [la stirpe della donna, cioè Cristo] ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno" (Ge 3,15). È questo il suo piano inimmaginabile, che andava ben oltre qualsivoglia certezza e sicurezza umana. Dio ha voluto nascere da una donna.
— Maria offre l'assenso della sua volontà. Leggiamo dalla Redemptoris Mater (n.13): "Nell'annunciazione, infatti, Maria si è abbandonata a Dio completamente, manifestando "'obbedienza della fede" a colui che le parlava mediante il suo messaggero e prestando "il pieno ossequio dell'intelletto e della volontà". Ha risposto, dunque, con tutto il suo "io" umano, femminile, ed in tale risposta di fede erano contenute una perfetta cooperazione con "la grazia di Dio che previene e soccorre" ed una perfetta disponibilità all'azione dello Spirito Santo, il quale "perfeziona continuamente la fede mediante i suoi doni"".
Sottolineiamo i due fattori della risposta di Maria: collaborazione perfetta con la grazia, e disponibilità perfetta allo Spirito Santo.

L'obbedienza filiale. L'ingresso di Dio nel mondo è un invito ad ogni cristiano a praticare l'obbedienza filiale a Dio Padre. Il Signore ha un piano salvìfico per l'umanità e per ogni persona in particolare. Sta a noi accogliere questo piano con umiltà, con obbedienza filiale, sapendo che ciò che Dio desidera per noi è il meglio che possa capitarci. Solo alla luce dell'Incarnazione e dell'amore di Dio per noi, potremo comprendere il mondo, la sofferenza di tante persone, il mistero del peccato, il mistero della morte; senza l'Incarnazione, passione, morte e resurrezione del Signore, saremmo ancora nei nostri peccati, e resterebbero chiuse per noi le porte del cielo.

Maria, modello di obbedienza filiale e di amore di donazione. È opportuno qui riprodurre un numero dell'enciclico Redemptoris mater (n.46) del Santo Padre: "desidero solo rilevare che la figura di Maria di Nazareth proietta luce sulla donna in quanto tale per il fatto stesso che Dio, nel sublime evento dell'incarnazione del Figlio, si è affidato al ministero, libero e attivo, di una donna. Si può, pertanto, affermare che la donna, guardando a Maria, trova in lei il segreto per vivere degnamente la sua femminilità ed attuare la sua vera promozione.
Alla luce di Maria, la Chiesa legge sul volto della donna i riflessi di una bellezza, che è specchio dei più alti sentimenti, di cui è capace il cuore umano:
la totalità oblativa dell'amore; la forza che sa resistere ai più grandi dolori; la fedeltà illimitata e l'operosità infaticabile; la capacità di coniugare l'intuizione penetrante con la parola di sostegno e di incoraggiamento" (Totustuus).
 

Il "Sì" di Maria

Il Vangelo odierno ci suggerisce una bellissima meditazione. Luca ci offre un incontro irripetibile, una esperienza unica tra il Creatore e la creatura, tra l’Essere e il nulla, tra il Padre e la figlia.
Lo scopo è di cambiare la storia e la situazione umana. L’iniziativa della novità parte da Dio. “Rallegrati, o piena di grazia, il Signore è con te”. Non è un saluto o augurio qualsiasi, ma è un invito gioioso e fiducioso. Un invito che esprime una novità assoluta, una garanzia, una elezione. “Rallegrati, o piena di grazia,…”.
Ci ricorda la consacrazione della Vergine, Ella è destinata per una missione altissima, una missione universale. Con questo saluto Maria trova un dono, una grazia, un mistero. Dio ha guardato l’umiltà della sua povera creatura. La grazia che Eva ci tolse ci è stata ridata in Maria. Di fronte al mistero la Vergine concepisce nel suo grembo il Verbo del Padre, il Figlio si fa uomo e così l’Eterno entra nel tempo, l’immenso si racchiude in un piccolo e fragile corpo umano, l’invisibile diventa visibile, il Creatore si fa creatura, il Padrone del cielo e della terra diventa un povero. “Rallegrati, o piena di grazia,…”.
Dopo la certezza dell’angelo, la Vergine senza paura, si apre a Dio, si consegna a lui, si fida di lui e dice: “Eccomi sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”.
Maria manifesta totalmente la sua disponibilità, presenta il suo “sì” con entusiasmo, con convinzione ma anche con la trepidazione. Maria si umilia, si abbassa, diventa serva. La Vergine è felicissima di prendere l’ultimo posto per fare nascere e servire la nuova umanità. Nella sua umiltà diventa la Madre di Cristo, Madre della Chiesa. Tutta l’esistenza di Maria, è un itinerario di libertà donata, un perseverare nell’abbandono a Dio lasciandosi docilmente plasmare e guidare da lui.
Nell’eccomi di Maria pensiamo all’ecomia della nostra vocazione cristiana o religiosa. Nel giorno in cui abbiamo risposto “sì” al Signore che ci ha chiamato nella sua vigna, ci siamo impegnati a fare di quel “sì” l’unica parola della nostra vita. Purtroppo la nostra esperienza ci dice che accanto ai “sì” ci sono stati anche dei “no”. Il Signore però non ci abbandona. Egli è fedele alla sua chiamata e per questo ogni giorno, in mille modi, ci rivolge nuovamente il suo invito: “Seguimi”, e attende da noi una rinnovata risposta.
Rispondere ogni giorno e in ogni situazione il nostro “sì” al Signore, il “sì” della libertà e dell’amore, significa lasciarlo libero di agire in noi. “…chi perderà la propria vita per me… la troverà” (Monaci Benedettini Silvestrini).

tratti da wwww.lachiesa.it