22 febbraio: Festa della Cattedra di San Pietro apostolo

News del 22/02/2024 Torna all'elenco delle news

Il 22 febbraio per il calendario della Chiesa cattolica rappresenta il giorno della festa della Cattedra di San Pietro. Si tratta della ricorrenza in cui viene messa in modo particolare al centro la memoria della peculiare missione affidata da Gesù a Pietro.

In realtà la storia ci ha tramandato l'esistenza di due cattedre dell'Apostolo: prima del suo viaggio e del suo martirio a Roma, la sede del magistero di Pietro fu infatti identificata in Antiochia. E la liturgia celebrava questi due momenti con due date diverse: il 18 gennaio (Roma) e il 22 febbraio (Antiochia). La riforma del calendario le ha unificate nell'unica festa di oggi. Essa - viene spiegato nel Messale Romano - "con il simbolo della cattedra pone in rilievo la missione di maestro e di pastore conferita da Cristo a Pietro, da lui costituito, nella sua persona e in quella dei successori, principio e fondamento visibile dell'unità della Chiesa".

Martirologio Romano: Festa della Cattedra di san Pietro Apostolo, al quale disse il Signore: «Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa». Nel giorno in cui i Romani erano soliti fare memoria dei loro defunti, si venera la sede della nascita al cielo di quell’Apostolo, che trae gloria dalla sua vittoria sul colle Vaticano ed è chiamata a presiedere alla comunione universale della carità. 

La cattedra, letteralmente, è il seggio fisso del sommo pontefice e dei vescovi. È posta in permanenza nella chiesa madre della diocesi (di qui il suo nome di "cattedrale") ed è il simbolo dell'autorità del vescovo e del suo magistero ordinario nella Chiesa locale (www.famigliacristiana.it).


La festa liturgica

Per ricordare due importanti tappe della missione compiuta dal principe degli apostoli, S. Pietro, e lo stabilirsi del cristianesimo prima in Antiochia, poi a Roma, il Martirologio Romano celebra il 22 febbraio la festa della cattedra di S. Pietro ad Antiochia e il 18 gennaio quella della sua cattedra a Roma. La recente riforma del calendario ha unificato le due commemorazioni al 22 febbraio, data che trova riscontro in un'antica tradizione, riferita dalla Depositio mar rum. In effetti, in questo giorno si celebrava la cattedra romana, anticipata poi nella Gallia al 18 gennaio, per evitare che la festa cadesse nel tempo di Quaresima.

In tal modo si ebbe un doppione e si finì per introdurre al 22 febbraio la festa della cattedra di S. Pietro ad Antiochia, fissando al 18 gennaio quella romana. La cattedra, letteralmente, è il seggio fisso del sommo pontefice e dei vescovi. E’ posta in permanenza nella chiesa madre della diocesi (di qui il suo nome di "cattedrale") ed è il simbolo dell'autorità del vescovo e del suo magistero ordinario nella Chiesa locale. La cattedra di S. Pietro indica quindi la sua posizione preminente nel collegio apostolico, dimostrata dalla esplicita volontà di Gesù, che gli assegna il compito di "pascere" il gregge, cioè di guidare il nuovo popolo di Dio, la Chiesa.

Questa investitura da parte di Cristo, ribadita dopo la risurrezione, viene rispettata. Vediamo infatti Pietro svolgere, dopo l'ascensione, il ruolo di guida. Presiede alla elezione di Mattia e parla a nome di tutti sia alla folla accorsa ad ascoltarlo davanti al cenacolo, nel giorno della Pentecoste, sia più tardi davanti al Sinedrio. Lo stesso Erode Agrippa sa di infliggere un colpo mortale alla Chiesa nascente con l'eliminazione del suo capo, S. Pietro. Mentre la presenza di Pietro ad Antiochia risulta in maniera incontestabile dagli scritti neotestamentari, la sua venuta a Roma nei primi anni dell'impero di Claudio non ha prove altrettanto evidenti.

Lo sviluppo del cristianesimo nella capitale dell'impero attestato dalla lettera paolina ai Romani (scritta verso il 57) non si spiega tuttavia senza la presenza di un missionario di primo piano. La venuta, qualunque sia la data in cui ciò accadde, e la morte di S. Pietro a Roma, sono suffragare da tradizioni antichissime, accolte ora universalmente da studiosi anche non cattolici. Lo attestano in maniera storicamente inoppugnabile anche gli scavi intrapresi nel 1939 per ordine di Pio XII nelle Grotte Vaticane, sotto la Basilica di S. Pietro, e i cui risultati sono accolti favorevolmente anche da studiosi non cattolici.

Testo di Piero Bargellini tratto da www.santiebeati.it

 

La confessione di Pietro e il mandato di Cristo

La liturgia della festa di oggi ci invita a celebrare contemporaneamente la fede di Pietro, la sua confessione della divinità di Cristo, il mandato che lo stesso Signore gli ha affidato di essere il nocchiero della nave della chiesa e la continuità di quel mandato nella persona dei suoi successori. È quindi una festa che coinvolge tutta la chiesa, il capo che è Cristo, colui che lo rappresenta in terra, il romano pontefice, e tutte le membra della sua Chiesa. Le chiavi del regno, affidate a Pietro, ora sono diventate sacramento universale di salvezza per tutto il genere umano. Cristo è il capo, la fede e la testimonianza del primo degli apostoli, la sua triplice dichiarazione di amore, gli offrono l'occasione di dichiarare una esplicita volontà divina per quella scelta, per quella missione e per quella responsabilità. «Voi chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù: «Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». Così l'umile pescatore della Galilea diventava, per volontà divina, il principe degli apostoli. Così, annesso al mandato, veniva dichiarata una inviolabilità della Chiesa, fondata sulla roccia, che è Cristo e su Pietro, confermato nella fede. Ci ha voluto dare anche una garanzia di vittoria «sulle porte degli inferi», sul male e sui nemici della Chiesa. Da quella Cattedra, segno episcopale, dove siede il Vicario di Cristo, attendiamo la verità della dottrina e una guida sicura. 

Omelia a cura dei Monaci Benedettini Silvestrini
 

Riflessioni sulla cattedra

La cattedra di San Pietro richiama a noi che c'è un recipiente nel quale Dio riversa la sua purissima sapienza, fatta di fede, di speranza e di carità.

La cattedra di San Pietro ha le chiavi per aprire e per chiudere tutto quello che passa da Dio e tra gli uomini; è un codice segreto di accesso, intangibile, inaccessibile, invalicabile e imperscrutabile, ma anche destinato a tutti, una volta aperto.
Se rimane chiuso, significa che l'umanità non vi deve accedere.
E tutto questo processo è nelle mani del Padre, attraverso la cattedra di Pietro.

La rivelazione Paterna avviene attraverso una cattedra: un luogo e una persona che Dio si è scelti per essere il segno della sua presenza, della sua sapienza, della sua apertura o chiusura all'umanità in cammino.

La cattedra di Pietro ci richiama maestria nel procedere da parte di Dio, che tutto avviene secondo un piano, non a caso; che tutto viene sapientemente dosato e offerto all'umanità secondo le necessità che solo Dio può conoscere fino in fondo.
Dove allora non è "il sangue e la carne" a dominare nel percorso, ma il Padre che si avvicina e apre e chiude, lega e scioglie ogni realtà per il meglio del suo disegno di salvezza.
La cattedra di Pietro ci aiuta a essere alunni di fede, speranza e carità. 

Omelia di don Luciano Sanvito


Voi chi dite che io sia?

Gesù pone la domanda fondamentale, sulla quale si decide il destino di ogni uomo: "Voi chi dite che io sia?". Dire chi è Gesù è collocare la propria esistenza su un terreno solido, incrollabile.
La risposta di Pietro è decisa e sicura. Ma il suo discernimento non deriva dalla "carne" e dal "sangue", cioè dalle proprie forze, ma dal fatto che ha accolto in sé la fede che il Padre dona.
Gesù costituisce Pietro come roccia della sua Chiesa: la casa fondata sopra la roccia (cfr 7,24) comincia a prendere il suo vero significato.
Non è fuori luogo chiedersi se Pietro era pienamente cosciente di ciò che gli veniva rivelato e di ciò che diceva. Notiamo il forte contrasto tra questa professione di fede seguita dall'elogio di Gesù: "Beato te, Simone..." e l'incomprensione del v. 22: "Dio te ne scampi, Signore..." e infine l'aspro rimprovero di Gesù: "Via da me, satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!".
Questo contrasto mette in evidenza la differenza tra la fede apparente e quella vera: non basta professare la messianicità di Gesù. Bisogna credere e accettare che il progetto del Padre si realizza attraverso la morte e la risurrezione del Figlio.
Pietro riceve le chiavi del regno dei cieli. Le chiavi sono segno di sovranità e di potere. Pietro dunque insieme alle chiavi riceve piena autorità sul regno dei cieli. Egli esercita tale autorità sulla terra e non in funzione di portinaio del cielo, come comunemente si pensa. In qualità di trasmettitore e garante della dottrina e dei comandamenti di Gesù, la cui osservanza apre all'uomo il regno dei cieli, egli vincola alla loro osservanza.
Gli scribi e i farisei, in quanto detentori delle chiavi fino a quel momento, avevano esercitato la medesima autorità. Ma, rifiutando il vangelo, essi non fanno altro che chiudere il regno dei cieli agli uomini. Simon Pietro subentra al loro posto.
Se si considera attentamente questa contrapposizione, risulta che il compito principale di cui è incaricato Pietro è quello di aprire il regno dei cieli. Il suo incarico va descritto in senso positivo.
Non si potrà identificare la Chiesa con il regno dei cieli. Ma il loro accostamento in quest'unico brano del vangelo offre l'opportunità di riflettere sul loro reciproco rapporto. Alla Chiesa, quale popolo di Dio, è affidato il regno dei cieli (cfr 21,43). In essa vivono gli uomini destinati al Regno. Pietro assolve il proprio sevizio nella Chiesa quando invita a ricordarsi della dottrina di Gesù, che permette agli uomini l'ingresso nel Regno.
Nel giudaismo, gli equivalenti di legare e sciogliere (asar e sherà') hanno il significato specifico di proibire e permettere, in riferimento ai pronunciamenti dottrinali. Accanto al potere di magistero si pone quello disciplinare. In questo campo i due verbi hanno il senso di scomunicare e togliere la scomunica.
Questo duplice potere viene assegnato a Pietro. Non è il caso di separare il potere di magistero da quello disciplinare e riferire l'uno a 16,19 e l'altro a 18,18. Ma non è possibile negare che in questo versetto 19 il potere dottrinale, specialmente nel senso della fissazione della dottrina, sta in primo piano.
Pietro è presentato come maestro supremo, tuttavia con una differenza non trascurabile rispetto al giudaismo: il ministero di Pietro non è ordinato alla legge, ma alla direttiva e all'insegnamento di Gesù.
Il legare e lo sciogliere di Pietro viene riconosciuto in cielo, cioè le decisioni di carattere dottrinale prese da Pietro vengono confermate nel presente da Dio. L'idea del giudizio finale è più lontana, proprio se si includono anche decisioni disciplinari.
Nel vangelo di Matteo, Pietro viene presentato come il discepolo che fa da esempio. Ciò che gli è accaduto è trasferibile ad ogni discepolo. Questo vale sia per i suoi pregi sia per le sue deficienze, che vengono impietosamente riferite. Ma a Pietro rimane una funzione esclusiva ed unica: egli è e resta la roccia della Chiesa del Messia Gesù. Pietro è il garante della tradizione su Cristo com'è presentata dal vangelo di Matteo.
Nel suo ufficio egli subentra agli scribi e ai farisei, che finora hanno portato le chiavi del regno dei cieli. A lui tocca far valere integro l'insegnamento di Gesù in tutta la sua forza. 

Omelia di padre Lino Pedron


Una Cattedra di Verità

La festa della Cattedra di San Pietro ci riporta al secolo IV, quando venne istituita, ma prima ancora ci rimanda alle origini, al momento in cui il Signore disse a Pietro: «Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa» (Vangelo). Pietro-"pietra" è l'uomo che ha fatto la confessione di fede più semplice e più bella: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente". Grazie a questa confessione può diventare «testimone delle sofferenze di Cristo e partecipe della gloria che deve manifestarsi» (prima lettura).

Nella società odierna sorgono tante cattedre da cui si insegnano mezze verità, menzogne, pregiudizi e ideologie. Ci sono perfino cattedre dalle quali si insegna un Gesù "dimezzato", non il Gesù confessato da Pietro, dagli Apostoli, dalla prima Chiesa e dalla Chiesa di tutti i tempi. Al di sopra di queste cattedre, però, si erge la Cattedra di Pietro e dei suoi successori fino ai Papi degli ultimi anni, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Da questa Cattedra si insegna la verità di fede, meglio ancora, la Verità che è Gesù, Cristo e Figlio di Dio. Cristo Roccia dà a Pietro il nome e la missione di essere anch'egli Roccia. Fino ad oggi, e per i secoli dei secoli, è da questa Roccia che scaturisce l'acqua viva della verità e della salvezza. Simone bar Giona era debole e instabile come la sabbia, ma Gesù lo ha reso Roccia. E quale Roccia della fede deve "confermare i suoi fratelli". Dalla Cattedra della Verità, Pietro continua ancor oggi a confermare la fede di tutti i credenti in Cristo, anche dei non credenti di buona volontà. Oggi Pietro, dalla sua Cattedra, continua a proclamare la verità su Dio, l'Unico necessario; su Gesù, il Figlio di Dio incarnato; sullo Spirito Santo, Signore e datore di vita; sulla Madonna, Madre del Redentore; sulla Chiesa in comunione e promotrice di comunione; sulla dignità dell'uomo, sulla famiglia, sulla vita, sul creato... Talvolta, questa voce non viene ascoltata, anzi è spesso criticata da molti. Le "mezze verità" entrano più facilmente nella testa e nel cuore dell'uomo, però non si annidano in esso, se ne vanno velocemente, sostituite da altre nuove "mezze verità". La verità di fede, invece, ha un percorso più lento, quasi stenta ad entrare nell'interiorità dell'uomo. Ma una volta dentro, rimane, si annida e trasforma l'esistenza. Riponiamo la nostra fiducia sia nella verità che ci viene insegnata dalla Cattedra di Pietro, sia nel suo percorso, lento ma sicuro, verso il cuore di ogni uomo di buona volontà e aperto all'azione dello Spirito Santo.

Preghiera
Gesù, mio fratello e mio Signore, fa' che io accetti con tutta l'anima la verità che mi viene dalla Cattedra di Pietro, che non è altro che la Tua verità. Aiutami ad essere sempre cosciente che, se ho questa verità, non manco di nulla.

Commento a cura di Cristoforo Donadio, P. Antonio Izquierdo, LC ("Messa Meditazione"). 

tratti da www.lachiesa.it

"Cari fratelli e sorelle, nell’abside della Basilica di san Pietro, come sapete, si trova il monumento alla Cattedra dell’Apostolo, opera matura del Bernini, realizzata in forma di grande trono bronzeo, sorretto dalle statue di quattro Dottori della Chiesa, due d’occidente, sant’Agostino e sant’Ambrogio, e due d’oriente, san Giovanni Crisostomo e sant’Atanasio. Vi invito a sostare di fronte a tale opera suggestiva, che oggi è possibile ammirare decorata da tante candele, e pregare in modo particolare per il ministero che Iddio mi ha affidato. Alzando lo sguardo alla vetrata di alabastro che si apre proprio sopra la Cattedra, invocate lo Spirito Santo, affinché sostenga sempre con la sua luce e la sua forza il mio quotidiano servizio a tutta la Chiesa".

Benedetto XVI, 22.06.06
tratto da www.servitedomino.blogspot.it