Santo del giorno 9 maggio: Sant’Isaia

News del 09/05/2024 Torna all'elenco delle news

Discendente della casa reale di Davide, Sant’Isaia è il maggiore dei cosiddetti “Grandi Profeti” di Israele. Vissuto circa ottocento anni prima di Gesù, la tradizione vuole che abbia avuto vita lunghissima e che, alla fine, sia morto martire sotto il re Manasse. Le sue profezie sono di una tale chiarezza che sembrano una storia del passato piuttosto che una predizione. Gli scritti di Isaia narrano principalmente le minacce di Dio al popolo di Israele e ai popoli vicini per i loro peccati, ma il profeta nel descrivere i giusti giudizi di Dio allude molto spesso alla venuta del Liberatore e descrivendo la sua nascita, le sue opere e specialmente la sua passione, eccita negli animi l’amore e la confidenza in Lui.

 

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Martirologio Romano: Commemorazione di sant’Isaia, profeta, che, nei giorni di Ozia, Iotam, Acaz ed Ezechia, re di Giuda, fu mandato a rivelare al popolo infedele e peccatore la fedeltà e la salvezza del Signore a compimento della promessa fatta da Dio a Davide. Presso i Giudei si tramanda che sia morto martire sotto il re Manasse.

 

Sant’Isaia nasce in una nobile tribù d’Israele nel 770 a. C. circa, mandato da Dio per rivelare al popolo infedele e peccatore la fedeltà e la salvezza del Signore a compimento della promessa fatta da Dio a Davide. Vissuto, secondo la tradizione, per oltre un secolo, le sue profezie coprono circa cinquant’anni della storia di Gerusalemme.

 

La chiamata di Dio arriva in sogno

Le vie del Signore sono infinite, così come i modi in cui Lui ci chiama a servirlo: nel caso di Sant’Isaia, Dio viene in sogno ad affidargli la sua missione. Il futuro profeta vede il Signore seduto su un grande trono nel Tempio, circondato da cherubini, uno dei quali prende dall’altare un carbone ardente e con questo tocca la bocca di Isaia, “lavandola” così dal peccato. Ora Dio stesso prende la parola e invita Isaia a predicare la verità al popolo eletto.

 

Il dono della profezia

Le profezie di Isaia iniziano nel 740 a.C. circa, sotto il regno di Ozia: il profeta vede la caduta di Israele in un periodo storico che coincide con l’avanzata dell’impero assiro verso ovest. Queste visioni vanno avanti per circa 44 anni, e cioè durante i regni di Giatan, Acaz, Ezechia e, infine, Manasse. Quando Ezechia, ad esempio, si allea con gli Egiziani contro il potere crescente degli Assiri, Isaia è contrario e profetizza la distruzione del regno, esortando gli uomini a non cercare alleanze tra loro, ma a rivolgersi soltanto a Dio. Sono esemplari la bellezza e la chiarezza delle sue parole, tanto che più che, predizioni di eventi futuri, le sue sembrano narrazioni di storie passate. Il suo libro di profezie è diviso in 66 capitoli in cui parla anche della venuta del Liberatore descrivendone la nascita e le opere, fino alla Passione e alla morte.

La morte da martire

Quando il regno di Giuda passa nelle mani di Manasse, Isaia si preoccupa: il nuovo re, infatti, è empio e crudele, perché caduto nell’idolatria. Il Signore, allora, manda il profeta a richiamarlo al culto dell’unico vero Dio e al pentimento dei propri peccati. Siamo nel 681 a. C. Manasse, però, non ascolta Isaia e lo condanna a una morte atroce: preso e segato in due con una sega di legno. Il re Manasse subì il castigo che gli era stato predetto, e Isaia aggiungeva alla gloria di profeta quella di martire.

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