6 agosto - Festa della Trasfigurazione del Signore

News del 06/08/2023 Torna all'elenco delle news

Celebrata a partire dal IV secolo in oriente e dall' XI in occidente, il 6 agosto di ogni anno, con data fissa, celebriamo la festa della Trasfigurazione di nostro Signore Gesù Cristo sul Monte Tabor, davanti a testimoni come Elia e Mosè e davanti agli apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni. Questa festa è meglio conosciuta come la festa del SS. Salvatore e in alcune zone come la Festa del Volto Santo di Gesù, perchè in questa festa si contempla il volto di Gesù Cristo radioso di una luce di vita e di comunione destinata a tutto l'universo, all'umanità intera.

E' una festa importante da un punto di vista cristiano, molto sentita dal popolo santo di Dio, perché ci riporta ad uno dei momenti più belli vissuti da Gesù e dai tre apostoli sul monte della gloria.

E' la festa del paradiso, ma anche della Passione di Cristo. Una festa che ci offre l'opportunità in questo mese di agosto di riflettere sul significato non solo della trasfigurazione di Cristo, ma sulla nostra trasfigurazione. Ogni tempo è favorevole perché nella nostra vita ci possiamo e dobbiamo trasfigurare, cioè cambiare in meglio il nostro visto spirituale, ma l'estate ha una carica in più, perché questo possa avvenire, trasformandoci in attenti cristiani che danno spazio alla vita spirituale e che salgono sul monte, insieme a Gesù, a contemplare e a pregare.

L'importanza della preghiera e della contemplazione per ogni cristiano è fuori discussione. Senza la preghiera che è il respiro e l'ossigeno dell'anima, difficilmente possiamo affrontare il buon combattimento della vita quotidiana. Certo Gesù, dove aver manifestato la sua gloria, al punto tale che i tre privilegiati apostoli chiedono al Signore di continuare a stare lì, ritornano nel volto della sua umanità e nel volto della sua sofferenza. Riprende il cammino e scende giù a valle, perché l'attende la scalata di un'altra importante montagna, quella del calvario, alla quale fa riferimento riportando alla realtà anche i suoi gioiosi e felici discepoli.

Sull'esempio di Gesù, anche noi dobbiamo scendere dall'esperienza della contemplazione, dell'isolamento, del silenzio, della tranquillità, dai nostri veri o presunti paradisi e non solo spirituali, in quanto ci attende la vita di ogni giorno con le sue gioie e i suoi affanni, con le sue croci e con i vari calvari da salire. La sequela di Cristo passa attraverso l'assunzione della croce. Chi vuol venire dietro a me prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Ecco l'essere vicino a Gesù, dopo la trasfigurazione sperimentata nella preghiera e nella contemplazione, magari nel silenzio e nella solitudine di un eremo, di un convento, di un ritiro, si può trasformare in un tempo per stare a valle, vicino alle sofferenze degli altri. Oppure, in opposizione allo stile di vita di Gesù, si può trasformare in un tempo di distrazioni, che normalmente ci offre, soprattutto il mese di agosto, dimenticandoci di Dio e della carità verso gli ultimi e i sofferenti. Non si comprende il Tabor senza comprendere la valle delle lagrime, come recitiamo nella preghiera mariana della Salve Regina. "A te sospiriamo, gementi e piangenti in questa valle di lagrime".

Stare a valle, ridiscendere dal monte ha anche esso un significato cristiano, se scendendo dopo l'esperienza della preghiera noi possiamo incontrare i volti sofferenti dei nostri fratelli ed asciugare le loro lagrime, spesso nascoste per dignità da questi nostri fratelli e sorelle che sono nella sofferenza e che, per non essere di peso agli altri si tengono tutto per sé custodendo gelosamente, come Maria che conservava tutto nel suo cuore, le loro piccole o grandi sofferenze. Trasfigurarsi con la preghiera è salire con Gesù sul Monte Tabor e contemplare la gioia eterna del volto luminoso di Dio, ma anche salire il Monte del calvario, dove la preghiera di Gesù sull'altare della Croce è espressa attraverso le sette parole che il Maestro pronuncia mentre sta a offrire il suo sangue per noi, per redimerci da ogni colpa ed aprirci le porte del Paradiso, una volta per sempre, e non solo per un breve tempo, come quello sperimentato dagli apostoli sul Monte della gioia.

Scrive san Giovanni Paolo II, Papa, nell'Esortazione apostolica "Rosarium Virginis Mariae", nel presentare i contenuti teologici del mistero luminoso della Trasfigurazione che "Mistero di luce per eccellenza è poi la Trasfigurazione, avvenuta, secondo la tradizione, sul Monte Tabor. La gloria della Divinità sfolgora sul volto di Cristo, mentre il Padre lo accredita agli Apostoli estasiati perché lo ascoltino (cfr Lc 9, 35 e par) e si dispongano a vivere con Lui il momento doloroso della Passione, per giungere con Lui alla gioia della Risurrezione e a una vita trasfigurata dallo Spirito Santo".

Commento e preghiera di padre Antonio Rungi

 

La Trasfigurazione del Signore comunemente la interpretiamo come un momento forte di incoraggiamento e consolazione che Gesù offre ai discepoli prediletti prima della sua passione.

Egli infatti si mostra lì sul monte con le vesti della realtà soprannaturale e riceve ancora una volta dal Padre l'attestazione di amore senza riserve, testimoniata dalla presenza di Mose' e di Elia, rappresentanti della verità della Scrittura. Oggi , la festa ci incoraggia a credere che il Signore Gesù è ancora con noi e tra noi e in tanti momenti della nostra vita manifesta questa sua presenza con segni prodigiosi di consolazione e di sostegno.

Signore, grazie per la tua bontà, come Pietro vogliamo dirti che ci piace stare con te, offrici la perseveranza e la fedeltà, capaci di farci superare ogni tentazione e ogni prova.

Commento di don Pasqualino Catanese

 

La festa della Trasfigurazione ci fa entrare in un bagno di luce che il Vangelo descrive con tutto l’imbarazzo di chi non riesce a trovare parole abbastanza capienti da poter rendere l’idea di ciò che è accaduto realmente quel giorno sul monte Tabor. Di certo sappiamo che “Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce”.

Prima di lasciarci rapire da tutta la luce di cui parla l’evangelista Matteo, è bene sostare su un dettaglio di assoluta importanza: Gesù mostra chi è veramente in un contesto speciale che è quello dell’amicizia. La vera amicizia è poter essere sé stessi davanti all’altro, senza bisogno di maschere, senza bisogno di sminuire la luce per paura dell’invidia, e senza aver paura di mostrare la propria debolezza. Gesù infatti ancora una volta davanti a questi amici si mostrerà in tutta la sua fragilità nell’orto degli ulivi. Gli amici sono il luogo perfetto per essere autentici. Gesù lo fa per primo e indica a ognuno di noi la medesima strada. Il vero miracolo non è semplicemente brillare, ma avere degli amici che possono accoglierci con le nostre luci e le nostre ombre. Gesù aveva amici così, e anche se non saranno sempre all’altezza di quell’amicizia (a volte si addormentano, altre volte tradiscono), Gesù non smette di scommettere su di loro. E proprio loro potranno raccogliere il grande segreto di Dio: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». Siamo molto spesso discepoli dei nostri soli ragionamenti, mentre basterebbe imparare ad ascoltare Gesù per trovarci fuori dalle nostre strettoie e labirinti mentali. Diamo molto credito alla paura ma Gesù ha il potere di dissipare tutti i fantasmi e riportarci a ciò che davvero conta: “Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo”.

Commento di don Luigi Maria Epicoco

 

La vita è scendere dal quel monte

Si ha sempre molto bisogno di luce quando poi bisogna attraversare il buio. Lo scopriranno anche questi amici di Gesù. Egli li aveva condotti fin lassù dando loro un’esperienza indelebile che non aveva il significato di una semplice predilezione, ma di un aiuto che avrebbero capito con il tempo. Certe cose belle, certi periodi belli, certi rapporti belli il Signore ce li da affinchè poi possiamo anche vivere dopo cose difficili, facendoci coraggio soprattutto della memoria di ciò che in quei momenti ci ha fatto sentire amati e voluti.

Alcuni brevi istanti della nostra vita sono delle vere e proprie trasfigurazioni. Esse sono lì non per poi vivere di rimpianti ma per affrontare le cose difficili. E non bisogna nemmeno pensare come Pietro che certe cose debbano durare per sempre. La vita è scendere dal quel monte. “«Maestro, è bello per noi stare qui. Facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli non sapeva quel che diceva”. Il grande proposito che la festa di oggi ci fa fare è quella di riconoscere o ricordare le Trasfigurazioni che Dio ci ha donato nella nostra vita. Era Lui in quei giorni e in quelle circostanze; Lui splendente della luce degli amici, delle persone che ci hanno voluto bene, di quel paesaggio, di quel mare, di quella musica. Era Lui vestito di Luce.

Commento di don Luigi Maria Epicoco (2020)

 

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LITURGIA DELLA PAROLA DELLA FESTA DELLA TRASFIGURAZIONE DEL SIGNORE (Anno A) tratto da www.lachiesa.it

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