Donne e Bibbia tra mito e storia: matriarche e profetesse

News del 06/03/2014 Torna all'elenco delle news

La parola di Dio è rivolta anche alle donne? Come liberare la Bibbia dalle categorie patriarcali? Sono alcuni interrogativi che guidano Adriana Valerio, docente di Storia del cristianesimo all’università Federico II di Napoli, nel far emergere dalla storia e dall’esegesi quelle donne che «parallelamente a una tradizione maschile» hanno elaborato teologicamente modi diversi di interpretare la Bibbia, di ricercare itinerari di fede.

Perché anche se tutto inizia a fine Ottocento tra i protestanti, con la Woman’s Bible di Elisabeth Cady Stanton, suffragista americana, è solo negli ultimi decenni che si sviluppa in ambito teologico un lavoro interpretativo attento alle tematiche «di genere », nutrito di contributi talvolta divergenti. Guardato con sospetto dalle Chiese, talvolta censurato, a volte semplicemente ignorato, questo genere di studi ha camminato in prevalenza sulle gambe delle donne. Ora Adriana Valerio aggiunge il suo apporto.

Rivelare le donne della Bibbia significa, ad esempio, «non parlare più di 'patriarchi' di Israele ma di 'genitori', come l’originale ebraico abot indica, evidenziando il ruolo esercitato dalle 'matriarche' come Sara, Rebecca, Rachele nel piano di Dio». Vuol dire scoprire che «il ministero più alto nella Bibbia ebraica non era il sacerdozio ma la profezia, e dopo Mosè essa passa a una donna, Debora, non a Samuele né Elia»...

Con gli occhi della storica ma in modo appassionante, la studiosa fa emergere i punti di rottura tra il comportamento di Gesù e la tradizione, dedotti da studi comparati sul testo biblico: «Il regno di Dio è vicino a tutti, senza discriminazioni; alcuni tabù di tipo religioso, come considerare impure le donne durante il ciclo mestruale, con Cristo non hanno più valore, come conferma l’episodio della donna 'sanguinante' che lo avvicina; alcuni peccati, soprattutto sessuali, non sono più associati con un determinato sesso, come mostrano gli episodi della samaritana o dell’adultera; infine la testimonianza delle donne viene fortemente sottolineata: sono loro le testimoni della sepoltura e una donna, Maria di Magdala, sarà la prima annunciatrice della resurrezione».

Anche il versetto della prima Lettera ai Corinti (14,34) «Le donne tacciano nell’assemblea» – che ha determinato l’esclusione femminile da qualunque ruolo autorevole – a parere dell’autricenon va inteso «con un valore universale e assoluto», perché «fu interpretato diversamente da alcune donne del passato, come Domenica da Paradiso (1473-1553), Juana Ines de la Cruz (1648-1695) o Margareth Fell (1614-1702), e oggi l’esegesi lo intende circoscritto alle donne di Corinto particolarmente rumorose in assemblea».

Articolo di Fernanda di Monte tratto da Avvenire del 31 gennaio 2014

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Adriana Valerio, Le ribelli di Dio. Donne e Bibbia tra mito e storia, Feltrinelli

 

Matriarche, profetesse e regine nell'Antico Testamento a cura della teologa Anna Rosaria Gioeni