3 settembre 2017 - XXII Domenica del T.O.: prendere la croce di Cristo è abbracciare il giogo dell'amore

News del 02/09/2017 Torna all'elenco delle news

Se qualcuno vuole venire dietro a me... Ma perché seguirlo? Perché andare dietro a lui e alle sue idee? Semplice: per essere felice. Quindi Gesù detta le condizioni. Condizioni da vertigine. La prima: rinnegare se stesso. Parole pericolose, se capite male. Gesù non vuole dei frustrati al suo seguito, ma gente dalla vita piena, riuscita, compiuta, realizzata. Rinnegare se stessi non significa mortificare la propria persona, buttare via talenti e capacità. Significa piuttosto: il mondo non ruota attorno a te; esci dal tuo io, sconfina oltre te. Non mortificazione, allora, ma liberazione.

Seconda condizione: Prenda la sua croce e mi segua. Una delle frasi più celebri, più citate e più fraintese del Vangelo, che abbiamo interpretato come esortazione alla rassegnazione: soffri con pazienza, accetta, sopporta le inevitabili croci della vita. Ma Gesù non dice ?sopporta?, dice ?prendi?. Al discepolo non è chiesto di subire passivamente, ma di prendere, attivamente.

Che cos'è allora la croce? È il riassunto dell'intera vita di Gesù. Prendi la croce significa: ?Prendi su di te una vita che assomigli alla sua?. La vocazione del discepolo non è subire il martirio ma una vita da Messia; come lui anche tu passare nel mondo da creatura pacificata e amante.

La croce nel Vangelo indica la follia di Dio, la sua lucida follia d'amore. Il sogno di Gesù non è uno sterminato corteo di uomini, donne, bambini, anziani, tutti con la loro croce addosso, in una perenne Via Crucis dolorosa. Ma l'immensa migrazione dell'umanità verso più vita. Sostituiamo croce con amore. Ed ecco: se qualcuno vuole venire con me, prenda su di sé il giogo dell'amore, tutto l'amore di cui è capace, e mi segua. Ciascuno con l'amore addosso, che però ha il suo prezzo: ?Là dove metti il tuo cuore, là troverai anche le tue spine e le tue ferite?.

All'orizzonte si stagliano Gerusalemme e i giorni supremi. Gesù li affronta scegliendo di non assomigliare ai potenti del mondo. Potere vero per lui è servire, è venuto a portare la supremazia della tenerezza, e i poteri del mondo saranno impotenti contro di essa: il terzo giorno risorgerò. Quindi la parola centrale del brano: chi perderà la propria vita così, la troverà. Ci hanno insegnato a mettere l'accento sul perdere la vita. Ma se l'ascolti bene, senti che l'accento non è sul perdere, ma sul trovare.

L'esito finale è ?trovare vita?. Quella cosa che tutti gli uomini cercano, in tutti gli angoli della terra, in tutti i giorni che è dato loro di gustare: la fioritura della vita. Perdere per trovare. È la fisica dell'amore: se dai ti arricchisci, se trattieni ti impoverisci. Noi siamo ricchi solo di ciò che abbiamo donato.

Omelia di padre Ermes Ronchi

 

Perdere e trovare, debolezza e forza

Se qualcuno vuole venire dietro a me

Quello che appare da subito, che promana da tutto il Vangelo e dalla persona stessa di Gesù è la ?libertà?. Gesù sembra lottare contro l'«uomo religioso», amante delle regole e della sicurezza, colui che tenta di comprare la salvezza ubbidendo a norme comportamentali anche faticose pur di avere la certezza della salvezza. Nel mondo le persone vivono di regole senza senso se non nell'ottica religiosa come certe limitazioni alimentari o un certo abbigliamento pur di piacere a Dio, sacrificando anche la ragionevolezza.

Gesù invece ci chiede [il ?se? lascia aperta ogni prospettiva] di vivere la libertà nell'incertezza della vita, la precarietà delle relazioni nell'unica prospettiva di seguire Lui. Vivere l'avventura della vita cercando di capire il ?dove? e il ?come? dal ?perché?.

Gesù domanda di scegliere coraggiosamente la sua stessa via; di sceglierla anzitutto "nel cuore", perché l'avere questa o quella situazione esterna non dipende da noi. Da noi dipende la volontà di essere, in quanto è possibile, obbedienti come Lui al Padre e pronti ad accettare fino in fondo il progetto che Egli ha per ciascuno (Giovanni Paolo II, messaggio XVI GMG).

Rinneghi se stesso

Ciascuno ha le proprie prospettive, sa come dovrebbe essere la realizzazione piena della vita, sogna il suo futuro, come Pietro che ha una idea chiara del Messia, lo si evince dalle sue stesse affermazioni «questo non ti accadrà mai». Pietro si è lasciato dominare dal pensiero secondo gli uomini.

Rinnegare se stessi non è una sorta di castrazione della vita, un appiattimento delle prospettive, anzi nei discepoli di Cristo nulla Vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore (Concilio Vaticano II, GS1). 

Rinnegare se stessi significa liberarci dalla visione egocentrica della storia, superare un ?io? ingombrante - oggi c'è una esplosione dell'idea di un ?io collettivo? fatto di coloro che sono nati nello stesso luogo, parlano la stessa lingua, hanno le stesse caratteristiche fisiche. Occorre allargare l'orizzonte in una visione ampia in cui fare spazio agli altri, fare un passo indietro per accogliere le esigenze dell'altro, rinunciare a qualche nostro preteso bisogno per incontrare il bisogno altrui. La nostra libertà non finisce là dove inizia la libertà dell'altro, secondo il pensiero liberale; la libertà, per un cristiano, termina dove inizia il bisogno altrui.

Prenda la sua croce

Le ?croci? nei modi di dire sono i guai della vita che possono capitare e che in qualche modo siamo costretti a sopportare, ma la ?croce? di Cristo è un'altra cosa. Gesù si fa carico della Croce per la nostra salvezza, Gesù prende su di sé il nostro peso, le nostre pesantezze per liberarcene.

Prendere ciascuno la propria croce ha lo stesso significato nel farsi carico delle pesantezze, delle fatiche, dei disagi altrui, come Cirenei.

Chi vuole salvare la propria vita

Gesù non promette alcuna vittoria, nessun successo, dietro di lui non si fa carriera, con ci abbaglia con prospettive future come siamo abituati a sentire dai politici che per una manciata di voti promettono mare e monti. Dio è irrazionale: La parola della croce infatti è stoltezza per quelli che si perdono, ma per quelli che si salvano, ossia per noi, è potenza di Dio. Infatti ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini (1 Cor 1,18.28).

La sola dimensione di Dio è quella dell'amore, colui che segue Gesù sa che la sua vita dev'essere spesa tutta, fino all'ultimo per amare.

Omelia di don Luciano Cantini

 

La croce è il vero pensiero di Dio, perché è manifestazione del suo amore infinito

La XXII domenica del tempo ordinario ci presenta nuovamente Gesù in dialogo con Pietro e i suoi discepoli. Questa volta al centro del loro pensare e ragione c'è la croce, c'è la morte in croce di Gesù. Il Divino Maestro, infatti, prova a preparare il gruppo dei Dodici all'imminente scandalo che riguarderà il Figlio di Dio che verrà crocifisso, innocentemente e questo determinerà la crisi di fede nei gruppo e negli altri discepoli.

E' bene leggere con attenzione tutto il testo del vangelo per capirne la grande portata spirituale per tutti noi cristiani, cogliere i vari passaggi che vi si incontrano: l'annuncio di Gesù della sua imminente croce e della risurrezione (?Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno?); il dispiacere e il risentimento di Pietro (?Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai»?); la contro risposta di Gesù (?Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va' dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!»?); l'insegnamento finale e le raccomandazioni per quanto vogliono davvero discepoli del Signore (?Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita??); il richiamo al secondo e definitivo avvento di Dio, al giudizio universale (?Perché il Figlio dell'uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni»?).

Nel testo del vangelo c'è al sintesi di cosa dobbiamo pensare e di come dobbiamo agire per essere in linea e in sintonia con Gesù. Chi non pensare alla croce e non si prende la responsabilità di portare la croce, non ha il pensiero di Cristo nella sua mente e di conseguenza è motivo di scandalo, perché rifiuta la croce, che è amore e donazione ed è apertura ad una vita nuova.

Gesù ribadisce con forza di fronte ad un Pietro smarrito e triste che se qualcuno vuole venire dietro Lui, deve rinnegare se stesso, deve prendere la sua croce e mettersi alla sequela di Cristo segua. Questa è la strada maestra che conduce alla salvezza dell'anima, quella che conta davvero davanti all'eternità. Infatti precisa Gesù, cercando di indurre ad un cambiamento di mentalità e di rotta il modo di pensare ed agire dei suoi discepoli: ?Quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita??.

Molte persone sono convinte che la felicità sta nel possedere, nell'avere, nel ricoprire uffici e ruoli, nel comandare sugli altri, offendendo la dignità delle persone, strumentalizzando le loro debolezze per apparire più onesti e retti degli altri, quando in realtà sono dei sepolcri imbiancati come i farisei da Gesù contestati e condannati.

Quanta superficialità nel valutare davvero ciò che conta davanti a Dio e all'eternità, rispetto agli uomini e alla temporalità. Bisogna lasciarsi prendere totalmente da Dio, dalla prospettiva dell'amore e della consolazione che viene dal cielo, come ci ricorda il profeta Isaia nel bellissimo brano della prima lettura di oggi: ?Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre?.

Questa seduzione spirituale ed interiore fa si che il profeta, per amore di Dio, condanna, denuncia, ma anche sopporta ogni umiliazione (?Sono diventato oggetto di derisione ogni giorno?), ma lui testardo, perché profondamente innamorato di Dio, continua nella sua opera di parlare nel nome di Colui che è la verità assoluta (?Nel mio cuore c'era come un fuoco ardente, trattenuto nelle mie ossa; mi sforzavo di contenerlo, ma non potevo?). Magari avessimo nel nostro cuore tanto amore ed ardore di annunciare la parola di Dio, nonostante i tanti ostacoli che la cultura materialistica, edonistica, positivista, atea del nostro tempo offre su scala locale e mondiale.

Noi, come il profeta Isaia andiamo per la nostra strada, mossi dal desiderio di parlare con la bocca e con la vita solo di Dio, forti e convinti più che mai dei consigli che ci vengono dall'apostolo Paolo, nel breve brano della seconda lettura di oggi, tratto dalla lettera ai Romani, nel quale ci raccomanda come cristiani di non conformateci a questo mondo, ma di lasciarci trasformare rinnovando il nostro modo di pensare, ?per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto?.

Un itinerario spirituale, come è facile capire, che ci viene proposto oggi nella parola di Dio della XXII domenica, che parte dalla croce ed approda ad uno stile nuovo di essere e vivere da cristiani, non appiattiti sul modo di pensare e di agire di un mondo che non crede in Dio ed è senza Dio, come ci attestano tanti fatti di violenza, di sangue, di ingiustizia e di crudeltà, soprattutto verso i più piccoli e deboli della società.

Sia questa la nostra preghiera, con il salmo 62: ?O Dio, tu sei il mio Dio, dall'aurora io ti cerco, ha sete di te l'anima mia, desidera te la mia carne in terra arida, assetata, senz'acqua... Signore, il tuo amore vale più della vita, le mie labbra canteranno la tua lode in eterno?. Amen.

Omelia di padre Antonio Rungi

 

Liturgia e Liturgia della Parola della XXII Domenica del TEmpo Ordinario (Anno A) 3 settembre 2017

tratto da www.lachiesa.it