8 dicembre - Solennità dell'Immacolata Concezione della B.V.Maria: Maria, Terra di Avvento

News del 07/12/2017 Torna all'elenco delle news

Il cammino dell'Avvento si intreccia e coincide con il cammino di Maria, Terra di Avvento.

Come attendere il Signore? Come accogliere il Signore? Come portarlo nella mente, nel cuore e nel grembo?

Andiamo alla scuola di Maria benedetta per accogliere il Frutto benedetto del suo seno.

Impariamo da Maria i silenzi e l'accoglienza del Verbo. Ella ci suggerisce la fede, lo stupore, la speranza, la carità; Ella ci indica la strada della Bellezza perché è, dall'eternità e per sempre, la Tota pulchra.

Omelia di mons. Giuseppe Giudice

 

Rallegrati, piena di grazia!

La festa dell'Immacolata Concezione di Maria, si colloca molto bene nel tempo liturgico dell'Avvento nel quale siamo invitati a risvegliare in noi lo stupore per un Dio che viene in noi, nella nostra vita, nella nostra storia con un amore che supera ogni nostro desiderio.

Maria ha vissuto in pienezza questa esperienza: il Vangelo di Luca ce la offre, perché noi pure ne viviamo, per quanto ci è dato di parteciparvi.

Maria, questa giovane ragazza, che vive in una città della Galilea chiamata Nazareth, promessa sposa di un uomo della famiglia di Davide, di nome Giuseppe: è una normale ragazza ebrea, che vive in un piccolo paese sconosciuto, di una regione esposta agli influssi stranieri. E comincia una storia, una vita, un'umanità nuova: non è un mito, non è una filosofia, è la concretezza di una umanità che nasce da una donna di nome Maria, che si lascia amare da Dio. Tutto è così vero, reale, e tutto è così divino: mistero sperimentato e allo stesso tempo indicibile. Il mistero dell'incontro di Dio con l'umanità: il mistero dell'Amore infinito, Dio, che irrompe nel cuore e nella carne di una donna di nome Maria, così vero che non può non diventare il Figlio generato per la potenza dell'Amore infinito. Tutto è così carne...e tutto è così Amore: solo una donna può vivere questo e può cominciare a narrarlo. Solo la donna, oggi, può sperimentare e gustare e continuare a narrare tutto questo.

L'esperienza di Maria ci riporta alla radice, al cuore, dell'esperienza cristiana, non ridotta ad una dottrina, ad una morale, ad una istituzione, ma esperienza indicibile perché così umana da essere divina, comunione così intima tra finito e infinito, tra carne e Parola, tra sensi e Spirito...

La Liturgia ci fa leggere l'annunciazione dell'angelo Gabriele a Maria (Lc.1,26-38), perché anche noi ritorniamo al cuore dell'esperienza cristiana e la riviviamo in tutta la sua potente freschezza.

Si tratta di una pagina densissima, da studiare con estrema attenzione, nella quale ogni parola va sottolineata, ogni verbo esprime momenti di vita diversi (presente, perfetto, aoristo...): vi appare tutta la densità del pensiero teologico di Luca che nell'esperienza dell'incontro di Dio con Maria vede attuarsi in modo imprevedibilmente pieno, tutta l'attesa di Israele, vede realizzarsi la gratuità dell'Amore di Dio per l'uomo che costituisce il centro della teologia di Paolo, e nel figlio concepito e partorito da Maria vede prendere carne la Parola di Dio, secondo l'esperienza di Giovanni.

In modo narrativo, Luca annuncia il mistero (non il mito) di Dio come l'Amore che interviene concretamente nella vita di una donna. Tutte le parole sono in qualche modo inadeguate, quando si pronuncia il Nome di Dio o quando si sperimenta l'azione di Dio che si immerge nella trama della storia umana.

Qui siamo nel cuore della rivelazione biblica secondo la quale Dio si compromette nella storia di questo mondo, senza pertanto che noi possiamo afferrarlo.

Tutto ha inizio quando in un giorno preciso l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città, in una regione precisa, ad una ragazza dal nome Maria. Tutto è estremamente concreto: il tempo, il luogo, le persone, il verbo all'aoristo significa un fatto, il passivo indica un'azione che ha inizio nell'infinito di Dio ma che avviene e tocca la storia. Luca sottolinea questo grande contrasto: da una parte l'angelo Gabriele (l'inviato del Dio forte, che sta davanti a Lui, Lc.1,19) e dall'altra Maria, che si presenta come "la serva del Signore".

Ed inizia il dialogo tra l'angelo di Dio e Maria, l'indicibile comincia a comunicarsi, l'infinitamente lontano si avvicina ad una donna: anche questo rompe gli schemi per i quali era sconveniente parlare con una donna. Comincia il cammino della Parola: l'angelo si accosta a Maria e le parla, alla fine la Parola ascoltata, accolta, diventa carne in lei.

Tutto è gioia! Il saluto dell'angelo, in qualche modo intraducibile, è pieno del desiderio dei profeti.

"Rallegrati! Piena di grazia". A questa donna, promessa sposa, l'angelo rivolge una parola piena di affetto, una parola di seduzione: Maria è piena della grazia di Dio-Amore, come esprime il participio perfetto passivo, tanto intenso da essere difficilmente traducibile.

"Il Signore è con te": è l'annuncio per Maria, dell'Amore gratuito di Dio per lei, non motivato da nulla se non dall'Amore che è Dio. Maria è l' "amata", la donna nella quale irrompe e vive l'Amore infinito.

La Parola dell'angelo ormai è nel cuore di Maria: "a queste parole essa fu turbata e si chiedeva che senso avesse questo saluto". Nasce la donna nuova: la donna alla quale Dio parla, la ama. Ma che cos'è l'Amore-Dio gustato dalla donna?

È ancora l'angelo che ormai le parla interiormente: "Non temere, Maria. Hai trovato grazia presso Dio". Che cos'è la donna amata da Dio? L'infinito che ama il piccolo cuore di una donna? Non può che sperimentare la paura, ancora una volta superata dall'Amore infinito, gratuito.

"Concepirai un figlio, lo partorirai, lo chiamerai Gesù": l'Amore afferra completamente Maria, è la sua vita. L'amore accolto da lei non può non diventare la sua carne: la donna amata da Dio diventa la donna che genera la vita di Dio, Gesù, il Dio che salva amando, diventando la carne amata da Dio, al di là di tutte le attese.

"Ma come è possibile questo? Io non conosco uomo.": è la domanda di Maria che non dubita, chiede soltanto a quale livello è chiamata a collaborare a questo Amore che Dio ha per lei. E la risposta dell'angelo è ancora una volta sconvolgente: a lei non è richiesto nulla se non di lasciarsi amare dalla potenza infinita dell'Amore. Dio raggiunge la pienezza del suo desiderio d'Amore chiedendo a Maria l'abbandono totale di se stessa a Lui, che si fa intimo a lei con il suo Spirito, potenza d'Amore manifestata all'inizio della creazione e nel corso della storia del popolo d'Israele, e che ora in modo impensabile per l'uomo, si affida totalmente a lei.

"Lo Spirito santo verrà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà con la sua ombra per questo, ciò che concepirai santo, sarà chiamato Figlio di Dio". Con questa frase densa, dai contenuti inesauribili, Luca esprime il mistero indicibile della novità che sta accadendo in Maria: tutto è così impresso nella carne, avviene nella carne, e tutto è così incontenibile nella carne. Tutto è l'Amore infinito che si "incarna" e diventa vita, carne che si annulla per contenere l'infinito. In Maria la donna, tutta la creazione accoglie l'Amore, crede l'Amore e comincia a vivere la sua vita piena: in Gesù, il Figlio dell'Amore accolto dalla donna, l'umanità diventa nuova.

"Ecco la serva del Signore": i profeti avevano già parlato del Servo di Dio, il popolo. La novità comincia dalla donna "serva di Dio": "avvenga a me secondo la tua parola". La donna "serva di Dio" lascia che Dio viva in lei, in tutta se stessa, per essere libera da tutto per vivere solo per Lui: accoglie la Parola d' Amore di Dio nella sua carne di donna così profondamente che la Parola si incarna nel Figlio che lei concepisce, partorisce, chiama Gesù, Parola nella quale l'Amore di Dio si è fatto carne da vedere, toccare, mangiare.

"E l'angelo si allontanò da lei".

Tutto ormai è per noi, perché credendo nel mistero accaduto in Maria, lasciamo spazio nella nostra piccola carne all'Amore che nella storia continua il cammino iniziato in lei.

Omelia di mons. Gianfranco Poma

 

Dio ci chiama ad aprirci alla gioia

Il Vangelo di Luca sviluppa il racconto dell'annuncio a Maria come la zoomata di una cinepresa: parte dall'immensità dei cieli, restringe progressivamente lo sguardo fino ad un piccolo villaggio, poi ad una casa, al primo piano di una ragazza tra le tante, occupata nelle sue faccende e nei suoi pensieri.

L'angelo Gabriele entrò da lei. È bello pensare che Dio ti sfiora, ti tocca nella tua vita quotidiana, nella tua casa. Lo fa in un giorno di festa, nel tempo delle lacrime oppure quando dici a chi ami le parole più belle che sai.

La prima parola dell'angelo non è un semplice saluto, dentro vibra quella cosa buona e rara che tutti, tutti i giorni, cerchiamo: la gioia. «chaire, rallegrati, gioisci, sii felice». Non chiede: prega, inginocchiati, fai questo o quello. Ma semplicemente: apriti alla gioia, come una porta si apre al sole. Dio si avvicina e ti stringe in un abbraccio, viene e porta una promessa di felicità.

La seconda parola dell'angelo svela il perché della gioia: sei piena di grazia. Un termine nuovo, mai risuonato prima nella bibbia o nelle sinagoghe, letteralmente inaudito, tale da turbare Maria: sei colmata, riempita di Dio, che si è chinato su di te, si è innamorato di te, si è dato a te e tu ne trabocchi. Il suo nome è: amata per sempre. Teneramente, liberamente, senza rimpianti amata.

Piena di grazia la chiama l'angelo, Immacolata la dice il popolo cristiano. Ed è la stessa cosa. Non è piena di grazia perché ha detto "sì" a Dio, ma perché Dio ha detto "sì" a lei prima ancora della sua risposta. E lo dice a ciascuno di noi: ognuno pieno di grazia, tutti amati come siamo, per quello che siamo; buoni e meno buoni, ognuno amato per sempre, piccoli o grandi ognuno riempito di cielo.

La prima parola di Maria non è un sì, ma una domanda: come è possibile? Sta davanti a Dio con tutta la sua dignità umana, con la sua maturità di donna, con il suo bisogno di capire. Usa l'intelligenza e poi pronuncia il suo sì, che allora ha la potenza di un sì libero e creativo.

Eccomi, come hanno detto profeti e patriarchi, sono la serva del Signore. Serva è parola che non ha niente di passivo: serva del re è la prima dopo il re, colei che collabora, che crea insieme con il creatore. «La risposta di Maria è una realtà liberante, non una sottomissione remissiva. È lei personalmente a scegliere, in autonomia, a pronunciare quel "sì" così coraggioso che la contrappone a tutto il suo mondo, che la proietta nei disegni grandiosi di Dio» (M. Marcolini).

La storia di Maria è anche la mia e la tua storia. Ancora l'angelo è inviato nella tua casa e ti dice: rallegrati, sei pieno di grazia! Dio è dentro di te e ti colma la vita di vita.

Omelia di padre Ermes Ronchi

 

Liturgia e Liturgia della Parola della Solennità dell'Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria 8 dicembre

tratto da www.lachiesa.it