2 marzo 2014 - VIII Domenica del Tempo Ordinario: non preoccupatevi per la vita ma cercate il regno di Dio

News del 01/03/2014 Torna all'elenco delle news

La lettura evangelica odierna (ancora tratta dal Discorso della Montagna di Matteo), è tutta imperniata su un tema fondamentale: la fiducia nella Provvidenza. 

La pagina matteana contiene uno dei più importanti e profondi insegnamenti del vangelo: quello della Provvidenza, che la teologia definisce come uno dei massimi attributi di Dio; essa consiste nella volontà divina di dirigere tutte le cose verso il loro fine. Dio ha creato il cielo e la terra e li conserva guidandone il cammino, lo sviluppo, con la sua continua assistenza; Egli infatti è sempre presente nella storia e nella vita, soprattutto degli uomini.

Già questo ci mostra in una luce diversa il v.27; noi non possiamo allungare neppure di poco la nostra esistenza, perché essa non deriva da una nostra decisione, né è il risultato di un nostro sforzo, ma è un dono, uno straordinario DONO che il Padre ci ha fatto. Non a caso al v.32 b troviamo il termine "Padre" anziché "Dio"; Gesù ci rivela un Dio che è anzitutto PADRE e basta pensare all'esperienza dell'essere "padri" (o "madri") per capire che Dio è nei nostri confronti proprio come quel genitore che sente il dovere, ma soprattutto si preoccupa con immenso amore di non far mancare al proprio figlioletto nulla di cui abbia bisogno.

Dio è Padre, Dio provvede ai suoi figli; ma questi dall'età infantile giungono a quella adulta, in cui sono chiamati ad esercitare le facoltà più tipiche dell'essere umano: la ragione, la volontà e la libertà. Proprio per questo l'uomo si differenzia da tutti gli altri esseri: egli è l'unico creato "a immagine e somiglianza" di Dio, ed è l'unico in grado di stare davanti al Padre come suo immediato e intelligente interlocutore.

Ad un essere responsabile si affidano dei compiti e il Padre ne ha affidati diversi alla sua creatura prediletta: ad esempio "custodire il creato e coltivare la terra" (cfr. Gen.1,28 "...... riempite la terra e soggiogatela, dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente che striscia sulla terra".)
Nella Bibbia non mancano esortazioni all'impegno fattivo; es: "Stà fermo al tuo impegno e fanne la tua vita, invecchia compiendo il tuo lavoro." (Sirac.11,20)
Dunque, all'uomo spetta un compito, un impegno, un lavoro, un'occupazione sotto il sole...

Ma questo non è in contrasto con Mt.6,25: "Non preoccupatevi per la vostra vita, etc."? No, perché, a ben vedere, il testo originale è "me merimnàte", cioè: non vi affannate, non preoccupatevi eccessivamente, non "stressatevi" per il cibo e il vestimento. Dunque, non solo è ammessa, ma è doverosa - nella linea della responsabilità - la preoccupazione del singolo per le necessità quotidiane e Dio ha dato all'uomo il cervello per pensare e le mani per lavorare e procurarsi così il suo cibo; quella che Gesù condanna è l'eccessiva preoccupazione, l'ansia smisurata, l'apprensione senza fine.

Se infatti la Provvidenza è l'atto d'amore con cui Dio segue e accompagna la vita di tutte le sue creature, Egli per questa sua realizzazione si serve anche della cooperazione degli uomini, che sono chiamati a mettere a frutto i loro doni e le loro capacità.

Certo, resterà sempre un mistero il modo in cui si accordano e si armonizzano l'agire dell'uomo e quello di Dio, ma c'è una certezza che ci conforta: Dio non agisce in competizione con noi, per cui o fa tutto Lui o facciamo tutto noi! E c'è un'immagine che rende bene l'idea di quel che accade: IL RICAMO. Esso, come noto, ha un diritto e un rovescio; quest'ultimo è un groviglio di fili, colori sovrapposti, confusione, nodi e tagli di filo e colori, intrecci senza senso, disegni incomprensibili e per di più brutti da vedere.......è l'immagine del nostro mondo, caotico e spesso con domande inevase e problemi irrisolti. MA LO STESSO RICAMO, dalla parte diritta, è uno stupendo e armonioso disegno colorato, dotato di senso e bellezza, dove non un filo è fuori posto e tutto risulta chiaro, ordinato e significativo. Quest'ultimo è il RICAMO-REALTA' DEL MONDO come lo vede Dio e come lo vedremo anche noi un giorno, alla fine dei tempi!

Che fare nel frattempo? Ci sono due possibilità: o vedere tutto come frutto del caso o vedere tutto come dono di un Padre amoroso; è la FEDE che fa la differenza. E in quella stupenda lezione di fede che è il Discorso della Montagna di Matteo, oggi ci viene detto: "Cercate, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta." (v.33)

Il regno di Dio è il progetto e l'azione di Dio per salvare gli uomini, il suo intervento salvifico, definitivo e risolutore, che stabilirà giustizia e pace sulla terra e in cielo; è "giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo" (Rm.14,17); è l'irruzione della verità, della santità e della grazia, della solidarietà e della misericordia; un regno che si rivela e si attua nella storia attraverso la parola e l'opera di Gesù "la sua giustizia" è la grazia, misericordia, salvezza, fedeltà di Dio; è la "giusta" relazione tra Dio e l'uomo; è la ricerca fattiva e il compimento della volontà di Dio, come è stato rivelato da Gesù, e che ha il suo centro dinamico nell'amore.

Se regno e giustizia di Dio sono il "primum" nella vita dell'uomo, scompare l'affanno irrazionale e spropositato e si recupera quell'atteggiamento sereno e fiducioso che il Salmo 130/1 descrive magnificamente: "...Io resto quieto e sereno: come un bimbo svezzato in braccio a sua madre...." (v.2). "Un bimbo tra le braccia della sua mamma o del suo papà non ha paura che gli manchi qualcosa. Se abbiamo paura, vuol dire che non ci sentiamo così, che non confessiamo Dio così. La nostra angoscia, la nostra preoccupazione è quindi una confessione di sfiducia in Dio." (U.Neri, Il Discorso della montagna, Ancora, pag.112) 

Commento della teologa Ileana Mortari

 

Non preoccupatevi del domani

Gesù dice ai discepoli: "Non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro?". Sono parole molto chiare che dovrebbero farci riflettere su come la maggioranza di noi pensa alla propria vita, sulle preoccupazioni che abbiamo sul nostro presente e sul nostro futuro...Voi - sembra affermare il Vangelo - siete nati per il Signore. Egli lo sa bene; la vostra vita gli sta molto a cuore, più di quanto stia a cuore a voi stessi. Voi siete fatti per lui e per i fratelli. Eppure noi di questa fondamentale verità, che è il senso stesso della vita, ce ne occupiamo davvero poco (tanto meno ce ne preoccupiamo). E se molti restano senza cibo e vestito è perché altri non cercano il regno di Dio e la sua giustizia, bensì solo il proprio tornaconto.

Gesù, all'inizio di questo brano evangelico, chiarisce che nessuno può fare il servo contemporaneamente a due padroni, con un servizio totale, infatti "o odierà l'uno e amerà l'altro, oppure si affezionerà all'uno e trascurerà l'altro. Non potete servire Dio e la ricchezza". Tornano in mente le parole del Deuteronomio che definiscono il "servizio" all'unico Signore con questi termini: amarlo "con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze" (Dt 6,4-5). In nome di questa dedizione totale a Dio si contesta l'idolatria, che è appunto servire altri dei, altri signori. È la pretesa di un diritto assoluto da parte di Dio. Non è difficile che questo ci sembri eccessivo. E in base ai nostri calcolati giudizi, alla nostra misurata e accorta gestione dei sentimenti, certamente lo sentiamo tale. È proprio così: Dio è eccessivo. Ma è l'eccesso di amore che rende ragione della sua pretesa. È già ben chiaro nelle parole del profeta Isaia: "Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se costoro si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai" (Is 49,15). Mai una madre dimentica il proprio figlio piccolo. Ebbene, anche se per assurdo una madre operasse così, il Signore non lo farebbe mai. Per questo e solo per questo il salmista dice: "Solo in Dio riposa l'anima mia" (Sal 62,2).

Gesù si rivolge ai discepoli per invitarli a vivere con radicalità e integrità il loro rapporto con Dio. Il servizio alla ricchezza (un vero idolo) è come donargli l'anima, perché diviene il motivo assorbente della vita. È un idolo effimero, eppure per molti è motivo sufficiente per essere spinti a servirlo con la vita. Servire la ricchezza è dunque perdere la vita dietro l'incanto dell'effimero. L'avvertenza di Gesù è saggia e severa: "Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta". Occorre anzitutto cercare il regno di Dio, che è bontà, misericordia, giustizia, fraternità, amicizia. Questo è l'essenziale da cui promana con certezza tutto il resto. La ricchezza ci offre qualcosa ma non ci dà l'essenziale. Tuttavia è un idolo esigente, che non risparmia. Se cercheremo anzitutto il regno di Dio, il resto non ci mancherà, ne mancherà a quanti non hanno neppure il necessario.

Omelia di mons. Vincenzo Paglia


Cercate il Regno, trovate la libertà

Gesù rilancia la sua sfi­da per un altro modo di essere uomini: non preoccupatevi delle cose, c'è dell'altro che vale di più. È la sfida contenuta nella pre­ghiera nel Padre Nostro: dac­ci oggi il nostro pane quoti­diano. Ti chiediamo solo il pane sufficiente per oggi, il pane che basta giorno per giorno, come la manna nel deserto, non l'affanno del di più. È la sfida del monaco: conosco monasteri che vivono così, come uccelli e co­me gigli, quotidianamente dipendenti dal cielo. Ma questa sfida è anche per tut­ti noi, pieni di cose e spa­ventati dal futuro. La vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito?

Occuparsi meno delle cose e di più della vita vera, che è fatta di relazioni, consape­volezza, libertà, amore. Vuoi volare alto, come un uccello, vuoi fiorire nella vita come un giglio? Allora devi depor­re dei pesi. Madre Teresa di Calcutta soleva dire: tutto ciò che non serve pesa! Meno cose e più cuore! Non una rinuncia, ma una libera­zione. Dalle cose, dalla 'roba' diventata padrona dei pen­sieri. Guardate gli uccelli del cie­lo... Osservate i gigli del cam­po... se l'uccello avesse pau­ra perché domani può arri­vare il falco o il cacciatore, non canterebbe più, non sa­rebbe più una nota di libertà nell'azzurro. Se il giglio temesse la tem­pesta che domani può arri­vare, o ricordasse il tempo­rale di ieri, non fiorirebbe più.

Gesù osserva la vita, e la vita gli parla di fiducia e di Dio. E a noi dice: beati i puri di cuo­re perché vedranno Dio, ve­dranno in tutto ciò che esiste un punto verginale e fidu­cioso che è la presenza di Dio, vi scopriranno un alta­re dove si celebra la comu­nione tra visibile e invisibile. Allora: non affannatevi, quel­l'affanno che toglie il respiro, per cui non esistono feste o domeniche, non c'è tempo per chi si ama, per contem­plare un fiore, una musica, la primavera.

Cercate prima di tutto il Re­gno di Dio e queste cose vi sa­ranno date in più. Non è mo­ralista il Vangelo, non si op­pone al desiderio di cibo e vestito, dicendo: è sbagliato, è peccato, non serve. Anzi, tutto questo lo avrete, ma in tutt'altra luce. «Il cristianesi­mo non è una morale ma u­na sconvolgente liberazione» ( Vannucci). Libera dai pic­coli desideri, per desiderare di più e meglio, per cercare ciò che fa volare, ciò che fa fiorire e ti mette in armonia con tutto ciò che vive. Inse­gna un rapporto fiducioso e libero con se stessi, con il corpo, con il denaro, con gli altri, con le più piccole crea­ture e con Dio.

Cercate il regno, occupatevi della vita interiore, delle re­lazioni, del cuore; cercate pa­ce per voi e per gli altri, giu­stizia per voi e per gli altri, a­more per voi e per gli altri. Meno cose e più cuore! E tro­verete libertà e volo.

Omelia di padre Ermes Ronchi

 

La povertà che rende ricchi

Gesù non ci vuole poveri e diseredati, ma ci vuole liberi e sereni, con l'unica preoccupazione vera che è quella di vivere il Vangelo, amando Dio e il prossimo. Le parole di Gesù mi costringono a riflettere su me stesso e a domandarmi quando sono libero da preoccupazioni e affanni inutili? Mi affanno delle cose materiali e magari mi affanno e preoccupo meno del fratello che ho accanto, delle persone che mi sono affidate. Sono preoccupato se ho sufficienti soldi in tasca ma mi preoccupo di meno se ho le mani piene di pace e di solidarietà. Penso molto a come arrivare a domani, e così non vivo l'oggi dell'amore, anzi non mi preoccupo se proprio adesso in questo momento sto amando o meno.

E' anche vero che la scelta della povertà è provocante ed è più efficace della ricchezza. La storia è piena di guerre e violenze generate dall'ansia di possedere. La povertà scelta e coltivata è indice di libertà che genera pace e incontro.

La ricchezza molto spesso impoverisce. La povertà, al contrario, può essere strada per diventare più ricchi di Dio e più ricchi di umanità.

Omelia di don Giovanni Berti

 

Non preoccupatevi

Non preoccupatevi del domani... Quando la preoccupazione del domani stringe il tuo sentire, nessun istante potrà più essere per te un dono, perché vivi sempre proiettato altrove. La vita vale più del cibo, del vestito, del lavoro, della casa. Ma la vita sfugge se queste cose diventano il centro di tutto.

Se tu condividi con altri, la tua vita si arricchisce perché altri condivideranno con te. Se tu prendi e tieni solo per te, nessuno ti penserà "bisognoso" e quindi resterai solo, e dovrai continuamente ingegnarti per procurarti tutto. Prova a mettere nella tua mano una manciata di sabbia. Se vuoi che rimanga lì, nella tua mano, non stringere le dita! Se stringi, se ne scivola via e non ti resta niente. Questo è il segreto. Tutto quello che stringi e chiudi in te e per te, muore, se ne scivola via, non ti resta niente. Se la tua vita è aperta invece, non perdi nulla ma anzi puoi ricevere ancora.

Gesù, le tue parole come sempre sono chiavi che aprono le porte chiuse dei nostri egoismi. Che io cerchi di essere come te, figlio del Padre. Che io mi senta come gli uccelli nel cielo, libero di volare nel riconoscere ciò che mi è dato, libero dalle preoccupazioni che incastrano i miei pensieri. Tu sei il mio pane, Gesù, e in te non manco di nulla: il calice della mia vita trabocca...

Vivi il tuo oggi contento: il tuo cuore sarà in pace e si accorgerà di quante possibilità ha di donarsi e di aprirsi alla vita. Ogni piccolo gesto, ogni pensiero, ogni parola, ogni sentimento diventa meraviglioso perché è pieno di vita. Se invece tu, mentre fai una cosa ne pensi un'altra, non fai né quella che stai facendo né quell'altra. E ti senti vuoto, inconcludente. Non farti schiavo di oggetti, di desideri che ti portano via dal tuo presente. In ogni giorno ci sono tesori da scoprire, ma devi cercarli. Gesù li nasconde per te dietro le cose più semplici. E invece tu cerchi sempre quelle straordinarie, ecco perché non li trovi. Se impari ad amare totalmente in ogni cosa che vivi, si fa spazio nel mondo il regno di Gesù dove l'amore è la parola d'ordine.

Omelia a cura del Monastero Janua Coeli

 

Lectio a cura del Monastero Domenicano Matris Domini

 

Liturgia e Liturgia della Parola della VIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) 2 marzo 2014